11 agosto 2008
Fernando Anzovino: "Paolo VI fra l'ostracismo del clero e quello dei mass media"
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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questa bella riflessione di Fernando Anzovino a commento del post "Domanda: come mai i giornaloni hanno ignorato le parole del Papa su Paolo VI ed il Concilio?".
Grazie ancora.
Raffaella
Cara Raffaella, è storia vecchia.
Stando a certi "storici", dal 1958 al 2005 ci sono stati solo due Papi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. E’ un ostracismo perpetrato scientificamente allora e ancor oggi da una certa parte del clero (che definire irrispettoso nei confronti di Paolo VI è eufemistico) e allora e ancor oggi da gran parte della stampa. Quando fu eletto Benedetto XVI il cardinale Tonini augurò al nuovo Papa di non dover patire quanto fu fatto patire a Montini dai mass-media.
Papa Paolo, umanamente parlando, non fu fortunato. Venuto dopo Giovanni XXIII, di cui si era creato il mito del papa della bontà, della simpatia, della giovialità, dell'"infallibilità" (messa tra virgolette perché ancor oggi in tanti c'è la convinzione (o il partito preso?) che Roncalli non ha mai sbagliato in nulla), si è trovato a dover guidare la Barca di Pietro tra i marosi del conservatorismo più cieco e dell'innovatorismo più imprudente nel periodo post-conciliare.
Come ha scritto Domenico Agasso nel suo libro Paolo VI-Le chiavi pesanti Egli ebbe " la sorte di Mosè: annunciare una mèta, predicare sacrifici per raggiungerla, già sapendo che i suoi occhi non l'avrebbero veduta. […] Essa consisteva nella cristianità ricomposta, grandiosa società di pacificatori, in cammino con tutta la famiglia umana […] verso l’ultimo traguardo: il tempo dell’unità totale, così misteriosa e così certa. Dopo la ricomposizione della Chiesa, quella del corpo di Cristo, fatto di tutti gli uomini. […] Doveva stare in mezzo ai suoi, tenerli uniti, e farli camminare tutti insieme in quella direzione prodigiosa. Non perderne neppure uno per strada. Consegnare ai successori una famiglia compatta".
In tale formidabile realtà egli seppe mantenere un equilibrio esemplare, scontentando tutti forse, ma mantenendo intatto il depositum fidei.
Il Credo del popolo di Dio e l’enciclica Humanae vitae (di cui si è celebrato il 40° anniversario lo scorso 25 luglio, con una solenne conferma del suo contenuto da parte di Benedetto XVI) furono punti fermi della sua dottrina.
E sull’enciclica, ben sapendo quali reazioni avrebbe scatenato, confidò: "Il sentimento della nostra responsabilità […] ci ha fatto non poco soffrire spiritualmente". E ancora: "Quante volte abbiamo trepidato davanti al dilemma di una facile condiscendenza alle opinioni correnti, ovvero d’una sentenza male sopportata dall’odierna società, o che fosse troppo grave per la vita coniugale".
La provvidenzialità del suo pontificato è stata affermata più volte da Giovanni Paolo II, il cui magistero è ridondante della dottrina del Papa bresciano, riconoscendo in Paolo VI "...la pietra, la roccia, sulla quale, in questo eccezionale periodo di cambiamento dopo il Concilio Vaticano II, si costruiva la Chiesa.
Alle prove interiori ed esteriori della Chiesa rispondeva con quella incrollabile fede, speranza e fiducia, che facevano di lui il Pietro dei nostri tempi" (Giov. Paolo II - Osservatore Romano n. 216 del 17-18.9.1979)..
Paolo Mesto, incerto, amletico, poco comunicativo, non aperto al sorriso, hanno detto. Ed egli così commentava: "Il mio stato d’animo? Amleto? Don Chisciotte? Davide e Golia? (Con chi osa misurarsi il Papa? Così si sente dire).
Sinistra? Destra? Non mi sento indovinato. Due sono i sentimenti dominanti: Superabundo gaudio: sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione".
E’ da quest’ultima affermazione che nacque quel suo stupendo documento sulla gioia cristiana che è l’esortazione apostolica Gaudete in Domino.
In un pontificato certamente drammatico, Paolo VI ha sofferto tutto ciò che era umanamente soffribile ed anche di più.
Egli stesso, del resto, all’indomani della elezione, presago di ciò che i tempi e gli uomini gli avrebbero riservato affermò: "Forse il Signore mi ha chiamato a questo servizio non già perché io governi e salvi la Chiesa dalle presenti difficoltà, ma perché io soffra per la Chiesa".
Così è stato. Credo non sia eccessivo riconoscergli il titolo di Martire.
Chiudo sottoscrivendo totalmente quando affermi che sì Giovanni XXIII ha certo il merito di aver convocato un concilio, ma di non aver previsto la portata che questo avrebbe avuto, tanto che non esisteva neppure una forma di "programma conciliare". Ti saluto cordialmente.
Fernando Anzovino
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2 commenti:
Cara Raffaella.... stupendo commento del sig. Fernando che intendo di cuore condividere.... Al momento essendo in "vacanza" non posso dilungarmi, ma ci tenevo a sottoscrivere questo contributo piccolissimo....
Oltre all'ostracismo che si sta ripetendo in alcuni casi contro Benedetto XVI, per esempio, circa il ripristino di un decoro liturgico verso il quale è sceso il silenzio perfino di FC che non ha fino ad oggi reso un servizio per spiegare ai suoi lettori quanto sta accadendo dal MP Summorum Pontificum di un anno fa....dicevo dunque oltre all'ostracismo Paolo VI dovette subire anche il peso delle false interpretazioni dei lavori conciliari....
Basti pensare alla "Comunione alla mano" mai voluta da lui nè dai Padri del Concilio, ma IMPOSTA alla Chiesa così come spiega lo stesso mons. MALCOLM RANJITH
Segretario della Congregazione del Culto Divino
e della Disciplina dei Sacramenti nel recente libretto pubblicato proprio dall'Editrice Vaticana: Dominus Est del vscovo Athanasius Schneider....
ma potremo fare altri mille esempi di questo ostracismo contro il Pontificato di Paolo VI e la falsa interpretazione....
Mi fa piacere constatare che solo fino a 6/10 anni fa parlare di queste cose ti davano del folle, del pazzo....del TRADIZIONALISTA-lefebvriano...nientemeno che del sedevacantista....oggi grazie a Dio si può parlarne con discernimento e serenità seppur con immenso dolore...dolore si, perchè quanto patì Paolo VI di INCOMPRENSIONE e di ostracismo, ebbe ripercussione disastrosa nella Chiesa tanto che fu lo stesso Pontefice a non nascondere che quel tempo fu sottolineato anche da una pesante APOSTASIA dalla Vera Fede...
Non a caso Giovanni Paolo II, grande difensore e Maestro del magistero montiniano, scrisse anche la Ad Tuendam Fidem che non è indirizzata solo alle Chiese Orientali e per sottolineare alcuni punti del Diritto Canonico, ma è un documento prezioso per TUTTA la Chiesa: Difendere la Fede....da che cosa se non proprio dalle false interpretazioni e dalla apostasia??
E potrei fare ancora altre citazioni....
Paolo VI merita la nostra attenzione e merita di essere letto nuovamente alla luce di questo Pontificato benedettiano da parte dei così detti "cattolici-adulti" responsabili di tanto oblio e di tanto ostracismo del vero ed autentico magistero montiniano....
Al momento un augurio per la vicina Festa di Maria Assunta in Cielo...
Fraternamente CaterinaLD
Grazie, Caterina, del preziosissimo contributo.
Ricambio con gioia gli auguri per la Festivita' dell'Assunta.
Un abbraccio
Raffaella
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