27 agosto 2008

Liberazione "omaggia" Papa Luciani. In realtà vuole solo attaccare Ratzinger con una intervista fitta di stereotipi e qualche errore grave...


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Su segnalazione di Eufemia leggiamo l'introduzione ad un convegno su Papa Luciani e soprattutto un'intervista di Fulvio Fania a Giorgio Cracco.
Analizzeremo, anche per divertirci, i vari passaggi.
In realta' l'intervista contiene un errore storiografico grande come una casa, che pero' qualifica in modo perfetto l'articolo stesso.
Forse la smania di contrapporre Papa Benedetto XVI ai suoi immediati predecessori, accostandolo, al contrario, a Pio XII, ha fatto commettere a Cracco una svista inspiegabile, e grave, per uno storico. Ma leggiamo e poi commentiamo.
Rileviamo, ancora una volta, che non si vuole tanto rendere omaggio a Papa Luciani, a Giovanni XXIII, a Paolo VI ed a Giovanni Paolo II, quanto denigrare Benedetto XVI, l'unico che sta davvero nei pensieri degli intervistati e degli intervistatori :-)
Non si dovrebbe mai decantare un Pontefice attaccando i suoi predecessori e/o successori.
Il giochetto e' ormai palese e un tantino noioso proprio perche' l'abbiamo smascherato da tempo
.
Raffaella

«Luciani, il papa-ponte che avrebbe voluto non essere più un solitario monarca»

Si svolgerà dal 24 al 26 settembre il convegno su Albino Luciani organizzato dall'Istituto per le ricerche sociali e religiose di Vicenza, fondato da Gabriele De Rosa in collaborazione con la Fondazione Giovanni XXIII di Bologna e lo storico Alberto Melloni. Alla preparazione hanno contribuito Annibale Zambardieri dell'Università di Pavia e Giovanni Vian dell'Università di Venezia, autore della voce Giovanni Paolo I nell'enciclopedia Treccani. Nel primo giorno i lavori si svolgeranno a Canale d'Agordo e saranno dedicati al piccolo mondo del bellunese dell'epoca natale di Luciani. Il secondo giorno il convegno si trasferirà a Vicenza per affrontare la figura di Luciani vescovo e il 26 a Venezia in Palazzo Franchetti per il Luciani patriarca della città. Concluderà il ciclo una tavola rotonda sul 1978 come anno-cerniera nella Chiesa.

Prima della tiara: tre giorni per capire

Fulvio Fania

Dicono che sia stata una "svista" dello Spirito Santo. Quel Conclave d'agosto 1978 durò pochissimo, appena 26 ore e quattro votazioni. Alla fine sorprese il mondo e ancor più la Curia. Sorprese perfino lui, Albino Luciani, il patriarca di Venezia che si ritrovò improvvisamente papa, il primo eletto dopo il Concilio Vaticano II da un collegio di cardinali elettori in cui i curiali, i conservatori e gli europei contavano meno di un tempo. Dalle sue confidenze al sacerdote veneziano Germano Pattaro, anziché lo stereotipo del papa ingenuo e sprovveduto emerge un papa temuto dai palazzi vaticani e pronto ad introdurre novità clamorose nella guida della Chiesa e a pronunciare mea culpa per le sue responsabilità storiche di istituzione. Non secondo il sottile bizantinismo delle "colpe dei figli della Chiesa" come i conservatori e il cardinal Ratzinger avrebbero invece imposto a Woityla.
Ma quella svista dello Spirito durò come un lampo. Soltanto trentatré giorni dopo Giovanni Paolo I, come volle chiamarsi in omaggio ai predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI, morì nella notte. Poco prima era morto improvvisamente, dopo essere stato ricevuto da Luciani, il metropolita ortodosso Nikodim. Sulle circostanze della morte del papa si addensò subito il mistero: l'ora esatta, il male che lo stroncò, i documenti che stava leggendo. Stava esplodendo lo scandalo del banco Ambrosiano e dello Ior e il nuovo papa faceva certo paura a Paul Marcinkus e ai manovratori del grande affare. Voleva rimuoverli e cambiare aria. La mancanza di un'autopsia, come sempre alla morte dei pontefici, e le contraddizioni vaticane sugli ultimi momenti di vita del papa finirono per alimentare i sospetti che circolavano: lo hanno avvelenato. Sei anni dopo il giornalista inglese David Yallop sostenne la tesi dell'omicidio nel suo In nome di Dio . Anche escludendo la tazzina avvelenata, la fine di Luciani resta la tragica rappresentazione di un papa letteralmente schiacciato dal peso di un'istituzione refrattaria ai cambiamenti.

Lo storico Giorgio Cracco, docente all'Università di Torino e segretario dell'Istituto per le ricerche sociali e religiose di Vicenza, ha indagato la figura e gli scritti di Luciani prima di quei pesanti trentatré giorni. E parla subito di un personaggio «scomodo».

«Non se ne parla, almeno nella ricerca storiografica. Chi affronta i papi del Novecento difficilmente si sofferma su di lui, con la buona giustificazione che un papato di 33 giorni è davvero incompiuto. Ce ne furono altri nella storia della Chiesa, durati poco più di un mese. E ci fu la rinuncia di Celestino V che, scrive Dante, fece «per viltade» il gran rifiuto. Questo termine viltade secondo studi più recenti non significa vigliaccheria ma si riferisce alle origini vili, cioè di bassa estrazione di quel pontefice. Un contadino, insomma, che non si era impersonato nel ruolo e nel cerimoniale dell'icona papale.

Ci sta dicendo che era "contadino" anche Luciani?

In qualche misura sì. Non si può certo affermare che se fosse vissuto non avrebbe retto il peso del pontificato. Semplicemente sto segnalando il non adattamento di questa figura al papato. Ma non è vero che non lasciò traccia. Se non ci fosse stato lui non avremmo avuto neanche Giovanni Paolo II. E' stato infatti un papa-ponte, ha permesso di arrivare ad un papa non italiano, ha rotto un tabù. Luciani aveva infatti una percezione universale. Era in contatto con tutte le chiese del Terzo Mondo. Monsignor Oscar Romero conservava tra i suoi documenti il suo Illustrissimi , il libro che raccoglie le lettere da patriarca di Venezia, tradotto in spagnolo. Inoltre, benché non fosse preparato a fare il papa, è forse l'ecclesiastico che ha trattato più diffusamente del papato.

Ma Wojtya fu diversissimo da Luciani.

Non c'è dubbio. D'altra parte Luciani era molto caro a Paolo VI e se ci sono due personalità diverse sono proprio lui e Montini. Tra loro c'era però una profonda affinità ideale. C'è una grande differenza tra un papa veneto e uno lombardo come Paolo VI. Nel Novecento la Lombardia ha dato papi di rilievo culturale, come Pio XI. Il Veneto invece ha dato papi modesti per levatura sociale e intellettuale, come Pio X che scatenò la battaglia contro il modernismo. Potremmo aggiungere anche Giovanni XXIII che ha origini bergamasche vicine alla realtà veneta. Sia chiaro, Giovanni Paolo I ha lasciato ben nove volumi di opera omnia, è un personaggio molto provveduto. Però si è fatto da solo, non proviene da un ambiente culturale. Montini, Luciani e Wojtyla hanno il tratto comune di essersi trovati coinvolti nel Concilio e nel post-Concilio. Giovanni Paolo I ha espresso, da vescovo, connotazioni molto conciliari.

Nelle sue confidenze da papa promise collegialità e mea culpa della Chiesa. Insopportabile per la Curia?

È difficile valutare i 33 giorni. Non sono a disposizione i documenti. Sappiamo cosa disse ma non possiamo sapere come avrebbe sviluppato certe convinzioni. Si dice che avrebbe voluto istituire un asilo per i poveri e che avrebbe voluto servirli a tavola. Sembra un aspetto agiografico, in realtà bisogna cercarne le ascendenze. Fu Gregorio Magno il papa che soccorreva materialmente la gente nell'Europa affamata dell'epoca. Luciani si richiamava molto a Gregorio Magno così come fece Roncalli. In Luciani è forte il riferimento alla Chiesa del primo millennio. Quella del secondo millennio invece è la Chiesa di Pio XII e oggi dello stesso Ratzinger il quale, non casualmente, ha scelto il nome di Benedetto. Il monaco di Norcia risale al primo millennio ma fu completamente rivisitato e piegato dalla Chiesa successiva. Papa Pacelli, proclamando Benedetto patrono d'Europa, sostenne che i monaci benedettini andarono dalla Spagna alla verde Polonia per portare la voce del papa, mandati dal papa. Anche l'attuale pontefice pensa a Benedetto come ad un uomo del papa ma questa è un'invenzione storiografica.

Sorpresa o no, l'elezione di Luciani fu una vittoria degli innovatori e fu il cardinale Benelli a tessere la trama.

Le teorie sui Conclavi sono sempre labili. Certo Benelli fu lo sponsor ma che Luciani sia stato eletto in sole quattro votazioni è singolare.

I conservatori non avevano i numeri per far prevalere un loro candidato.

Anche questo è vero. Ma anche Luciani era al contempo conservatore e innovatore. In particolare è noto che avrebbe preferito che Paolo VI non emanasse la Humanae vitae (l'enciclica che condanna la contraccezione, ndr ).

Quanto contò per metterlo in buona luce tra i più conciliari lo scontro sostenuto ai vertici della Cei contro il cardinale Siri?

Non saprei dirlo. Lo scontro ci fu. Luciani però era spigoloso anche con personaggi di orientamento opposto a Siri. Non era mai contento finché non aveva capito personalmente il problema. Ho anche scoperto che in Veneto non era molto amato come patriarca di Venezia. E' un personaggio complesso, non facilmente etichettabile.

Però, almeno sullo stile di Chiesa, non possono esserci dubbi circa il suo orientamento innovatore.

Sì. Va tuttavia aggiunto che nei suoi scritti Luciani non deflette mai dall'idea del monolitismo del papato. Può darsi che questo sia stato apprezzato al momento del Conclave dai conservatori. Comunque a rivelare l'atteggiamento di una parte della Chiesa, quella conservatrice allora perdente, fu una famosa intervista di Siri a Gianni Licheri, rilasciata dopo la morte di Luciani in vista del successivo conclave. Il cardinale di Genova affermava in sostanza di non capire neppure che cosa fosse la collegialità nella Chiesa. Era una critica a Giovanni Paolo I, neanche tanto elegante visto che era appena morto. L'elezione di Luciani fu la prima dopo il Concilio e la prima col nuovo sistema introdotto da Paolo VI che escludeva dal Conclave i cardinali ultraottantenni. Nel collegio improvvisamente la maggioranza europea si ridusse alla pari con la rappresentanza del resto del mondo.

Lo storico e vaticanista Giancarlo Zizola, escludendo il giallo sulla morte di Luciani, sostiene però che fu schiacciato dal peso di un'istituzione del papato sproporzionata e da riformare.

Questa osservazione viene mossa a Luciani anche per gli incarichi precedenti. Anche alla guida del Patriarcato, anche nei rapporti con le banche.

Appunto lo Ior di Marcinkus…

In realtà sulla faccenda, sul piano storiografico, non si ricava ancora nulla. I documenti sono segreti.

Lei personalmente ha mai nutrito dubbi sulla fine di Luciani?

Devo dire di no. Ma ci sono tanti modi di venir meno a questo mondo. Anche quello di trovarsi schiacciati dalla responsabilità. Ripensando alla sua idea di papato, esposta negli scritti precedenti all'elezione, colpisce la sua preoccupazione per la solitudine del papa. Soffriva questa condizione sul piano culturale e teologico prima che su quello psico-fisico. Voleva collegialità. E davvero si trattava di un'idea innovativa da parte di un ecclesiastico che era comunque nato nel 1912. In fondo la Chiesa dei primi cinquant'anni del Novecento era stata per molti versi una Chiesa medievale. E per un conservatore come Siri il papa doveva essere un monarca. Un papa solo pastore appariva decapitato.

© Copyright Liberazione, 26 agosto 2008 consultabile online anche qui.

Ed ora apriamo le danze:

"Non secondo il sottile bizantinismo delle "colpe dei figli della Chiesa" come i conservatori e il cardinal Ratzinger avrebbero invece imposto a Woityla".

Che cattivone il cardinale Ratzinger, vero Fania?
Papa Giovanni Paolo II e' ora un grande Pontefice (finche' era vivo veniva accusato di avere demolito il Concilio ma tant'e'...) eppure era influenzato in tutti i modi da Joseph Ratzinger.
Non e' un po' contraddittorio? O era un grande Papa o un uomo che si lasciava convincere da un cardinale.
Vede, Fania, che non ha molto senso?
Inoltre nessuno sapra' mai che cosa avrebbe fatto Papa Luciani, quindi e' un po' facile, ora, fare illazioni. Non crede?
Bizantinismo? E perche'? La responsabilita' e' sempre personale, mai della "istituzione" e mai della "fede".
Sarebbe come dare a Marx la colpa delle nefandezze conpiute dai "figli del comunismo" e a Nietzsche la responsabilita' dei massacri dei nazisti.
Inoltre questa storia dei mea culpa, caro Fania, non e' piu' spendibile contro Papa Benedetto.
Persino Politi non ne parla piu'.
Perche'? Semplice!
Ratzinger e' il primo Pontefice ad essere andato negli Usa e in Australia a scusarsi PERSONALMENTE per le colpe dei preti pedofili. Non solo! E' il primo Papa ad avere voluto incontrare PERSONALMENTE le vittime.
E qui non parliamo di crimini commessi secoli fa ma di colpe della Chiesa attuale. Non dimentichiamolo!

R.

Stava esplodendo lo scandalo del banco Ambrosiano e dello Ior e il nuovo papa faceva certo paura a Paul Marcinkus e ai manovratori del grande affare. Voleva rimuoverli e cambiare aria

Ci sono delle prove concrete o facciamo supposizioni alla "Chi l'ha visto"?
R.

E ci fu la rinuncia di Celestino V che, scrive Dante, fece «per viltade» il gran rifiuto. Questo termine viltade secondo studi più recenti non significa vigliaccheria ma si riferisce alle origini vili, cioè di bassa estrazione di quel pontefice. Un contadino, insomma, che non si era impersonato nel ruolo e nel cerimoniale dell'icona papale.

Domanda fintamente ingenua per il prof. Cracco: se per "viltade" si intende l'origine umile, potrei sapere come mai Dante piazza Celestino V nell'Inferno e precisamente fra gli ignavi?
Si veda il testo del Terzo Canto dell'Inferno di Dante.
E in particolare
:

Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.
Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta d’i cattivi,
a Dio spiacenti e a’ nemici sui
.

Se l'interpretazione fosse giusta perche' non e' stato messo in Purgatorio o addirittura in Paradiso?
Ehm...non mi convince!


Il Veneto invece ha dato papi modesti per levatura sociale e intellettuale, come Pio X che scatenò la battaglia contro il modernismo.

Ma per l'amor del Cielo! San Pio X e' stato uno dei Papi piu' incisivi della storia!
R.

Montini, Luciani e Wojtyla hanno il tratto comune di essersi trovati coinvolti nel Concilio e nel post-Concilio.

Omissione storiografica, caro Cracco: manca Ratzinger!
R.

Il monaco di Norcia risale al primo millennio ma fu completamente rivisitato e piegato dalla Chiesa successiva. Papa Pacelli, proclamando Benedetto patrono d'Europa, sostenne che i monaci benedettini andarono dalla Spagna alla verde Polonia per portare la voce del papa, mandati dal papa. Anche l'attuale pontefice pensa a Benedetto come ad un uomo del papa ma questa è un'invenzione storiografica.

ERRORE STORICO GRAVISSIMO!

Ma come e' stato possibile?
Da questo momento in poi possiamo prendere questa intervista e metterla in archivio perche' si qualifica da sola.
Caro Cracco, l'unica invenzione storiografica che vedo e' la Sua!
Caro professore, Papa Pacelli non ha proclamato Benedetto da Norcia Patrono d'Europa.
Stiamo scherzando?
Fu Papa Paolo VI (Papa conciliare, Papa lombardo come direbbe Lei) a prendere questa decisione il 24 ottobre 1964.
Evidentemente la smania di accostare Benedetto XVI a Pio XII (un onore!) ha portato ad una svista grossa come un casolare.
Consiglierei la lettura della catechesi che Papa Ratzinger ha dedicato a San Benedetto e la spiegazione della scelta del nome da Pontefice.
In effetti, pero', anche Pio XII proclamo' San Benedetto Patrono...si'...Patrono degli speleologi, poi degli architetti e degli ingegneri italiani.
Si legga qui.

Dobbiamo continuare a scorrere l'intervista che ormai si qualifica da sola? Ma si'...

In particolare è noto che avrebbe preferito che Paolo VI non emanasse la Humanae vitae

Noto a chi?
R.

Appunto lo Ior di Marcinkus...

In realtà sulla faccenda, sul piano storiografico, non si ricava ancora nulla. I documenti sono segreti.

Qui niente illazioni e supposizioni? Eh si'...in fondo non si puo' chiamare in causa Papa Ratzinger che nulla c'entra con Marcinkus. Sbaglio?

Ripensando alla sua idea di papato, esposta negli scritti precedenti all'elezione, colpisce la sua preoccupazione per la solitudine del papa. Soffriva questa condizione sul piano culturale e teologico prima che su quello psico-fisico. Voleva collegialità.

Tutti i Papi sono soli. Per questo ci chiedono di pregare per loro.

Illazione per illazione io potrei dire che "è noto" che gia' Papa Luciani volesse chiedere al cardinale Ratzinger di andare a lavorare in curia...
R.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Che ne dici di inviare una bella email con tutte le "sviste" che hai rilevato a 'sti ignorantoni di Liberazione e al (sedicente?) sig. storico? Sarebbe interessante scoprire se verresti degnata di una risposta.
Alessia

Luisa ha detto...

Eccellente, cara Raffaella...leggendo l`articolo copiavo e incollavo i passaggi discutibili..li hai ripresi tutti te, meglio non saprei dire...


Forse sì quando in introduzione leggo...

"Si svolgerà dal 24 al 26 settembre il convegno su Albino Luciani organizzato dall'Istituto per le ricerche sociali e religiose di Vicenza, fondato da Gabriele De Rosa in collaborazione con la Fondazione Giovanni XXIII di Bologna e lo storico Alberto Melloni

..ho tutte le antenne che escono, il "décodeur" che si accende e non sono stata delusa.

Però questa, come perla è una delle migliori, da assaporare:

"Il Veneto invece ha dato papi modesti per levatura sociale e intellettuale, come Pio X che scatenò la battaglia contro il modernismo. "

!!!

Luisa ha detto...

Ah..."la battaglia contro il modernismo"...una vera manna per certi storici in panne d`ispirazione.
Da una parte i retrogradi conservatori, ignoranti, paurosi, modesti come levatura intellettuale che si sono opposti al "modernismo"...dall`altra i fieri alfieri la spada tratta per difenderlo!

L`accusa seguita per via direttissima dalla condanna definitiva per anti-modernismo, che coloro che hanno avuto l`egemonia intellettuale durante tanti troppi anni, hanno pronunciato contro tutti coloro che non condividevano le loro ideologie, comincia ad essere messa in discussione, l`egemonia intellettuale della Scuola di Bologna e dei suoi amici è terminata.

Raffaella ha detto...

Non penso mi degnerebbero pero' e' stato divertente scansagliare l'articolo.
Perche' mi mettono in mano queste armi? :-)))
R.

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, hai fatto davvero un lavoro di fino. Complimenti. Se mi permetti, avrei peraltro anch’io un sassolino da togliermi dalle scarpe. A un certo punto dell’intervista il prof. Cracco dice testualmente: “a rivelare l'atteggiamento di una parte della Chiesa, quella conservatrice allora perdente, fu una famosa intervista di Siri a Gianni Licheri, rilasciata dopo la morte di Luciani in vista del successivo conclave”.
Bene, non voglio entrare nel merito dei giudizi sui conservatori e sui perdenti; però un richiamo ai fatti è forse opportuno:
- perseguitato da Licheri, che insisteva per avere un’intervista per il suo giornale (la “cattocomunista” “Gazzetta del Popolo”), il cardinal Siri accettò infine, molto malvolentieri, di rispondere frettolosamente a qualche domanda, con l’esplicito impegno, da parte del giornalista, di tener riservato il contenuto della chiacchierata fino all’inizio del Conclave (e cioè il giorno dopo), con la finalità di non disturbare la serenità dei cardinali;
- ottenute le dichiarazioni (registrate in segreto e ad onta di impegni precisi in tal senso), il pio Licheri (che pensava evidentemente – lui e il direttore del suo giornale – di avere una particolare dispensa dall’ottavo comandamento) ne diffuse immediatamente il contenuto facendone trovare copia (con le complicità che si possono immaginare) fra i materiali di lavoro a disposizione dei cardinali elettori PRIMA della chiusura delle porte del Conclave.
Alla luce di queste precisazioni, lascio giudicare a te se le parole del prof. Cracco – pur non esplicitamente false – possano ritenersi veritiere. Un atteggiamento del genere mi fa pensare d’istinto alla parola “farisei”, ma forse sbaglio, forse sono settario: Dio, che legge nei cuori, è l’unico a saperne di più.

Anonimo ha detto...

perchè ce l'hanno tutti tanto con Melloni? avere posizioni non identiche sull'attività della curia romana entra in una prospettiva di libertà. non capisco questa paura del confronto.
io apprezzo molto Melloni come storico della chiesa e mi è capitato spesso di sentirlo parlare nei convegni casaroliani di bedonia. ebbene ha una sua visione sociale del cattolicesimo ma mai mi è capitato di sentire in lui acrimonia o disprezzo per chi non la pensa allo stesso modo. anche i cardinali sbagliano, o no?

Anonimo ha detto...

Tutti gli esseri umani possono sbagliare: cardinali, storici e bloggeristi. Non è questo il problema, Mari: ma che razza di confronto è possibile con chi non entra affatto nel merito delle cose effettivamente dette e scritte (vedi il caso dell'intervista su Bagnasco), distribuendo invece sentenze preconfezionate, sulla base di evidenti pregiudizi?
Nessuno ha paura di rapportarsi a questo signore, Mari: imbarazzo, semmai, di fronte all'abisso cui il settarismo può condurre anche un uomo cui il Signore Dio non aveva negato un discreto numero di talenti.

Anonimo ha detto...

Cara raffaella, splendida questa tua strigliata all'intervista pienza zeppa di pregiudizi e stupidate!

Marco