21 luglio 2007

La scommessa di Papa Benedetto sulla Cina


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Mosse accorte di Papa Ratzinger per la difesa e la diffusione del Cattolicesimo

La clandestinità non s'addice alla Chiesa In Cina una scommessa da non perdere

Crisostomo Lo Presti

Papa Ratzinger emerge ancora una volta per il coraggio e la decisione nella difesa del Cattolicesimo. Anche il 30 giugno scorso, diffondendo la lettera inviata ai cattolici della Repubblica popolare cinese, ha scritto una pagina importante della Storia contemporanea. Per la prima volta la Santa Sede si è rivolta ai fedeli di quel lembo di mondo usando la dizione "Repubblica popolare cinese" rompendo un silenzio che durava dal 1949, da quando cioè venne proclamata la Cina comunista. In Vaticano già il 21 gennaio, dopo il summit straordinario sulla Chiesa in Cina tenutosi due giorni prima e presieduto dal segretario di Stato cardinal Tarcisio Bertone, si era avuta la sensazione che qualche cosa di grosso, da lì a poco, sarebbe accaduto: la lettera del Papa ai cattolici cinesi. Una "bomba" per l'evangelizzazione di quelle genti, ma anche per i rapporti con quel regime che ha sempre osteggiato San Pietro, favorendo addirittura la nascita di una Chiesa parallela ("patriottica"), asservita al potere politico che nomina vescovi e dà le direttive in materia di fede.
La menzione prima è quella della costituzione divina della Chiesa e della libertà religiosa, mentre strutture volute dal partito comunista continuano ad esercitare controlli e manipolazioni con consacrazioni ritenute da Roma illegittime di vescovi asserviti alla "Falce e martello".
Di contro vengono riconosciute le sofferenze di chi ha dato vita, nel segreto, a una Chiesa clandestina fedele al Pontefice, perseguitata e messa a tacere con la violenza. Vero è che il regime ancora non vuole aprire un dialogo con la Santa Sede, ma è anche vero che l'iniziativa di Joseph Ratzinger ha tracciato una via per possibili, futuri, sino a qualche mese addietro, mai immaginati sviluppi. Così il problema della nomina dei nuovi vescovi, al di là di quelli "patriottici", potrà forse trovare una soluzione non immediata ma auspicabile: negli ultimi 25 mesi sono morti 25 vescovi anziani che devono essere sostituiti. Anche per questo Roma non ha voluto interrompere il dialogo, nonostante la nomina da parte del governo, di tre vescovi contro la volontà della Santa Sede.
Nella primavera del 2006, il viaggio a Pechino di mons. Claudio Celli e mons. Gianfranco Rota Graziosi, due responsabili di San Pietro per le cose cinesi, ha gettato le basi per quella che è una rivoluzionaria iniziativa: la lettera del 30 giugno scorso. L'apertura instaurata sulle scelte di non nominare vescovi "clandestini" vuol favorire la riconciliazione e l'unità attorno a un solo pastore di fronte ad un dato di fatto inconfutabile: i vescovi "patriottici" sono respinti da preti, religiosi e fedeli. Sono pastori senza gregge e guidano una barca senza timone, ma la «clandestinità non rientra nella normalità della vita della Chiesa» ha sottolineato Ratzinger che ha invitato i vescovi underground ad accettare l'attività di controllo del governo se ovviamente non invade la «sfera religiosa». Ecco così, ancora una volta il Papa tedesco operare per la pace e la concordia nel rispetto dei valori cristiani e del Primato di Pietro individuando la strada per normalizzare i rapporti tra Chiesa e Stato anche all'interno di un Paese difficile come la Cina.

© Copyright Gazzetta del sud, 21 luglio 2007

Vorrei leggere piu' spesso articoli come questo, ma, evidentemente, per i giornaloni nostrani la lettera del Papa alla Cina e' argomento tabu'. Il Corriere della sera, addirittura, non ne ha mai parlato...
Raffaella


VOCI D'ORIENTE

«Caro Benedetto XVI, grazie per la lettera ai cinesi»

Tre vescovi della Repubblica popolare della Cina commentano il recente, atteso testo del Pontefice: «Favorisce la riconciliazione tra cattolici clandestini e pubblici». Testi e analisi ora sulla rivista «30Giorni»

«La Chiesa in Cina è soltanto una. Fratelli e sorelle, insieme attraversiamo il fiume, viviamo insieme in armonia e nella gioia. Questa è la speranza più cara al Papa». Ed è l'auspicio che il vescovo di Shanghai, Aloysius Jin Luxian, rivolge ai connazionali cattolici alla luce della Lettera di Benedetto XVI ai fedeli della Repubblica popolare cinese.Un auspicio che ora giunge anche a noi grazie a 30Giorni nella Chiesa e nel mondo, il mensile internazionale diretto da Giulio Andreotti, che nel numero in edicola la settimana prossima pubblica le lettere di Aloysius Jin Luxian, del vescovo di Feng Xiang, Lucas Li Jingfeng, e del vescovo coadiutore di Hengshui, Petrus Feng Xinmao. Tre testimonianze della commozione e della gratitudine suscitate nei cattolici cinesi dalla lettera loro indirizzata da Papa Ratzinger, firmata il giorno di Pentecoste e resa nota il 30 giugno scorso.
Accompagna le lettere una testimonianza di Giulio Andreotti il quale - dopo aver accennato alla propria esperienza di rapporti con personalità politiche, culturali o ecclesiali della Cina - addita il modello di relazione e inculturazione rappresentato dal gesuita Matteo Ricci, che «dedicò tanti anni a studiare lingua, costumi, storia - sottolinea Andreotti -. Così quando iniziò l'apostolato, non era un estraneo».
Superare la soglia dell'estraneità, appunto. Calarsi - con realismo e flessibilità - nella condizione particolare e concreta del cattolicesimo cinese, guardando con lucidità, generosità e lungimiranza al cammino fatto e al cammino che si può fare, senza in nulla rinunciare alla verità, identità e vocazione della Chiesa. Nelle pagine della lettera del Papa ai cattolici cinesi «fluisce la saggezza della Chiesa di sempre», annota il giornalista di 30Giorni Gianni Valente: merito anche del gruppo di collaboratori «che negli ultimi anni hanno seguito il dossier Cina nei palazzi vaticani». «Chi l'ha definita il più importante documento inviato dalla Sede apostolica alla Chiesa cinese non ha esagerato», scrive Valente. «I venti paragrafi del testo offrono gli strumenti per chiudere un'epoca di malintesi e controversie durata quasi trent'anni. Vengono fornite risposte chiare e concrete a roventi polemiche pastorali che solo la Santa Sede poteva sciogliere, visto che precedenti istruzioni vaticane avevano contribuito a crearli», afferma Valente, prima di riassumere i contenuti fondamentali della Lettera, a partire dall'affermazione che «la Chiesa cattolica in Cina» «non è stata mai privata del ministero di legittimi pastori che hanno conservato intatta la successione apostolica», fino alle questioni della distinzione fra vescovi ufficiali e clandestini, del rapporto con le autorità civili, della missione della Chiesa - l'annuncio del Vangelo - la quale non s'identifica - insegna il Vaticano II - con alcuna comunità o sistema politico.
La lettera è «una grande lezione di ecclesiologia» in cui si mostra come in Cina la Chiesa «è solamente una» - scrive il vescovo di Shanghai - e come sia necessario percorrere la via «del perdono e della riconciliazione». Grande «gioia e consolazione» dice di aver provato il presule 92enne leggendo il paragrafo in cui il Papa «decide che la festa annuale della Madonna di Sheshan», a Shanghai, divenga «festa di preghiera di tutta la Chiesa nel mondo per la Chiesa in Cina».
«Questa lettera è utile a favorire l'unità sia per i cristiani clandestini che per quelli pubblici», scrive il vescovo di Feng Xiang, sia pure riconoscendo le maggiori difficoltà che forse avranno alcuni «sotterranei» ad accogliere la sfida del cammino di riconciliazione. «Siamo tutti contentissimi di aver letto - incalza il vescovo coadiutore di Hengshui - la Lettera di Benedetto XVI». Che racconta: «In Cina la Lettera sta circolando liberamente. Nella mia diocesi l'abbiamo scaricata da internet, fotocopiata e distribuita a tutti i sacerdoti e le comunità religiose, che hanno cominciato a studiarla insieme». Il coadiutore scrive d'aver apprezzato i chiarimenti sul rapporto Chiesa-Stato e sul superamento della condizione di «clandestinità». Fra i nodi da affrontare, «trovare una nuova funzione per l'Associazione patriottica».

© Copyright Avvenire, 21 luglio 2007

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