19 settembre 2007

Il Papa a Napoli: la città si mobilita


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SALVO SAPIO

Nulla lasciato al caso. Nella settimana di San Gennaro, ad un mese dalla visita del pontefice a Napoli, arriva dal presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Angelo Bagnasco, una testimonianza della forte attenzione che il Vaticano ha per la città. Nulla è lasciato al caso perché monsignor Bagnasco inserisce il suo discorso su Napoli in uno ancora più ampio: l’attenzione del Pontefice per l’Italia. «La premura del Papa per l’Italia - ha spiegato Bagnasco nell’aprire il consiglio permanente della Cei che ha iniziato ieri i suoi lavori - apparirà ancora una volta domenica prossima, nella visita che ha in programma alla diocesi suburbicaria di Velletri, e fra un mese nel viaggio apostolico che lo porterà a Napoli». La premura per il paese espressa nel viaggio a Napoli, arricchita così di altri valori. Ma sono le motivazioni del viaggio a segnare le frasi di Bagnasco. «Il viaggio che lo porterà a Napoli andrà a rinforzare il desiderio di rinascita che quella gente esprime in una tribolata realtà sociale ed economica». «Amiamo ricordare - ha proseguito Bagnasco - la testimonianza che offrono i nostri confratelli vescovi nelle zone più tribolate dalle malversazioni e dai delitti di mafia, camorra e ’ndrangheta: sappiano che siamo loro vicini e solidali, che li sosteniamo con la preghiera, ammirati della loro dedizione al Vangelo e all’attaccamento al popolo loro affidato». «In tale prospettiva - ha aggiunto il presidente della Cei - potrebbe essere opportuno, da parte della nostra Conferenza, riprendere e aggiornare la riflessione che a suo tempo rifluì nel documento dell’episcopato italiano ”Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno”, del 1989». Forte il richiamo alla speranza con l’evocazione esplicita della «rinascita» espressa dalla gente di Napoli; puntuale il richiamo alla realtà sociale ed economica che l’aggettivo «tribolata» descrive con chiarezza. Sullo sfondo il desiderio di riscatto, la volontà di continuare nel percorso di «organizzazione della speranza» dettato da Giovanni Paolo II. Un gesto d’attenzione non formale, frasi che seguono quelle che Ratzinger volle dedicare a Napoli nell’annunciare la sua visita. Alla città il pontefice inviò un messaggio di grande forza a novembre dello scorso anno. La città tentava di reagire all’ondata criminale che l’aveva colpita in quelle settimane e il Papa non esitò a dire: «Amo e benedico questa città». Frase importante, che arrivò in città nelle ore in cui anche il presidente Napolitano era a Napoli. Non formale, quindi, il mandato affidato al cardinale Sepe in occasione della consegna del pallio di arcivescovo cittadino. «Abbi cura di Napoli» le parole che sussurrò il Papa a Sepe. Parole che raccontano di un legame fortissimo con Napoli e la sua gente. Confermate le tappe della visita. Il 21 ottobre, alle 12.15, il corteo papale raggiungerà il Seminario arcivescovile, poi il saluto ai leader delle altre confessioni presenti all’incontro interreligioso; alle 16 sarà in Duomo, dove si tratterrà in preghiera nella Cappella del Tesoro di San Gennaro; alle 17 il ritorno verso la Stazione marittima.

© Copyright Il Mattino, 18 settembre 2007


Il docente: Ratzinger come Pio IX nella cappella del Tesoro

SALVO SAPIO

Il precedente è illustre: il 20 settembre 1849 Pio IX, papa Mastai Ferretti, visitò il tesoro di San Gennaro.

«Colpisce particolarmente - spiega Gennaro Luongo, docente di Agiografia alla Federico II - che Benedetto XVI si rechi nella cappella del tesoro per rendere omaggio».

Che valore assume questo gesto?

«Penso al primo discorso del cardinale Sepe, al suo riferimento a “sangue e speranza”. Dalla visita del Papa può arrivare la spinta ad un culto autentico, vero e non folcloristico, nei confronti di un testimone di Cristo tanto venerato».

Che legame c’è tra la comunità di Napoli e il Vaticano?

«Storicamente è sempre stato forte. Napoli è tra le diocesi più vicine al vescovo di Roma. Dopo l’alto medioevo, periodo in cui a tratti la diocesi partenopea fu anche vicina a Bisanzio, a partire dall’ottavo secolo il rapporto non si è mai incrinato».

Anche in epoca contemporanea?

«Nei momenti critici la comunità napoletana ha dato prova di estrema fedeltà, senza posizioni critiche verso l’autorità romana».

Rispetto ricambiato dall’affetto.

«In particolare da parte di Giovanni Paolo II. Per Napoli fu coniato lo slogan “organizzare la speranza”. Frase che lo stesso cardinale Sepe ha più volte utilizzato».

Nella frase di monsignor Bagnasco c’è un’analisi di una realtà “tribolata”.

«C’è un’endemica realtà di illegalità che rende naturalmente pessimisti i napoletani. Ma quello che è peggio è che c’è sconforto, talvolta apatia».

Eppure dalla Chiesa arrivano segnali di speranza.

«E le iniziative da parte della Curia sono tante. La visita del Papa può essere una scossa importante nella misura in cui ogni credente napoletano prenda coscienza delle potenzialità positive che ha singolarmente e come componente di una comunità».

Altrimenti?

«Altrimenti si rischia solo una bella parata. Una festa che dura solo lo spazio di un mattino»

© Copyright Il Mattino, 18 settembre 2007

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