25 agosto 2008

Il Papa: "No al ritorno degli scontri tra nazionalismi"


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Il Papa: no al ritorno degli scontri tra nazionalismi

«Non si affrontino nuove situazioni con vecchi sistemi Ripudiare la violenza, sì alla forza morale del diritto»

CASTEL GANDOLFO (ROMA)

Cresce la tensione internazionale, dal conflitto in Georgia al contenzioso Russia-Nato per lo scudo spaziale, e con essa cresce la preoccupazione di Benedetto XVI per una violenza che sembra estendersi nel mondo, di pari passo con la crescente incapacità degli Stati di proporre soluzioni basate sul dialogo.
Preannunciato da una serie di interventi a vari livelli – ultimo in ordine di tempo quello, del tutto inatteso, del Segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone in vacanza in Valle d'Aosta, che solo sabato dichiarava che «i venti della Guerra fredda non sono passati e i rapporti tra Est e Ovest si sono incrinati» – è giunto ieri un nuovo accorato appello del Papa a favore della e del dialogo.

Il primo appello il 10 agosto sulla georgia

Due domeniche fa, 10 agosto, ancora in vacanza a Bressanone, aveva invitato le parti in conflitto in Georgia a deporre le armi «in nome della comune eredità cristiana» e a fare ogni sforzo per un negoziato di pace. Il 16 agosto è stato dichiarato il cessate il fuoco, ma l'interpretazione degli accordi è ancora oggetto di contestazione. Il 17 agosto, la domenica successiva, Benedetto XVI parla ancora della Georgia, per sollecitare l'apertura di corridoi umanitari, preghiera tuttora non esaudita. E intanto, la Russia, dopo la firma dell'accordo sullo scudo spaziale in Polonia, sospende la cooperazione con la Nato.
Sul quadro internazionale cadono ombre di guerra fredda, e testimonianze di diritti negati continuano a giungere dal lontano Tibet oltre i riflettori delle Olimpiadi di Pechino. E aumenta la preoccupazione del Vaticano.
Ma all'Angelus recitato a Castel Gandolfo, il Papa non fa nomi, non accusa nessuno in particolare. Confessa una sempre maggiore difficoltà a realizzare quella «unione in Cristo dell'umanità intera in una sola famiglia», tanto da chiedere ai credenti di «sostenerlo con la loro preghiera». Ma il suo appello, soprattutto nella parte chiaramente rivolta ai grandi della Terra, è severo e guarda al passato come al futuro.

«Il mondo fatica a farsi famiglia di nazioni»

«Dobbiamo constatare con amarezza – ha detto il Pontefice – il rischio di un progressivo deterioramento di quel clima di fiducia e di collaborazione tra le nazioni che dovrebbe invece caratterizzarne i rapporti. Come non misurare, nelle presenti circostanze – ha aggiunto – tutta la fatica dell'umanità a formare quella coscienza comune di essere "famiglia delle nazioni" che Papa Giovanni Paolo II aveva additato quale ideale all'Assemblea generale delle Nazioni unite?».
«Occorre approfondire – ha proseguito ancora Papa Ratzinger – la consapevolezza di essere accomunati da un unico destino, che in ultima istanza è un destino trascendente, per scongiurare il ritorno a contrapposizioni nazionalistiche che tante tragiche conseguenze hanno prodotto in altre stagioni storiche. I recenti eventi hanno indebolito in molti la fiducia che simili esperienze restassero definitivamente consegnate al passato».

«Non bisogna cedere al pessimismo»

Benedetto XVI ha quindi invitato a «non cedere al pessimismo». «Occorre piuttosto – ha detto all'Angelus – impegnarsi attivamente affinché venga respinta la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi».
«La violenza va ripudiata!», è infine l'intenso invito di Papa Ratzinger, che offre alcune indicazioni per uscire dal guado: «La forza morale del diritto, trattative eque e trasparenti per dirimere le controversie, a partire da quelle legate al rapporto tra integrità territoriale e autodeterminazione dei popoli, la fedeltà alla parola data, la ricerca del bene comune».

© Copyright Eco di Bergamo, 25 agosto 2008

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