23 luglio 2008

Di ritorno da Sydney. Fratel Alois: "Quel soffio di Dio che abita in noi" (Osservatore Romano)


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Di ritorno da Sydney

Quel soffio di Dio che abita in noi

di Fratel Alois
Priore di Taizé

Per andare a Sydney con alcuni miei fratelli abbiamo dovuto lasciare molti giovani che vengono settimana dopo settimana a Taizé. Lo abbiamo fatto volentieri perché è stata una grande gioia per noi fratelli raggiungere Papa Benedetto XVI e i giovani di tutto il mondo riuniti in Australia.
Come è avvenuto in ognuna delle giornate mondiali della gioventù precedenti, siamo stati invitati ad animare preghiere ogni giorno della settimana. A Sydney è stato nella bella chiesa di Saint James, situata nel centro della città. In questa chiesa, che è anglicana, abbiamo trovato collaborazione fraterna da parte della gioventù del luogo. Così giovani di un'altra confessione si sono uniti a noi per accogliere giovani cattolici. Da molti anni, di tanto in tanto, un nostro fratello si recava già in questa stessa chiesa per pregare con i cristiani di Sydney e noi eravamo lieti di questa continuità.
La sera, terminavamo la preghiera attorno alla croce, i giovani restavano a lungo per cantare e pregare, mentre altri attendevano fuori di potere a loro volta entrare per pregare attorno alla croce deposta sul pavimento.
Lì abbiamo ricordato che fratel Roger è morto tre anni fa proprio nel momento in cui si svolgeva la giornata mondiale della gioventù, quell'anno a Colonia.
In questi giorni in Australia i giovani sono stati invitati da Papa Benedetto XVI a riflettere sulle parole degli Atti degli apostoli: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni" (1, 8).
Con giovani di molte nazioni abbiamo chiesto a Dio di inviarci questa forza dello Spirito Santo. È vero che, nel nostro mondo moderno, è diventato difficile per molti credere in Dio. L'esistenza di Dio è vista spesso come un limite imposto alla libertà. Che lo Spirito Santo sia presente sembra loro inconcepibile.
In questo contesto, con loro ci siamo interrogati: cosa vuol dire essere testimoni di Cristo? Non può essere solo un'attività esteriore. Si tratta innanzitutto di lasciare crescere in noi una vita interiore, un'attenzione alla presenza di Dio in noi. È lo Spirito Santo, il soffio di Dio, che abita nel profondo di noi, anche senza che ne prendiamo coscienza.
Quando, dopo la risurrezione, Gesù dice ai suoi discepoli al momento di lasciarli "sarete miei testimoni", il suo è molto più di un comando esterno. Gesù li ha amati fino alla fine, portando le loro debolezze. Questo amore li ha trasformati, ha rimodellato la loro identità profonda. I primi cristiani hanno persino parlato di una nuova nascita. La loro vita è ora il segno di una realtà che li trascende, un segno dell'amore di Dio.
Negli scambi con i giovani, ci siamo detti: "Che tutti noi possiamo essere testimoni di Dio là dove viviamo!". Tutti noi possiamo divenire testimoni di Cristo che contribuiscono a una civiltà caratterizzata non dalla diffidenza ma dalla fiducia. Il nostro mondo, devastato da tante sofferenze, ha bisogno di donne e di uomini che irradino la pace di Dio con la loro vita. Prendiamo allora decisioni coraggiose per avanzare sul cammino dell'amore e della fiducia!
Di ritorno da Sydney, mi dico ancora una volta che nella storia sono bastate a volte poche persone per fare pendere la bilancia verso la pace. Ciò che cambia il mondo non sono tanto le azioni spettacolari, quanto piuttosto la perseveranza quotidiana nel perdono e nella bontà umana.

(©L'Osservatore Romano - 23 luglio 2008)

2 commenti:

mariateresa ha detto...

Cara amica, ieri non ho avuto modo di dire la mia sulle tue interessanti riflessioni sul comportamento dei media in occasione del viaggio a Sidney. Naturalmente condivido quello che è stato detto e che continuiamo a dirci in queste occasioni.
Nel blog di Luigi Accattoli vedo che è stato toccato lo stesso argomento perché le nostre impressioni evidentemente non sono isolate. Dice Accattoli:
1. Luigi Accattoli scrive,
22 Luglio 2008 @ 17:48
Quanto allo spazio dato dai media alla Giornata e al viaggio del papa credo che il meglio delle mie possibili osservazioni sia stato detto, soprattutto da Principessa e da Sump. Aggiungo che il minore spazio rispetto ad altre Giornate sia dovuto soprattutto al fatto che le altre (tranne Buenos Aires a Pasqua, Manila a gennaio) si svolsero a fine luglio (Toronto) e in agosto (Santiago, Czestochowa, Denver, Parigi, Roma, Colonia) cioè in settimane in cui i media sono alla ricerca di argomenti perchè cessano le attività politiche, sindacali e simili. Stavolta invece lo spazio bisognava conquistarlo. Sui quotidiani non vorrei dire altro perchè ogni parola potrebbe essere usata contro di me. I visitatori sanno che io tengo questo blog anche per comunicare quanto non è recepito dalla testata per cui lavoro. Quanto alla tv io da là non la vedevo e non saprei dire, tranne osservare che Rai 1 - seppure in ore scomode - ha mandato in diretta giovedì 17 la Festa di accoglienza dei giovani per il Papa (dalle 7.30 alle 8.00) e alla stessa ha dedicato alle 23.35 un’edizione speciale di “A sua immagine”; di nuovo in diretta sabato 19 luglio la Veglia dei giovani con il Papa (a partire dalle 11.00) e il 20 la messa conclusiva con l’Angelus (a partire dalle 2.00). Conclusivamente io direi che l’attenzione era potenzialmente adeguata, gli inviati italiani della carta stampata, delle agenzie di stampa, delle radio e delle televisioni eravamo numerosi, per esempio il mio giornale ne aveva due; il risultato è stato probabilmente inferiore alle possibilità - è vero - ma non insignificante. Non credo invece che vi abbia alcun ruolo - nell’abbassare il risultato dell’attenzione - la personalità di papa Benedetto diversa da quella del predecessore, o addirittura la diversità di tono della sua predicazione.

Personalmente trovo questa spiegazione un tantino minimalista, ma riconosco alcuni spunti condivisibili, come la prevalenza data ad altre notizie, ad esempio il dibattito politico ancora piuttosto bollente (e sappiamo come le redazioni siano politicizzate). Aggiungo che la campagna per Eluana Englaro è tutti i giorni sui giornali e credo che questo abbia avuto il suo peso: la posizione della Chiesa è nota e quindi non si vede che interesse avrebbe avuto certa stampa a descrivere la GMG come un successo e Papa Benedetto accolto simpaticamente mentre si vuole sostenere una posizione favorevole a interrompere il sostentamento a Eluana (posizione nettamente prevalente nei media), posizione definita “una battaglia di civiltà” contro il medioevo cattolico.
Ma insomma di ragioni possono essercene tante, però quello che deprime è il conformismo e i luoghi comuni. Nelle ultime righe del suo intervento vedo con piacere che Accattoli risponde all’obiezione veramente stantia sulla maggiore capacità comunicativa di GPII. Il latte alle ginocchia, su questo argomento, è ormai cagliato.

Raffaella ha detto...

Grazie, Mariateresa :-)
Le ragioni del comportamento dei media sono certamente complesse.
Diciamo che la strada di Benedetto XVI e' "stranamente" sempre in salita ma questo rende ancora piu' bello ed interessante il successo della Gmg.
Resta la parzialita' e la mancanza di coraggio dei media.
Sara' per la prossima volta...crediamoci :)
R.