20 settembre 2007
Messa tridentina: il comunicato con cui la diocesi di Milano vieta le celebrazioni secondo l'antico rito
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SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"
ARCIDIOCESI DI MILANO
Curia Arcivescovile
COMUNICATO DEL VICARIO EPISCOPALE PER L’EVANGELIZZAZIONE E I SACRAMENTI E PRO PRESIDENTE DELLA CONGREGAZIONE DEL RITO AMBROSIANO IN RIFERIMENTO AL MOTU PROPRIO SUMMORUM PONTIFICUM DEL 7 LUGLIO 2007
Con il Motu Proprio Summorum Pontificum il Santo Padre Benedetto XVI ha dato disposizioni “sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970”, e ne ha spiegato il senso pastorale attraverso un’apposita Lettera indirizzata ai Vescovi, con riferimento allo sforzo di favorire la riconciliazione interna alla Chiesa e di recuperare chi si è allontanato da essa per diversi motivi a seguito della riforma liturgica.
• Le norme emanate dal Papa entrano in vigore il 14 settembre di questo anno e riguardano, come è ovvio, le parrocchie e le comunità di Rito Romano presenti in Diocesi, dove peraltro in questi anni non ci sono state richieste per l’utilizzo della precedente concessione di Giovanni Paolo II (cf la Lettera della Congregazione per il Culto Divino del 3 ottobre 1984 e il successivo Motu Proprio Ecclesia Dei del 2 luglio 1988), né risultano esistere gruppi stabili di fedeli per i quali potrebbero essere opportuni passi di riconciliazione.
• Per quanto attiene il Rito Ambrosiano, l’apposita Congregazione, presieduta dall’Arcivescovo Capo Rito, in assenza di situazioni di rottura ecclesiale a seguito della riforma liturgica attuata secondo i decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II, conferma le indicazioni date ad experimentum al Vicario Episcopale per la Città di Milano il 31 luglio 1985. A queste indicazioni sono tenuti i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, i singoli fedeli e le comunità che celebrano secondo il Rito Ambrosiano.
La nostra diocesi, che ha nel Rito Ambrosiano la sua peculiare modalità celebrativa, si senta impegnata a far si che la liturgia costituisca davvero il culmine e la fonte della vita e dell’azione della Chiesa (cf Sacrosanctum Concilium, n. 10), con una celebrazione sapientemente curata, che esprime la fede professata, vissuta e testimoniata nel mondo di oggi.
Milano, 24 agosto 2007
Mons. Luigi Manganini
A tale proposito riporto il commento di Andrea Tornielli che sul suo blog cosi' ha scritto nel post Bagnasco alla Cei parla del Motu proprio:
Andrea Tornielli Scrive: September 18th, 2007 at 9:05 am
Cari navigatori di questo blog: evitiamo, per favore, l’uso di certe parole come dispotismo, scisma, etc. Evitiamo pure un certo sarcasamo: come avrete visto, nel moderare il dibattito sono solito pubblicare sempre tutto (tranne nel caso di offese sguaiate). Non posso però fare a meno di affermare che non condivido il tono di certi commenti relativi alla liturgia e in particolare alla vicenda della mancata applicazione del Motu proprio a Milano.
La notizia c’è, l’ho data ed è a mio avviso piuttosto clamorosa, perché il cardinale Tettamanzi non è mons. Nogaro e dunque questa evidente presa di distanze, interpretazione, non applicazione di fatto della evidente volontà del Pontefice (espressa con il documento e con la lettera: i due testi a mio avviso non vanno separati) rappresenta a mio avviso una RESISTENZA e una scarsa considerazione dell’autorità papale. Oltre che, in ultima analisi, di una scarsa fiducia del fatto che il Papa è assistito dallo Spirito Santo.
Comprendo benissimo - dall’esterno - malumori e reazioni. Ma vorrei dire che ogni eccesso, ogni scatto d’ira, ogni commento fuori dalle righe, ogni espressione anche soltanto ironicamente minacciosa non fa altro che confermare nelle loro posizioni gli avversari del Motu proprio. E a confermare loro che l’intento di certi tradizionalisti è quello di dividere, non di unire.
Ora, questa volontà di riconciliazione e di unità manca innanzitutto nei responsabili della Curia milanese: lo dico in tutta franchezza. Il fatto che mons. Manganini minimizzi la messa al Gentilino non considerando quelle persone che da 23 anni si ritrovano lì come un gruppo stabile, è a mio avviso, indizio di quanto poco si sia voluto far propria la volontà esplicita del Pontefice.
Il fatto che mons. Manganini non ricordi che a Seregno viene stabilmente celebrata una messa della Fraternità San Pio X, viene nuovamente ignorato. Dunque, credo vi siano molti elementi per affermare che esiste un problema e grave. Così come esiste, purtroppo, in tante altre diocesi italiane e del mondo: proprio ieri ho letto la notificazione del cardinale patriarca di Lisbona ai sacerdoti, che depotenzia il Motu proprio, mettendo degli impropri paletti. Ma proprio per questo, proprio perché le resistenze sono tante, credo che il mondo tradizionalista debba fare uno sforzo in più a contenere qualsiasi intemperanza verbale, agendo con pazienza attraverso tutte le vie possibili.
a.t.
Credo che Andrea Tornielli abbia espresso con intelligenza il rammarico di tanti di noi. Vi dico in tutta onesta' che non comprendo la decisione della mia diocesi. Sono francamente che sono molto delusa, tuttavia mai e poi mai aderirei ad iniziative "minacciose" e mai, in nessuna circostanza, romperei la comunione con il Papa solo per fare un "dispetto" ad altri.
Percorrero' la via possibile e cioe' scrivero' alla commissione Ecclesia Dei per chiedere l'interpretazione autentica del motu proprio visto che mi pare sia un corso un tentativo di aggirare il documento distinguendo fra rito romano e rito ambrosiano, quasi che esistessero due Chiese Cattoliche.
Penso sia giusto riportare le decisioni di tutti i vescovi (si veda quella, ottima, di Mons. Oliveri).
Dobbiamo avere pazienza e pregare molto affinche' tutti comprendano la portata del motu proprio e non si creino spaccature fra i fedeli e le diocesi e fra i vescovi ed il Santo Padre.
Raffaella
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5 commenti:
Bello il "come è ovvio"... Vorrei fare una domanda a chiunque sa qualcosa dell'argomento (forse Don Francesco è il più preparato): in comunione con Pietro, quindi nella chiesa cattolica ci sono anche diocesi in cui si adotta il rito bizantino (le eparchie), giusto? Poi ci sono gli uniati, cioè coloro che pur accettando il successore di Pietro come massima autorità della Chiesa utilizzano il rito delle Chiese ortodosse, giusto? Credo di ricordare che già nella Chiesa cattolica vi sono tanti riti diversi che però sono tutti inseriti nella nostra grande famiglia. Chiedo conferma di tutto ciò, perchè se è vero non capisco il tanto vietare di celebrare nell'antico rito. E' bene, come ha fatto il papa, determinare un rito ordinario che ci accomuni tutti e che in caso di grandi celebrazioni venga adottato, ma cancellare dalla storia un rito che ha avuto per tanto tempo un significato sacro non mi sembra molto corretto, soprattutto nei confronti di chi si sente legato a quel rito. Grazie per l'attenzione e a chi mi vorrà rispondere. marco
Summorum pontificum art.2 "[...]ogni sacerdote di rito latino, sia secolare sia religioso, può usare o il Messale Romano edito dal beato papa Giovanni XXIII nel 1962, oppure il Messale Romano promulgato dal papa Paolo VI nel 1970, [...] per tale celebrazione [...] il sacerdote non ha bisogno di alcum permesso, nè della Sede Apostolica, nè del suo Ordinario".
Domanda, il rito ambrosiano è un rito latino, o no?
Si', Pippo, per questo occorre un'interpretazione precisa del motu proprio.
Allora il cardinale di Milano, o chi per lui, ha perso un'occasione per tacere.
Ritengo che l'intervento del signor Pippo sia un po' irriguardoso nei confronti di un Cardinale di Santa Romana Chiesa.... Anche nella chiesa ci sono tanti diritti, e doveri pochi?? Ma si può litigare per come si celebra la messa? Ma si è capito davvero il senso oltre che la lettera del Motu Proprio? DOve quelle celebrazioni c'erano già è doveroso metterne delle altre? Penso proprio di no.. semplicemente chi aveva paura che certe "messe" fossero poco autorizzate (conosco una signora che ne prendeva due tutte le domeniche) adesso possono stare sereni e tranquilli.. siccome la loro cosienza non parlava abbastanza, adesso l'ha detto il Papa.!
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