17 febbraio 2008
Un milione di vite salvate con i vaccini immunitari: Benedetto XVI il primo a sottoscrivere l'iniziativa umanitaria (Osservatore)
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Un milione di vite salvate con i vaccini immunitari
Quindici mesi fa Benedetto XVI fu il primo a sottoscrivere l'iniziativa umanitaria
di Gianluca Biccini
Oltre un milione di vite salvate, perlopiù bambini di Paesi in via di sviluppo, attraverso un progetto di solidarietà, realizzato anche con il contributo simbolico di Benedetto XVI. È questo lo straordinario obiettivo raggiunto grazie al miliardo di dollari finora sottoscritto di obbligazioni umanitarie, di cui la numero uno fu acquistata quindici mesi fa dal Pontefice.
"Il Papa ha volentieri aderito all'iniziativa incaricandomi di andare a Londra ad acquistare la prima obbligazione che l'allora cancelliere dello scacchiere britannico Gordon Brown (oggi primo ministro) gli offriva. La sua speranza era che questo gesto potesse aprire la strada ed ispirare altri a partecipare", afferma il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Il porporato, a nome di Benedetto XVI, il 7 novembre 2006, a Londra, acquistò la prima delle obbligazioni (bonds) dell'International financing facility for immunisation (Iffim) emesse dalla Banca mondiale.
Gordon Brown - nel Convegno su "Povertà e globalizzazione: finanziamenti per lo sviluppo" organizzato dal dicastero vaticano nel luglio 2004 - aveva già presentato il progetto che mira a raccogliere 5 miliardi di dollari per l'acquisto di vaccini salvavita, i quali dovrebbero consentire di prevenire la morte di dieci milioni di persone - metà delle quali bambini - in 72 Paesi del mondo, entro il 2015.
Un risultato considerevole se si tiene conto del fatto che secondo l'annuale rapporto Unicef - presentato nel gennaio scorso - ogni giorno muoiono in media ventiseimila bambini sotto i cinque anni.
Le obbligazioni vengono acquistate da istituzioni, organizzazioni e privati. Il ricavato della vendita è subito impiegato per l'esecuzione del programma, mentre i vari governi, che hanno aderito all'iniziativa, garantiscono le obbligazioni e pagano gli interessi al 5% annuo e, alla scadenza - per queste prime prevista il 7 novembre 2011 - rimborsano l'intero ammontare della somma investita. "Quello britannico, in primo luogo; ma anche quello italiano, con un contributo di 473 milioni di euro; e quello francese, che di recente ha garantito 896 milioni di euro aggiuntivi", prosegue il cardinale Martino.
Gli oltre novecento milioni di dollari finora raccolti sono stati affidati alla Gavi alliance (già Global alliance for vaccines and immunization), organismo che riunisce Unicef, Oms, fondazioni private e società farmaceutiche. Tra i primi risultati raggiunti: il raddoppio a 44 del numero dei Paesi in cui è stata somministrata la vaccinazione pentavalente contro difterite, pertosse, tetano, epatite B e Hemofilus influenzae, che è responsabile di mengingite e polmonite.
Una parte dei fondi è stata destinata alla campagna contro il morbillo (194 milioni di bambini vaccinati in 32 Paesi). Cifre analoghe sono state impiegate per la lotta alla poliomielite (assistenza preventiva a cento milioni di bambini sotto i cinque anni) e alla febbre gialla: un'epidemia letale è stata estirpata in Togo grazie ad un'azione tempestiva.
Un'altra parte ancora è andata alla campagna contro il tetano materno e neonatale. Gli oltre 50 milioni di dollari messi in circolazione con questa operazione costituiscono il 90% dei fondi mondiali disponibili per fronteggiare la malattia.
"Il gesto di Benedetto XVI, reale e simbolico al tempo stesso, manifesta il pieno sostegno della Santa Sede ad un'iniziativa, che produce immediati e diretti vantaggi nel campo degli aiuti allo sviluppo - spiega il presidente di Iustitia et Pax -. Basti pensare all'importanza delle vaccinazioni di massa per la prevenzione delle pandemie nuove e di quelle che sembravano ormai debellate come poliomielite, malaria, tubercolosi".
L'Iffim prescinde totalmente dall'Oda (Official development assistance), cioè da quello 0,7% del prodotto interno lordo che i governi hanno promesso trentasette anni fa di destinare agli aiuti internazionali per lo sviluppo. "A tutt'oggi sono ancora una minoranza volenterosa i Paesi che hanno mantenuto completamente la promessa - afferma il cardinale Martino -. Perciò con questa iniziativa vogliamo anche stimolare a tenere fede agli impegni assunti".
L'idea di fondo è che le vaccinazioni non solo evitano milioni di morti ogni anno e riducono i costi delle cure e delle invalidità causate da malattie infettive, ma che esse sono anche da stimolo alla crescita economica: migliorando, infatti, la salute delle popolazioni le vaccinazioni concorrono a svilupparne anche il livello d'istruzione e le prospettive occupazionali. Sempre secondo il già citato rapporto Unicef dal 1990 ad oggi quasi un terzo dei 50 Paesi meno sviluppati al mondo ha ridotto i tassi di mortalità infantile di almeno il 50%, ma prima di rallegrarsi per questa notizia vanno ricordati i quasi trenta milioni di bambini che ad oggi non vengono vaccinati nel primo anno di vita con conseguente esposizione a malattie infettive; tanto che un milione e mezzo di essi muoiono ogni anno nelle regioni più povere del mondo per infezioni per le quali vaccini brevettati sono già disponibili. "Resta ancora tanto da fare - conclude il cardinale Martino - ma il sasso nello stagno è stato gettato e ciò lascia ben sperare per il futuro".
(©L'Osservatore Romano - 17 febbraio 2008)
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