8 dicembre 2007
Rondoni (Avvenire) sulla norma bavaglio antiomofobia: "Scardinare maschile e femminile, delirio d’onnipotenza"
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Scardinare maschile e femminile, delirio d’onnipotenza
DI DAVIDE RONDONI
Alla fine si sono incagliati. Si sono aggrovigliati. Tra norme europee e mezze modifiche. Ma il problema è posto, serio. Andrebbe trattato in modo pacato e limpido. Invece che in mezzo a sotterfugi, a grida, a faccende con cui non c’entra niente. Insomma, andrebbe trattato con lealtà da parte di tutti. Andrebbe detto piano ai nostri bambini: in natura esistono, nella specie umana, due generi, il maschile e il femminile. È evidente. Biologicamente, fisicamente. Si tratta di due generi straordinari, con infinite sfumature di varietà. Con tanti modi di relazione. Con tante possibili preferenze. Da qui viene il fatto, ad esempio, che ci sono parole maschili e femminili, ma con una tale ricchezza maturata nella storia umana che ad esempio per i francesi la parola il mare 'la mer' è femminile, mentre per noi è 'maschile'. Il mare, naturalmente, non è né maschio né femmina. Ma noi uomini lo chiamiamo mettendo la nostra natura in rapporto alla sua presenza. È inevitabile, è normale, è bello che sia così. O accade pure che in italiano la tassa non è la femmina del tasso. Fantasia della lingua, cioè della capacità di relazione umana. Quando in una lingua antica o moderna esiste un genere 'neutro', serve a indicare non tanto degli strani incroci tra i due generi maschile e femminile, ma a indicare qualcosa (non qualcuno) a cui la natura o la cultura non han conferito un genere preciso.
Insomma, il fatto che in natura esistano due generi per la specie umana non è stata una specie di condanna alla mancanza di fantasia. Né ci ha costretto a moti dell’animo e preferenze obbligatorie. Il costituirsi naturalmente su due generi, non ha rappresentato mai per la cultura degli uomini una specie di binario oppressivo, vincolante nella creazione delle parole, delle arti e delle leggi. Non c’è nessuna battaglia di liberazione dal genere maschile e femminile da fare, per poter vivere e pensare liberamente. Per millenni è stato così. Andrebbe detto. Si può facilmente dimostrare. Anche la fantasia dei poeti e dei creatori di miti antichi nel creare figure di fantasia in cui il genere maschile e femminile davano origine a composizioni straordinarie, non portava a negare l’evidenza naturale della distinzione in due generi. Quelle figure erano proprio per questo 'straordinarie'. Dunque, a che esigenza risponde l’accanimento di taluni, pur con ogni sotterfugio, evitando il confronto aperto, a voler inserire la categoria di genere, e dunque di più dei due generi, nell’ordinamento giuridico e nella società? In un’epoca in cui vengono riconosciuti diritti a ogni possibile preferenza politica, civile, religiosa, sessuale, perché insistere sullo scardinamento dei generi maschio e femmina?
Andrebbe detto piano. Limpidamente, e serenamente. E però andrebbe detto forte. È per fondare una dittatura. È per fondare la dittatura di decidere noi cosa esiste in natura. È quella peggiore, la dittatura per così dire religiosa, cioè di chi si mette al posto di Dio per decidere cosa esiste e cosa no. È per fondare non un corretto rapporto, un rapporto laico, una relazione rispettosa e creativa, con la natura. Non lo fanno per trovare il modo con cui l’uomo possa il più liberamente possibile abitare la natura. Ma lo fanno per fondare la dittatura dell’uomo-dio. Nuovo genere d’uomo. Parlano di laicità. Ma sono peggio degli ayatollah teocratici. Hanno una loro divina missione. Fondare la loro dittatura sulla natura e sulla evidenza.
In nome dei comandamenti che hanno elaborato, che sanno come creare consenso facile. Come i dittatori parlavano di avvenire radioso anche costoro spacciano buoni sentimenti. E forniscono parole utili a creare nuove ideologie quando quelle vecchie dei gruppi dirigenti sono finite ma non è finito il loro potere. Scambiano la necessità di giustizia o di progresso culturale con le battaglie del loro ristretto gruppo di interesse. Le dittature peggiori, lo sappiamo, non sono state quelle che hanno eliminato i parlamenti, e i decreti, i cavilli. Ma quelle in cui tra decreti e cavilli avanzano uomini che vorrebbero essere Dio.
© Copyright Avvenire, 8 dicembre 2007
OMOFOBIA E POLEMICHE
Strascichi senza fine dopo la convulsa seduta al Senato dell’altro ieri L’Udc all’attacco: «Il Guardasigilli fa tre parti in commedia: eviti che vengano inserite norme anticostituzionali»
Sulle «tendenze sessuali» nuova bufera nel governo
DA ROMA ANGELO PICARIELLO
La messa in sicurezza della maggioranza è ancora lontana, l’Unione è ancora spazzata da venti di crisi. Ad agitarli stavolta è Clemente Mastella, protagonista della mediazione finale al Senato, dove il provvedimento del governo sulle espulsioni è passato sul filo del rasoio. Uno «spettacolo triste», per Silvio Berlusconi, quello che l’altra sera ha offerto l’aula di Palazzo Madama, ma la sintesi di Vannino Chiti, «la maggioranza c’è finché c’è la fiducia», non vuol dire che la nottata è passata. Il leader dell’Udeur avverte: «Non scherziamo. Se non mi fossi speso a convincere il senatore Colombo e qualche altro indeciso il governo sarebbe già in crisi. L’ho fatto facendo leva sulla promessa di Chiti che quel riferimento all’omofobia sarebbe stato cancellato da una normativa che si occupa di tutt’altro. Se così non sarà, sarà crisi». E basta sentire il capogruppo di Rifondazione Gennaro Migliore per capire che la questione è tutt’altro che risolta. «Noi alla Camera il decreto lo votiamo così com’è». «Certo, il decreto va approvato così com’è, non c’è tempo di farlo tornare al Senato – concorda Mastella –. Ma se non c’è la contestuale dichiarazione del governo, che si impegna a togliere quel riferimento dalla norma, non scherzo, sarà crisi davvero ». «Io non mi impegno a niente », ribatte Migliore a indicare la permanete delicatezza della situazione. Ed è il capogruppo dell’Udeur Mauro Fabris a spiegare i dettagli della corsa ad ostacoli che attende l’esecutivo: «Conclusa la sessione di bilancio, approvata la Finanziaria il decreto sicurezza arriva alla Camera, fra il 20 e il 23 dicembre. In quella sede noi ci aspettiamo questa dichiarazione del governo, che dovrà impegnarsi a eliminare, il 27 dicembre, nel Consiglio dei ministri che si riunirà per varare il cosiddetto mille-proroghe, questo riferimento all’identità di genere, che fra l’altro è già oggetto di una discussione in commissione, alla Camera. Non si può rischiare di creare un reato di opinione contro chi dichiarasse, ad esempio, di esser contro le coppie gay». E se così non sarà, chiarisce Mastella, «la verifica di gennaio neanche inizia. Rompiamo prima».
La difficoltà della situazione era emersa già in mattinata, quando Migliore, alla conferenza dei capigruppo della Camera convocata per la Finanziaria, aveva lanciato un avvertimento sulla blindatura del decreto sicurezza. Dopo la secca replica di Fabris era dovuto intervenire il capogruppo del Pd Antonello Soro per chiudere la questione dicendo che non era quella la sede.
Maurizio Eufemi dell’Udc, attacca Mastella: «Non faccia tre parti in commedia, eviti, semmai, da Guardasigilli, che vengano inserite norme palesemente incostituzionali». Ma si apre una questione anche all’interno dei senatori teodem, per il voto negativo alla fiducia della sola Paola Binetti: «Nessuna divisione, ha dato un segnale per tutti noi», spiega Gigi Bobba, che chiede a sua volta correttivi alla Camera. Rende l’onore delle armi alla Binetti, Pier Ferdinando Casini: «Voglio renderle omaggio, ha dimostrato coerenza con le sue scelte di fede. Mi inchino al suo gesto». E dal Pd arriva per lei la solidarietà di Renzo Lusetti: «Ha posto una questione di metodo e di merito non irrilevante. Il parlamentare deve rispondere alla propria coscienza».
La convulsa seduta del Senato lascia altri strascichi. Per l’aggressione subita dalla sottosegretaria Marcella Lucidi da due senatori della Lega. «Non è stata sfiorata nemmeno con un dito», assicura Roberto Castelli. E per l’assenza in aula del senatore di An Francesco Divella, prima proposto per l’espulsione da Gianfranco Fini, poi 'scagionato' perché sarebbe stato colto da un malore. Anche se una sua intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno racconta tutt’un altro film. E la sua assenza, decisiva, alimenta un altro giallo. E stavolta è il centrodestra a lacerarsi di nuovo al suo interno, con Berlusconi che ringrazia i senatori di Forza Italia per la presenza compatta. E, a proposito di film, come nel calcio c’è anche chi chiede di rivedere il filmato della votazione. Lo fa Renato Schifani di Forza Italia, per rivedere scene di pressione di cui sarebbe stato oggetto il titubante Lamberto Dini.
© Copyright Avvenire, 8 dicembre 2007
«Ho votato no per rispetto della mia coscienza»
Paola Binetti
«Non ho alcuna intenzione di uscire o di farmi cacciare.
Quell’iniziativa può essere il passo di un processo rischioso sotto il profilo antropologico»
DA ROMA PIER LUIGI FORNARI
Paola Binetti è appena uscita dal comitato del Pd sul manifesto del Valori. Non ha voluto mancare, anche se i giornali sono pieni dei racconti del suo 'strappo' sul voto di fiducia al Senato su un maxiemendamento che introduce il concetto di 'tendenza sessuale'. Di più le cronache danno voce a qualche parlamentare che chiede la sua espulsione dal Pd. «Non ho nessuna intenzione di uscire e neppure di farmi cacciare – chiarisce –. E cos’è un’epurazione per motivi etici? Una bella contraddizione chiederla per chi si schiera contro le discriminazioni per convinzioni personali».
Veniamo a quello che è successo giovedì al Senato.
Il primo punto è che l’emendamento voluto dalla sinistra radicale sull’identità di genere è stato introdotto con una procedura del tutto irrituale, perché è copia conforme di una norma che è contenuta in un ddl del governo in discussione in commissione Giustizia della Camera. È assai strano, quindi, che al Senato si proponga la stessa cosa con un emendamento ad un ddl di conversione di un decreto che ha una procedura veloce. Essendo poi materia del tutto estranea.
E allora cosa hanno fatto i Teodem?
Abbiamo chiarito subito che quell’emendamento non l’avremmo votato perché, tra l’altro, configurava un reato di opinione in merito alla cosiddetta identità di genere.
C’è stato a questo punto un tentativo di mediazione del governo su un testo che è stato inserito nel maxiemendamento su cui è stata posta la fiducia… È stato subito evidente che quella mediazione non poteva essere soddisfacente perché, seppure è stato tolto il reato di opinione, si è reso più criptico il messaggio con il riferimento al trattato di Amsterdam.
Il reato di opinione non era poi del tutto cancellato perché, si può far rientrare come discriminazione.
Infatti questo è il punto chiave. La prima parte era perfettamente condivisibile. Come non essere d’accordo nel contrastare la discriminazione o la violenza razziale o etnica o anche per ragioni di sesso. Sesso inteso secondo la naturale differenza sessuale, che sta alla base della nostra Costituzione. Ma che bisogno c’era di un’altra norma? C’è la legge Reale del ’75, la Mancino del ’93.
Perché allora l’emendamento?
L’introduzione di un termine così vago come quello di 'tendenza sessuale' può costituire il primo passo di un processo, e da qui nascono le nostre perplessità, al termine del quale tutto diventa possibile: i Dico, i Pacs, il matrimonio omosseuale, con la possibilità dell’adozione. Infatti si potrebbe far passare come una forma di 'discriminazione' il fatto che ad una coppia gay non sia consentita l’adozione. Sono temi sui quali si sta discutendo da più di un anno e la contrarietà della gente è diffusa.
Allora cosa si fa? Si mette il carro davanti ai buoi, con un escamotage parlamentare? È chiaro che siamo tutti d’accordo nel rispettare i diritti individuali degli omossessuali in quanto persone, ma una formulazione così vaga e così ambigua come quella della 'tendenza sessuale' non poteva non destare la nostra preoccupazione, nel momento in cui è in atto una campagna culturale che, oltre alle iniziative parlamentari, ha dato luogo anche al tentativo di blitz al comune di Roma con il registro delle unioni di fatto.
Senatrice sta parlando di 'noi', ma l’unica Teodem a votare contro il maxiemendamento è stata lei.
Si deve tener conto che c’è stato un interlocutore che, con più chiarezza e fermezza di tutti, ha colto la validità delle nostre obiezioni perfino sul piano del rischio di incostituzionalità. È stato il ministro dei rapporti con il Parlamento Vannino Chiti, che ha impegnato la sua parola sul fatto che, una volta concessa la fiducia, questa norma sarà modificata sostanzialmente o abrogata nel passaggio alla Camera o nel decreto cosiddetto 'centoproroghe'. Queste rassicurazioni sono le ragioni, suppongo, per cui Luigi Bobba e Emanuela Baio hanno votato la fiducia. È una fiducia sottoscritta sulla parola data da Chiti.
Ma lei ha votato contro…
Il mio ragionamento è stato questo: 'Sta al governo rispettare l’impegno di modificare la norma. Ma io adesso se voto 'si', entro in conflitto con le cose che penso, e che vado dicendo da più di un anno. Quindi nessuno si può stupire che voti contro…'
Come la mettiamo con il Pd?
Il Pd nasce come la ricerca di sintesi tra culture diverse, forse qualcuno ha voluto forzare i tempi e guadagnare posizioni gettando surrettiziamente queste tematiche sul tavolo, senza che le necessarie premesse antropologiche fossero chiarite. Ma questo è il vero compito che adesso ci spetta.
© Copyright Avvenire, 8 dicembre 2007
DOTTRINA DELLA FEDE
Già nel ’92 parole chiare sulle tendenze
«Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile».
Non potrebbero essere più chiare le parole scelte dalla Congregazione per la dottrina della fede per condannare, già nel ’92, qualsiasi comportamento omofobo o discriminatorio nei confronti delle persone omosessuali. Nella nota intitolata 'Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone onmosessuali', il dicastero presieduto dall’allora cardinale Ratzinger, era intervenuto per chiarire una serie di questioni etico-politiche sollevate negli Stati Uniti. Rilette alla luce della situazione italiana di oggi quelle riflessioni mantengono intatto tutto il loro valore. Accanto al rispetto per la condizione delle persone, la Nota sottolineava che «la 'tendenza omosessuale' non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica, ecc rispetto alla nondiscriminazione ». Ecco perché, proseguiva il documento «vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto delle tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, o nel servizio militare». D’altra parte, se è vero che le persone omosessuali «hanno il diritto a essere trattate in maniera che non offende la loro dignità personale», è altrettanto vero, ribadiva la Congregazione per la dottrina della fede, che non vi sono diritti precostituiti derivanti dall’omosessualità.
In tutte queste situazioni, soprattutto ci sono in gioco questioni di bene comune – concludeva la Nota – «non è opportuno che le autorità ecclesiali sostengano o rimangano neutrali davanti a una legislazione negativa».
© Copyright Avvenire, 8 dicembre 2007
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2 commenti:
Delirio di onnipotenza ......io lo definirei delirio e basta..... perchè solo deliranti possono essere certe convinzioni come quella di riscrivere la storia dell'uomo ed il conseguente significato di coppia formata da un uomo ed una donna e di famiglia.Ma è fin troppo evidente che tutto questo serve per arrivare al traguardo delle coppie dello stesso sesso come coppie ricosciute a tutti gli effetti non dimenticate la fiaccolata in Campidoglio per il registro della solidarietà...........
Eugenia
Seguendo le cose dall`estero non avevo capito che il maxiemendamento anche se sul filo del rasoio è passato.
Non posso non chiedermi,ma i senatori cattolici anche se di sinistra, hanno capito l`importanza del loro voto? ne hanno misurato le conseguenze? sono al corrente e d` accordo con la lotta ideologica che porta in avanti tali rivendicazioni?
Sono incoscienti? ignoranti? codardi? accecati dal polverone del ricatto all`accusa di omofobia se osassero opporsi alle richieste dei movimenti omosessuali?
Sì, non riesco a capire il voto dei senatori cattolici, dove hanno messo la loro coscienza? l`hanno persa per strada rendendosi al Senato?
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