17 dicembre 2007
Migliorano le condizioni del religioso aggredito a Smirne che invita a non enfatizzare l'episodio (Osservatore Romano)
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Padre Adriano Franchini invita a non enfatizzare l'episodio di cui è rimasto vittima
Migliorano le condizioni del religioso aggredito a Smirne
Marco Bellizi
Sarà con molta probabilità dimesso fra oggi e domani dall'ospedale, padre Adriano Franchini, superiore della Custodia di Turchia e curatore della "Casa di Maria" ad Efeso, ferito con un'arma da taglio da un giovane nella chiesa di sant'Antonio, a Smirne. Il religioso è fuori pericolo e al momento non esiste neanche la necessità di un prossimo rientro in Italia. "Sto benone, non bene. Nessun problema. Sono ancora in ospedale - ha riferito padre Adriano - ma spero di uscire già nella giornata di domani. Non è il caso esagerare il fatto e di vedere cose che non ci sono".
Sulle motivazioni dell'aggressione non ci sono in effetti ancora elementi certi: il diciannovenne Ramazan Bay, che si è consegnato alle autorità turche nella serata di ieri, sembra avesse l'intenzione di convertirsi al cattolicesimo. Il giovane però ha raccontato alla polizia di essersi infuriato "per alcune osservazioni fatte dal prete durante la cerimonia religiosa", alla quale aveva assistito, osservazioni che non ha voluto precisare. "L'ho accoltellato immediatamente", ha aggiunto. Non è da escludere però che dietro l'aggressione ci sia la richiesta non esaudita di denaro accompagnata magari da uno stato di alterazione dovuto all'assunzione di droga. Il ragazzo ha colpito padre Adriano con un pugno nel quale teneva un coltellino di dimensioni tali da non provocare fortunatamente danni in profondità. Intanto padre Vincenzo Succi, cappuccino, fino a un mese fa parroco della chiesa di sant'Antonio ha precisato che il giovane non era un frequentatore abituale. "Se davvero avesse frequentato la chiesa, lo avrei saputo, visto che la nostra comunità è formata da una trentina di persone", ha detto. "Posso invece affermare che nei 52 anni trascorsi a Smirne i rapporti con la comunità musulmana sono stati ottimi e non penso che la situazione sia cambiata o possa cambiare". Dopo aver sottolineato il clima di profondo dialogo e grande reciproco rispetto tra la comunità cristiana e la grande maggioranza musulmana, padre Vincenzo ha definito il ferimento di frate Adriano un gesto isolato, fortunatamente senza gravi conseguenze. "Il clima che si respira a Smirne è tutt'altro che intollerante", ha detto "e lo testimonia per altro la presenza di un'Accademia turco-italiana, adesso gestita dal consolato, ma che io stesso ho fondato il 26 maggio 1955, undici mesi dopo il mio arrivo a Smirne. Ancor oggi, ogni anno 450 studenti turchi imparano l'italiano e i migliori vincono borse di studio per completare il corso all'Università per stranieri di Perugia".
Nella direzione di un miglioramento dei rapporti con la comunità cristiana vanno anche la dichiarazione del ministro degli Esteri turco Ali Babacan, ("indipendentemente dalle motivazioni dell'attacco esprimo rincrescimento", ha detto) e la visita che in ospedale ha ricevuto lo stesso padre Adriano da parte di tre parlamentari turchi, in rappresentanza del primo ministro Erdogan. "È stato un gesto molto bello, un segnale positivo - ha spiegato il vicario apostolico di Anatolia, Luigi Padovese - che dimostra come si stia facendo qualche passo in avanti verso il riconoscimento della Chiesa a livello giuridico. Certo rimane l'altro livello, quello culturale: occorre contrastare qualche pregiudizio che ancora c'è nei confronti dei cristiani in genere, visti troppo spesso alla stregua di un'associazione massonica. Devo dire però che occorre distinguere fra aree geografiche. I turchi sono una popolazione ospitale, accogliente. Nei luoghi dove c'è una comunità significativa di cristiani i rapporti sono migliori, così come nei luoghi più turistici. Evidentemente lo scambio culturale migliora la conoscenza. È nei luoghi dove i cristiani sono pochi che la situazione è peggiore. Lì spesso l'immagine del cristiano è quella trasmessa da un certo tipo di stampa nazionalista che alimenta paure ingiustificate di una perdita di identità". Timori rafforzati anche dalle accuse ai cristiani di proselitismo: fra le ipotesi relative all'aggressione subìta da padre Adriano non a caso c'è anche quella dell'azione di un provocatore, una di quelle persone che, come già accaduto, fingono di volersi convertire proprio per poter accusare i cristiani di proselitismo. "Noi siamo molto cauti - spiega il vicario apostolico di Anatolia - quando si tratta di conversioni. Prevediamo tempi lunghi, almeno tre anni, per poter vagliare la profondità e l'attendibilità della fede. È vero tuttavia che esistono alcune sètte protestanti che si muovono su strade diverse. Ma si tratta comunque di numeri esigui, poche decine di casi su una popolazione di 72 milioni di abitanti".
L'arcivescovo di Izmir, monsignor Ruggero Franceschini, si è recato questa mattina a visitare padre Adriano Franchini le cui condizioni, come detto, sono nettamente migliorate. Il presule ieri, appena giunta la notizia dell'aggressione aveva espresso preoccupazione sia per la salute del religioso, sia per il clima nel quale potrebbe essere maturato il gesto del giovane. Questi fra l'altro potrebbe non aver agito da solo. La polizia avrebbe infatti arrestato altre tre persone, il che aveva reso più concreto il sospetto di un'azione progettata. L'inchiesta tiene conto perciò anche dei recenti episodi di aggressione subìti dai cristiani in Turchia.
Dopo la morte di don Andrea Santoro, che ricordiamo in questa pagina, si sono verificati diverse altri episodi violenti nel recente passato. Nell'aprile scorso tre cristiani, un tedesco e due turchi, sono stati barbaramente uccisi in una casa editrice che pubblica la Bibbia nella città orientale di Malatya. Il processo ai sospetti assassini è già cominciato. Sempre quest'anno, il giornalista turco-armeno Hrant Dink, di religione cristiana, è stato ucciso fuori dal suo ufficio a Istanbul da un ultranazionalista.
(©L'Osservatore Romano - 17-18 dicembre 2007)
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