12 febbraio 2008

L’Osservatore: «Basta confondere Cei e Vaticano, nella polemica politica, dai mass media sovrapposizioni improprie»


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L’Osservatore: «Basta confondere Cei e Vaticano»

Nota dell’organo della Santa Sede: nella polemica politica, dai mass media sovrapposizioni improprie

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO - L’Osservatore Romano difende a spada tratta la presenza dei cattolici nella vita politica italiana. Parte dall’anniversario dei Patti Lateranensi che quest'anno coincide «con un'altra ricorrenza particolarmente significativa per la storia d'Italia», vale a dire l'entrata in vigore «sessant'anni or sono, della Costituzione repubblicana», per arrivare alle turbolenze dei giorni nostri, dove nulla è più garantito. Che al di là del Tevere, così come ai vertici della Conferenza Episcopale, vi siano forti timori per la futura visibilità delle componenti cattoliche nelle nuove formazioni partitiche in via di costruzione, tanto in quella di centrodestra che in quella di centrosinistra, non è affatto un mistero. Da ottobre ad oggi non si contano le voci che si sono levate a difesa dei politici cattolici. Il segretario della Cei, Betori, qualche settimana fa, durante una conferenza stampa non mancava di fare notare ai giornalisti che «la risorsa del Vangelo e la tradizione cattolica in Italia dovrebbe essere valorizzata, non demonizzata o emarginata dal dibattito pubblico». Il suo messaggio era chiaro: il cattolicesimo non può essere messo in un angolo. Il rischio è che l’eredità di Sturzo e di De Gasperi possa progressivamente sfibrarsi fino a non essere più in grado di incidere su questioni ritenute cruciali. Difesa della vita e della famiglia comprese. L’intervento di Boffo, sabato scorso al Tg1, nell’orario di massimo ascolto, va letto in questa direzione. Ieri, più sfumato ma ugualmente proteso a tutelare il ruolo dei cattolici, è stato il quotidiano del Vaticano che è in edicola con una analisi storica sul «grande contributo» della Chiesa dai Patti Lateranensi in poi. Non è un caso, viene fatto notare, se all’articolo 7 della Carta costituzionale si fa riferimento all’Accordo che mise fine alla questione romana, aprendo una nuova stagione di collaborazione basata sul principio di laicità. Tra i padri costituenti poi c’erano tanti cattolici. In questo senso «i Patti non avevano avuto solo la funzione di chiudere, una volta per tutte, un doloroso passato, ma avevano anche una funzione da assicurare permanentemente nel tempo».

La nota – scritta, secondo quanto filtra, una decina di giorni fa – termina con una precisazione: Santa Sede e Cei sono due entità ben distinte da non confondersi tra loro. Troppe volte si leggono sui giornali o si ascoltano dai politici «improprie o erronee» sovrapposizioni. Ciò genererebbe solo malintesi finendo inevitabilmente per coinvolgere nelle polemiche persino Papa Ratzinger.

La campagna elettorale è ormai alle porte, il rischio di strumentalizzazione è alto e il cardinale Bertone sembra preoccupato di fare in modo che la Santa Sede resti fuori dalla mischia il più possibile. Ma la netta demarcazion fatta tra Cei e Santa Sede non può non richiamare alla mente anche la lettera inviata dal segretario di Stato Bertone al presidente della Cei Bagnasco all’indomani della sua nomina, con la quale dichiarava esplicitamente che i rapporti con le istituzioni da quel momento in poi li avrebbe gestiti solo lui. Non più Ruini.

© Copyright Il Messaggero, 12 febbraio 2008 consultabile online anche qui.

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