17 luglio 2007

Magister: liturgia ed ecumenismo nel Pontificato di Papa Benedetto


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Liturgia ed ecumenismo. Come applicare il Concilio Vaticano II

Per Benedetto XVI tra passato e presente della Chiesa non ci deve essere rottura ma continuità. Ne ha dato la prova con le sue ultime decisioni. Ricevendo meno critiche del previsto e molti più consensi. I commenti di Ruini, Amato, De Marco

di Sandro Magister

ROMA, 16 luglio 2007 – Soltanto pochi mesi fa i vescovi francesi erano preoccupatissimi alla notizia che Benedetto XVI si apprestava a liberalizzare la celebrazione della messa detta di san Pio V. "Una simile decisione rischia di mettere in pericolo l’unità della Chiesa", scrissero i più allarmati.

Benedetto XVI ha tirato dritto, col "motu proprio" diffuso il 7 luglio. Ma dai vescovi francesi non è venuta nessuna reazione di rigetto. E neppure dai vescovi delle nazioni più sensibili: la Svizzera, la Germania, la Gran Bretagna. Anzi, i loro leader più autorevoli hanno salutato con commenti positivi la decisione del papa: dal cardinale Karl Lehmann, tedesco, al cardinale Cormac Murphy O'Connor, inglese, entrambi classificati come progressisti.

Lo stesso è avvenuto con il documento diffuso il 10 luglio dalla congregazione per la dottrina della fede, che fissa alcuni punti fermi della dottrina sulla Chiesa. Niente di paragonabile con le critiche che nell'estate del 2000 furono scagliate anche da ecclesiastici di primo piano contro la dichiarazione "Dominus Iesus" firmata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, in buona misura riguardante gli stessi punti di dottrina. Il cardinale Walter Kasper, uno dei critici di allora, ha questa volta appoggiato con decisione il documento vaticano: "Dire con chiarezza le proprie posizioni non limita il dialogo ecumenico ma lo favorisce". E da Mosca, il metropolita Kirill di Smolensk, presidente del dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato ortodosso russo, ha definito il testo "una dichiarazione onesta, perché per un dialogo sincero bisogna avere una visione chiara delle rispettive posizioni".

Di critiche naturalmente ne sono arrivate contro l'uno e l'altro provvedimento, da dentro e da fuori la Chiesa, specie da protestanti ed ebrei. Ma nel campo cattolico le proteste si sono limitate a settori circoscritti, per lo più italiani: il settore dei liturgisti e quello degli intellettuali che interpretano il Concilio Vaticano II come "rottura" e "nuovo inizio".

Tra i liturgisti, il più accorato nel contestare il "motu proprio" papale è stato Luca Brandolini, vescovo di Sora, Aquino e Pontecorvo e membro della commissione liturgica della conferenza episcopale italiana, in un'intervista al quotidiano "la Repubblica":

"Non riesco a trattenere le lacrime, sto vivendo il momento più triste della mia vita di vescovo e di uomo. È un giorno di lutto non solo per me, ma per i tanti che hanno vissuto e lavorato per il Concilio Vaticano II. È stata cancellata una riforma per la quale lavorarono in tanti, al prezzo di grandi sacrifici, animati solo dal desiderio di rinnovare la Chiesa".

Tra i teorici del Vaticano II come "rottura" e "nuovo inizio" i più espliciti contro i provvedimenti papali sono stati il fondatore e priore del monastero di Bose, Enzo Bianchi, e lo storico del cristianesimo Alberto Melloni, coautore della "Storia del Concilio Vaticano II" più letta in tutto il mondo. Per Melloni, l'obiettivo di papa Ratzinger è niente meno quello di "sbeffeggiare" e "rottamare" il Concilio Vaticano II.

Quando invece, si sa, l'obiettivo palese di Benedetto XVI – da lui nitidamente enunciato ed argomentato nel memorabile discorso alla curia romana del 22 dicembre 2005 – è quello di liberare il Concilio da una sua particolare interpretazione: precisamente l'interpretazione della "rottura" e del "nuovo inizio" cara a Bianchi e Melloni.

"L'ermeneutica della discontinuità – ha detto il papa in quel discorso – rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare".

Mentre la giusta interpretazione del Concilio Vaticano II, a giudizio di Benedetto XVI, è quest'altra:

"È l'ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato. È un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino".

Il "motu proprio" che liberalizza il rito antico della messa e il successivo documento della congregazione per la dottrina della fede sono entrambi l'applicazione di questo enunciato.

Il papa l'ha spiegato nella lettera ai vescovi con cui ha accompagnato il "motu proprio". Ma in più ha avuto l'accortezza di esporre le sue ragioni e discuterne il 27 giugno, dieci giorni prima della pubblicazione del "motu proprio", con un gruppo scelto di vescovi di vari paesi, tra i quali i cardinali Lehmann, Murphy O'Connor e i francesi Jean-Pierre Ricard, Philippe Barbarin e André Vingt-Trois. Alla successiva buona accoglienza del provvedimento da parte di tutti costoro ha contribuito questo incontro preliminare col papa.

Tra i partecipanti all'incontro c'era anche, per l'Italia, il cardinale Camillo Ruini. L'8 luglio, il giorno dopo la pubblicazione del "motu proprio", egli ha pubblicato sul quotidiano della conferenza episcopale italiana, "Avvenire", l'editoriale riprodotto qui sotto.

Subito dopo, in questa stessa pagina, è riportata un'intervista con l'arcivescovo segretario della congregazione per la dottrina della fede, Angelo Amato, coautore del documento diffuso il giorno precedente. In essa egli risponde ad alcune critiche ai due ultimi provvedimenti papali, tra cui quella a proposito della preghiera per la conversione degli ebrei nel rito del venerdì santo del messale detto di san Pio V. L'intervista, uscita su "Avvenire" l'11 luglio, è stata curata da Gianni Cardinale.

Infine, come terzo commento scritto espressamente per www.chiesa, c'è una nota di Pietro De Marco, professore all'Università di Firenze e alla Facoltà Teologica dell'Italia Centrale.

www.chiesa

1. Sollecitudine per l'unità della Chiesa di Camillo Ruini

2. Sapere chi siamo aiuta il dialogo Intervista con l'arcivescovo Angelo Amato, segretario della congregazione per la dottrina della fede

3. La medicina di papa Benedetto di Pietro De Marco

7 commenti:

francesco ha detto...

pessimo magister... al solito
è il mio politi, ma a differenza di raffaella non me la prendo... come si dice dalle parti di napoli "il polipo deve cuore nell'acqua sua"
le critiche al papa solo italiane? mah... ci crede solo magister... che forse ha una tesi da portare avanti...
per fortuna benedetto xvi non ascolta magister né i suoi mentori vaticani
francesco

Anonimo ha detto...

Scusa, Francesco, posso obiettare una cosa? Questa volta Magister non ha fatto alcun commento ma ha riportato le opinioni altrui. Che cosa c'e' che non va in questo articolo? :-P

mariateresa ha detto...

Anche io nella mia somma incompetenza avevo notato le cose che dice Magister, almeno le prese di posizione di apertura delle conferenze episcopali DOPO il motu proprio erano nella rete, insomma non clandestine.Le ho lette con questi occhi.
Quanto alla reazione alla Dominus Jesus credo che sia vero quello che è segnalato nell'articolo, anch'io mi ricordo la tempesta , tempesta che finì quando GPII disse, smettetela, è un documento che approvo.
Forse a don Francesco non vanno bene i mentori di Magister in Vaticano. Non so chi siano e non mi interessa.
Non mi sembra che sia un articolo che contiene fuffa.E' un giornalista che scrive bene e documenta sempre bene il sito e quello che dice, cosa che non si può dire di alcuni suoi colleghi.
Che poi sia infallibile credo che nessuno lo sostenga.

Anonimo ha detto...

E chi ascolterebbe, secondo Lei don Francesco, Papa Benedetto XVI?!?

francesco ha detto...

cara raffaella magister è un professionista della comunicazione... non dice quasi mai nulla di suo, si limita a far parlare gli altri...
ma li combina in un certo modo, da spazio ad alcune idee, butta lì qualche parolina che orienta la lettura... in questo è davvero bravo...
ma anche molto pericoloso... perché porta avanti un modello di lettura delle cose di chiesa che ne infrange l'unità e ne mina la comprensione più autentica...
almeno politi è trasparente: deve obbedire alla linea editoriale e lo fa... con partecipazione e qualche svarione
francesco

mariateresa ha detto...

ma per carità don Francesco,lasci stare il pistolottto morale che ci fa ridere.
Gli anelli nel naso li abbiamo finiti.....

euge ha detto...

Hai ragione Mariateresa e soprattutto caro don francesco, io non passerei troppo del mio tempo a difendere Politi che è talmente trasparente, da far trasparire ( perdoni il gioco di parole ), tutta la sua insofferenza ed avversione per Benedetto XVI .......Don Francesco non faccia queste figure non si abbassi anche lei all'infimo livello di Politi!!!!!!!!!!!!!!
Eugenia