17 luglio 2007

Messa tridentina: tre articoli di "Tempi"


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Reimpariamo la Messa in latino per salvare la Chiesa dall'afasia

La scelta di Benedetto XVI

di Tempi

Il Motu proprio con cui Benedetto XVI ha restitutito al popolo cattolico la libertà di celebrare la Messa secondo il rito latino è un vero e proprio appuntamento con la libertà. Una libertà che gli alfieri del Concilio formato bonsai, cioè ridotto alle interpretazioni che del Vaticano II hanno dato per decenni le mosche cocchiere del clericalismo in salsa progressista, tengono come il fumo negli occhi. In effetti qualche vocina chioccia di preti e intellettuali al clergyman l'avete sentita arringare dalle pagine dei giornali ultrasecolaristi. «È una disposizione dallo spirito anticonciliare». «Si rischia un ritorno al passato». I quacquaraquà che da un buon trentennio lavorano a ridurre la Chiesa a un reperto museale non sono per niente felici di questa offensiva liberatoria di papa Ratzinger.
Il Papa che nel suo primo biennio rivoluzionario ha messo le ali al logos e la pietra tombale al kitsch.
Come ha ben detto Vittorio Messori, i cattolici possono solo dire "grazie". Ci vorrà tempo perché la bellezza della liturgia latina sia di nuovo frequentata e ricompresa da un popolo condannato all'afasia e, talora, al cilicio cafone di riti in versione curia pacifista e stupidità politico corretta. Per trent'anni non si è parlato d'altro che di cosiddetto "dialogo" intra ed extra ecclesiale. E al fine di realizzare questo cosiddetto "dialogo" si sono riempite le curie di colletti bianchi auto-occupati a redarre piani pastorali marziani e convegni ecclesiali intergalattici. Ecco, finalmente, con la possibilità di tornare a celebrare, a studiare e, chissà, magari anche un po' a comunicare in latino, c'è il rischio che la Chiesa ritrovi sul serio il gusto e la forza del dialogo. Una koiné linguistica è infatti il primo strumento per dialogare. Che si sia cani perduti senza collare sulle montagne di Guardiagrele, Abruzzo, Italia, o si viva nei deserti di Phoenix, Arizona, Usa, piuttosto che a Kerala, Tamil Nadu, India.

© Copyright Tempi num.28 del 12/07/2007


Monsignor anarchia.

E ora anche il prete che occupò Saint-Nicolas a Parigi riavrà il suo amato rito di san Pio V

di Tempi

Il 27 febbario 1977 monsignor Francois Ducaud-Bourget occupa la chiesa parigina di Saint-Nicolas du Chardonnet. Il giorno dopo il Corriere della Sera pubblica una fotonotizia che ritrae il monsignore nella chiesa occupata in compagnia dell'italiano Luciano Buonocore, un ex missino riparato in Francia e accusato dalla giustizia italiana di 'cospirazione politica'. Grazie ai buoni uffici della famiglia Giscard D'Estaing, a quell'epoca il latitante italiano ha un impiego all'Ocse di Parigi. Ma come ci finisce in una Messa di tradizionalisti? «Per caso - spiega a Tempi Buonocore - bighellonando per la città vidi dei manifesti che invitavano a una celebrazione liturgica in latino. Mi colpì il luogo, Salle Wagram, sede a tutt'oggi di eventi sportivi. E nota come set dove Bernardo Bertolucci girò alcune scene di Ultimo Tango a Parigi». Il film che con l'omicidio dell'amante e il kamasutra al burro tra Marlon Brando e Maria Schneider anticipò l'ideale di eros e thanatos che divenne poi tanto caro al gaio nichilismo delle varie croisette del cinema, da Venezia a Cannes. Il nostro giovane evoliano andò quindi a cercare il celebrante, monsignor Bourget. «Parlammo a lungo e mi sorprese sentirlo autodefinirsi 'anarchiste de droit'. Mi spiegò che gli 'anarchici di destra' non avevano altre sedi e che l'arcivescovo di Parigi non consentiva loro di celebrare la Messa nel rito di san Pio V. 'E perché non occupate una chiesa?', buttai lì. 'Buona idea', rispose lui. Il giorno dopo eravamo a Saint-Nicolas». Monsignor Bourget è morto nel 1984, senza vedere riabilitato il 'suo' rito di san Pio V. Non sarà che, de droit o de gauche, anche papa Ratzinger sotto sotto è un anarchiste?

© Copyright Tempi num.28 del 12/07/2007

???????? Bah!


Plausi e botte

Il latino a Messa, così una lingua morta resusciterà la percezione del Sacro

di Cominelli Giovanni

Conciliare o anticonciliare? Progressista o conservatore? Questo è il dilemma prevalente che affrontano i commentatori al cospetto del Motu proprio di liberalizzazione liturgica, che prevede anche la Messa in latino. A me, invece, il Motus di Ratzinger riporta questioni relative alla domanda, alla presenza e all'eclisse del Sacro. Interi volumi di antropologia culturale ne documentano la costante presenza nella storia umana, ciascuno di noi è almeno testimone della domanda di Sacro. È la domanda di un orizzonte che oltrepassa le cose che si vedono, si toccano, si misurano. È l'apertura ad Altro. Si può ammutolire o soffocare sotto altri prepotenti rumori, la si può considerare solo l'ultimo bagliore di una stella lontana già spenta, ma c'è. Che c'entra tutto ciò con la Messa? Mi spiego. Fino al Concilio vaticano II la Messa era detta in una lingua incomprensibile ai più, cantata in gregoriano, avvolta di paramentri preziosi e colorati a seconda dei tempi liturgici, circondata di immagini e statue sacre, avvolta nel profumo dell'incenso. Era un luogo recintato e segregato dal mondo reale - appunto "sacro" - capace di coinvolgere i sensi e l'anima. Era una recita teatrale, che rappresentava il dramma della storia e delle biografie individuali. Creava le condizioni di un ascolto e di un'attesa. La predica del prete aveva lo scopo di connettere i due spazi: quello profano del mondo con quello sacro lì istituito. L'eucarestia era il momento in cui il Sacro incontrava il corpo degli uomini e della storia. La liturgia postconciliare ha proposto la Messa come rito trasparente, razionale, dialogico, sociale e persino politico: occasione per leggere insieme e interpretare le vicende del mondo alla luce delle Scritture. La transizione dalla lingua latina all'italiano è stata lo strumento decisivo, benché non unico, di questo passaggio. Nel quale si è attenuata - secondo la mia opinabile opinione di antropologo culturale abusivo, ma portatore sano di una naturale domanda religiosa - la percezione del Sacro.
Frequentatore poco abituale di Messe, scopro che queste sono diventate spesso occasioni sociali, assemblee di quartiere sui mali del mondo, punti di organizzazione caritativa. Il Sacro della Messa è divenuto debole. Al punto che la domanda di interiorità e di trascendenza, che non ha mai cessato di insorgere nel cervello e nel cuore delle giovani generazioni, si è rivolta altrove, sui sentieri di una languida New Age.

© Copyright Tempi num.28 del 12/07/2007

5 commenti:

Anonimo ha detto...

L'osservazione finale dell'antropologo, nel terzo articolo è acuta.
Nella vita di un cattolico ci sarebbe l'equivalente di tutto quello che molti cercano nella
"new age" o nei culti orientali.
Diete speciali, tecniche della postura, tecniche di respirazione, lingua sacra, scienza dei mandala, numerologìa, astrologìa...
L'anelito verso il sacro comprende anche queste cose!
E'quando vengono perseguite come fini a sè stesse che diventano dannose!
E'quando vengono trattate come "scienze esoteriche" apprese un pò qui un pò li, di nascosto, che diventano dannose!
Quando certe cose facevano parte della vita quotidiana di tutti, non c'era nessun fascino del proibito, ne dell'esotico...
Solo un imbecille si sarebbe iscritto a un corso di yoga, o altro...
Quando si è voluto ridurre il culto a puro verbalismo, col pretesto di renderlo comprensibile a tutti...
e quando la dottrina è stata presentata solo come una morale...
e le preoccupazioni di ordine sociale e politico hanno preso il sopravvento...
chi era insoddisfatto di questo trionfo della mediocrità si è volto ad altro...
e ha trovato la propria perdizione!

Anonimo ha detto...

Mi associo...!!!

Anonimo ha detto...

...e da quello che capito, la consapevolezza di questo perfido meccanismo l'hai acquisita per esperienza, giusto Giampaolo?
(P.S. per perdizione intendevo ovviamente "perdita della fede"...)

Anonimo ha detto...

Bingo! Non so come tu abbia fatto..., ma hai colpito nel segno! Complimenti Federico!!!

euge ha detto...

Caro Federico Giampaolo non è l'unico!!!!!!!

Eugenia