3 settembre 2007

Il Papa a Loreto: i commenti di Casavola ed Introvigne


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Il messaggio del Papa ai giovani

di FRANCESCO PAOLO CASAVOLA

L’INCONTRO di Benedetto XVI con i 500 mila giovani a Loreto ha dato occasione ad osservazioni sul diverso modo di comunicare di questo Papa rispetto al suo predecessore Giovanni Paolo II, alla regia di quanti hanno preparato l’evento privilegiando un protagonismo dialogico di almeno una selezione dei convenuti sul palco lungo novanta metri, sulla musica, gli inni, i testi letti, insomma il contesto e contorno dello spettacolo.
E’ sempre difficile per chi non partecipa fisicamente a queste esperienze di folla accontentarsi delle relazioni che ne riceve traverso le immagini, i servizi, i commenti dei media. Del resto è sempre stato così. Chi mai è riuscito ad avere i turbamenti, le emozioni, le commozioni della moltitudine che ascoltò il Sermone della Montagna?
Dobbiamo piegarci ad un esercizio di concentrazione mentale per intendere che in quel giorno, lontano da noi due millenni, la storia degli uomini subiva il rovesciamento di tutti i valori che l’avevano fino ad allora guidata. I poveri, i deboli, i perseguitati, gli sconfitti cominciavano a sentire la voce che convertiva le loro pene e dolori in beatitudini. Ogni volta che un rappresentante di Cristo, di quella voce che parlò in Palestina da una delle colline che digradano sul lago vicino a Cafarnao, si presenta ad un grande raduno dei nostri tempi, attendiamo che torni a compiersi il miracolo di allora. Che la storia del mondo abbia ancora una volta un mutamento di rotta.
Forse, stando tra le centinaia di migliaia dei giovani di Loreto, qualche brivido e soffio quale ebbero gli Ebrei nell’annuncio delle beatitudini, potremmo provarlo anche noi. Ma oggi soffriamo, e il Papa stesso lo ha ricordato a Loreto, del silenzio di Dio. Perfino una santa come Madre Teresa di Calcutta, ha vissuto una fede angustiata dal silenzio di Dio. Per questo il miracolo dovranno essere le nuove generazioni a compierlo, cercando i segni della presenza di Dio, o dove sono ancora percepibili nella concretezza della vita quotidiana personale, o dove sono ancora preservati dalla devastazione della incredulità nella memoria di quella comunità, cui Dio si è consegnato per attraversare i secoli, che è la Chiesa.
Perché il Papa ha cercato i giovani e i giovani hanno cercato lui? Ecco, questo è un altro modo per capire Loreto. Avere parlato con qualcuno dei ragazzi e delle ragazze che si prenotavano e preparavano per Loreto, significa intendere quale intreccio di disperazione e di speranza segni l’esistenza di generazioni deluse dai loro padri e dalle loro madri, da una società trainata dai miti del benessere materiale, dalla razionalizzazione utilitaristica della vita propria ed altrui verso forme offensive, e neppure dissimulate, di egoismo.
Il Papa ha fatto parlare questa generazione delusa per darle speranza. Ha detto che nessuno è solo, emarginato, fallito. Che possono sentirsi milioni se sapranno indirizzare le loro volontà insieme per darsi una vita degna di essere vissuta. E’ come dire siate guida a voi stessi, senza attendere traghettatori, profeti, leader che il mondo non sa dare.

© Copyright Il Messaggero, 3 settembre 2007


La Chiesa esigente che piace ai giovani

di Massimo Introvigne

Il messaggio del Papa ai quattrocentomila giovani italiani di Loreto è che la Chiesa cattolica rimane una Chiesa esigente. Non viene a compromessi con i «modelli di vita» dominanti, non fa sconti, non ha paura di proclamare «ciò che può sembrare perdente o fuori moda» ma che invece è «il risultato della vittoria dell'amore sull'egoismo». Anche sui temi più delicati - la sobrietà, l'umiltà, la castità - il Papa ricorda che «la pienezza di umanità» è nel Vangelo, e ne mostra i frutti attraverso il fiorire di buone opere di cui giustamente va orgogliosa la Chiesa in Italia.

Il Papa non cita le piccole miserie della politica italiana, ma l'evento stesso di Loreto è la più bella risposta agli attacchi. Dopo il Ferragosto delle accuse di pedofilia - che in alcuni casi si sono già sgonfiate in pochi giorni - il rientro dalle vacanze ha portato tre nuovi attacchi alla Chiesa. Qualche suggeritore italiano ha convinto l'Unione Europea - già normalmente maldisposta verso la Chiesa - a chiedere al nostro governo se le esenzioni dall'Ici di cui godono gli immobili ecclesiastici non permettano alla Chiesa una concorrenza sleale nei confronti dei proprietari di altri immobili. Bruxelles si è convinta facilmente che le mense Caritas per i barboni fanno concorrenza al ristorante dell'angolo, e le case per il soggiorno estivo degli handicappati alla vicina Pensione Miramonti.

Due quotidiani nazionali hanno sbattuto un altro prete in prima pagina, uno stimato parroco di Torino che ha rifiutato l'assoluzione a una signora che dichiarava di convivere e di voler continuare a farlo. Anche qualche «cattolico adulto» si è scagliato contro il parroco, quasi che tra i nuovi diritti ci sia ormai anche il diritto all'assoluzione. Sabato - in coincidenza con l'apertura dell'Agorà dei giovani di Loreto - buona parte del centrosinistra si è felicitata con le comunità valdesi e metodiste che, chiudendo il loro sinodo, hanno annunciato l'avvio di un percorso che dovrebbe portarle a riconoscere e benedire le unioni omosessuali.

Troppo facile la contrapposizione fra le «buone» comunità protestanti tanto moderne e comprensive e la «cattiva» Chiesa di Benedetto XVI.

Ma - con tutto il rispetto per le buone opere delle istituzioni caritative valdesi - è più vicina alle attese dei giovani la Chiesa di Benedetto XVI delle comunità protestanti che tollerano l'aborto, l'eutanasia e le unioni gay. Lo dicono le cifre note ai sociologi. All'interno stesso del mondo protestante - negli Stati Uniti come in Europa e in Italia - le comunità conservatrici che sui temi morali sono più vicine alla Chiesa cattolica che ai valdesi crescono in modo spettacolare, mentre chi si adatta alla cultura dominante perde membri e rischia perfino di sparire. La triste parabola del declino del protestantesimo nel Nord Europa e il successo dei protestanti conservatori negli Stati Uniti ne sono la conferma.
Le udienze di Benedetto XVI sono più affollate di quelle, già da record, di Giovanni Paolo II.

I giovani, certo, non seguono sempre l'insegnamento della Chiesa. Ma non saprebbero che farsene di una Chiesa che gli dicesse che tutto quello che fanno va bene. Sono più attratti da una Chiesa esigente, capace quando è necessario di dire loro di no e di ammonirli, come ha fatto il Papa a Loreto, a non seguire chi privilegia «l'apparire e l'avere a scapito dell'essere». Sarà forse per questo che i sondaggi confermano che in Italia la Chiesa è considerata dai giovani più autorevole della scuola, dei media e del governo.

© Copyright Il Giornale, 3 settembre 2007

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