12 febbraio 2008
Osservatore Romano: «Sono assolutamente improprie e senz’altro erronee le confusioni che non di rado si fanno tra la Santa Sede e la Chiesa Italiana»
Vedi anche:
Preghiera per gli Ebrei, Alvin K. Berkun, presidente dell'Assemblea Rabbinica: "L'iniziativa di Di Segni secondo noi è estrema e molto dannosa"
Galli della Loggia: Conformismo ghibellino e Italia con troppa politica. Non c’è la Chiesa dietro alla temuta «ondata neoguelfa»
Card. Ratzinger alla Sorbona (1999): "La fede cristiana non si basa sulla poesia o sulla politica ma sulla conoscenza"
Rosso "malpela" gli scandali ipocriti e il vero senso del ridicolo
Cardinal Tauran: "Il dialogo interreligioso è come un pellegrinaggio" (Zenit)
OSSERVATORE ROMANO: ASSOLUTAMENTE IMPROPRIE ED ERRONEE LE "CONFUSIONI" FRA SANTA SEDE E CEI SUI MASS MEDIA
I nuovi teologi Stefani e Mancuso bocciano Ratzinger, quell’analfabeta (Magister)
Elan Steinberg: in Italia "asse del male". Il Vaticano va indietro. Al microscopio le azioni dei partiti italiani, del governo e della Chiesa!
Se la Chiesa e la politica combattono battaglie comuni non significa tornare al Medioevo. Risposta di Quagliariello a Schiavone
Rispunta Melloni: non una parola sul "caso Sapienza" ma tante frecciatine al Papa...
La "Cei tedesca" sarà più cara a Ratzinger (Rodari per "Il Riformista")
Prof Giorgio Israel: "Il passo indietro del Cardinal Martini eppure è Ratzinger quello dipinto come reazionario..."
Card. Martini: «Evitare di scendere al di sotto delle formule felici del Concilio Vaticano II». Attacco al Papa o strumentalizzazione mediatica?
Secondo Mario Pirani c'è una lunga lista di "conciliari" da contrapporre a Ratzinger: Montini, Roncalli, Wojtyla e Martini...
Pochi, prepotenti ma abili con i media: "Caso Sapienza e Fiera di Torino" (Battista per "Il Corriere")
Anticlericali, il ritorno di un’ideologia superata (René Rémond per "Avvenire")
I Parroci ed il clero di Roma chiedono...il Papa risponde "a braccio"
Preghiera per gli Ebrei, Giorgio Israel a Laras: "Una fede sicura e libera non deve arroccarsi"
Il quotidiano della Santa Sede ha ricordato l’anniversario degli accordi firmati tra lo Stato e il Vaticano
«I Patti e la Carta, dai cattolici grande contributo»
L’Osservatore Romano: strumenti di laicità
«Sono assolutamente improprie e senz’altro erronee le confusioni che non di rado si fanno tra la Santa Sede e la Chiesa Italiana» «La concordia ritrovata nel 1929 è prova della bontà delle soluzioni allora trovate per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese»
DA ROMA
SALVATORE MAZZA
Due eventi «diversi temporalmente ». Tra i quali «esiste però una relazione strettissima, degna di nota». La firma dei Patti Lateranensi infatti «pose le premesse per un contributo fattivo dei cattolici italiani alla nascita del nuovo Stato democratico». E non c’è dubbio che la Carta costituzionale repubblicana «deve molto alla cultura cattolica su punti assai qualificanti, come la centralità della persona umana, nella sua originaria dignità e nei suoi diritti inalienabili, il rilievo delle formazioni sociali, la solidarietà, l’eguaglianza non solo formale ma anche sostanziale, l’apertura internazionale, l’ideale della pace, la centralità della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la finalizzazione sociale del diritto di proprietà, le autonomie locali».
È quanto sottolinea L’Osservatore Romano oggi in edicola, in un articolo pubblicato in prima pagina col titolo '11 febbraio' nel quale, nel ricordare l’anniversario dei Patti, mette questa data in relazione con la ricorrenza, quest’anno, del 60° anniversario della Costituzione. Un legame storico e giuridico, rileva il quotidiano d’Oltretevere, osservando a questo secondo proposito come la peculiarità dei Patti stessi risieda nei «due atti che compongono i Patti: il Trattato e il Concordato ».
Destinato il primo «a garantire alla Santa Sede, cioè al Pontefice, la piena indipendenza e libertà per l’adempimento della sua missione nel mondo» e, il secondo, «destinato invece, alla stregua di ogni Concordato, a regolare la vita della Chiesa che è in Italia».
Evidenza, quest’ultima, che induce L’Osservatore Romano a una precisa notazione: «Alla luce di tale distinzione - si afferma - appaiono assolutamente improprie, anzi senz’altro erronee, le confusioni che non di rado si fanno, nella polemica politica e sui mass media, tra la Santa Sede e la Chiesa italiana; tra la Città del Vaticano, che rispetto all’Italia è uno Stato straniero, e l’episcopato italiano riunito nella Conferenza Episcopale Italiana; tra le istituzioni della Santa Sede o vaticane e le istituzioni della Chiesa italiana».
Questa osservazione, in sé ovvia e pacifica, non ci pare riferibile a episodi precisi, eppure è sempre opportuno ribadirla. E la Santa Sede prende questa occasione per farlo, così da rinfrescare le idee a quanti nei media fanno volentieri allegra confusione.
Nell’articolo, ancora a proposito del legame storico tra Patti Lateranensi e Costituzione si sottolinea come «grazie in particolare al Concordato, che venne ad assicurare alcune essenziali libertà alla Chiesa ed ai cattolici in un ordinamento allora illiberale, si poté tra l’altro promuovere e sviluppare un’opera educativa e formativa a livello non solo di élites, ma anche più ampiamente popolare, ispirata ad una antropologia e segnata da una cultura della cittadinanza e, quindi, dell’impegno socio-politico, che produsse coerentemente un progetto politico-istituzionale in molta parte passato nella Costituzione del 1948». Ed è così chiaro che «la formazione di quella cultura e l’elaborazione di quel progetto sarebbero state difficilmente immaginabili senza le garanzie di una libertà, per quanto parziale, assicurata dal Concordato alle associazioni di Azione Cattolica, all’Università cattolica, alle scuole cattoliche, in genere alle istituzioni formative della Chiesa». Così come sarebbe stata «inimmaginabile», prosegue il quotidiano, «la formazione, negli anni del totalitarismo, di parte consistente della classe politica che avrebbe poi guidato la giovane democrazia: classe politica confluita, tra l’altro, in diverse formazioni partitiche». «La concordia ritrovata nel 1929, e prolungatasi nel lungo arco di tempo che giunge fino a oggi – conclude l’articolo – è prova della bontà delle soluzioni allora trovate. Grazie ad essa Stato e Chiesa hanno potuto collaborare, in un clima di vera laicità, per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese».
© Copyright Avvenire, 12 febbraio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento