26 agosto 2008
India, caccia ai cristiani: due missionari arsi vivi (Coggiola)
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India, caccia ai cristiani: due missionari arsi vivi
di Maria Grazia Coggiola
Nuova Delhi - È riesploso con tutta la sua carica di violenza ed orrore il fanatismo degli estremisti indù nell’India laica e hi-tech che si avvia a diventare la futura potenza economica asiatica.
Nello Stato nordorientale dell’Orissa, uno dei più poveri ma anche dei più affascinanti per i suoi gruppi indigeni tribali, si è scatenata negli ultimi due giorni una spietata caccia al missionario cristiano culminata con la morte di una missionaria laica e di un credente, entrambi morti bruciati. All’elenco degli orrori potrebbe doversi aggiungere anche lo stupro di una suora cattolica, ma la conferma di questo episodio non è arrivata. Le notizie infatti sono ancora molto frammentarie e sono giunte con il contagocce durante il pomeriggio di ieri. Le fonti principali sono quelle dell’agenzia di stampa del Pime, il network pontificio dei missionari del mondo, che ha informazioni di prima mano. Secondo una prima ricostruzione la missionaria appartenente all’ordine delle Missionarie della Carità era a capo di un orfanotrofio a ovest di Bubaneshwar, principale città dell’Orissa. L’istituto e altri centri religiosi sarebbero stati messi a ferro e fuoco da una squadra di ultrà dell’Hindu Vishnu Parishad, Vhp, un’associazione di volontari che si richiama a valori fascisti e che è affiliata al partito indù-nazionalista del Bjp (Partito del popolo indiano). E nota in passato per avere attaccato le minoranze religiose tra cui quella musulmana e quella cristiana. Gli estremisti avrebbero appiccato il fuoco causando la morte della donna e il grave ferimento di altri due religiosi e una suora. Non sono chiare neanche le circostanze in cui un’altra suora sarebbe stata stuprata in un centro sociale di Bubaneshwar dagli stessi fanatici che ieri avrebbero paralizzato l’intero Stato bloccando strade e trasporti pubblici. Avrebbero anche distrutto chiese, scuole cristiane e centri sociali, secondo le fonti di stampa dei missionari. A scatenare tanta violenza è stata una strage avvenuta sabato in cui è rimasto vittima un leader indù, Swami Laxanananda Saraswati e i suoi cinque seguaci. Era stato sospettato di essere il mandante del massacro di tre cristiani nei pogrom che lo scorso dicembre sconvolsero lo Stato dell’Orissa. Un massacro immediatamente condannato dalla chiesa locale.
In India la minoranza cristiana rappresenta meno del 2% e i cattolici sono una minuscola frazione, concentrati per lo più nello Stato meridionale del Kerela. Ma sono loro ad avere le istituzioni scolastiche più prestigiose e a promuovere una politica di superamento dell’ordine delle caste. Nel quinquennio di governo del Bjp, dal 1999 al 2004, c’era stata un’escalation di episodi di violenza e di profanazione da parte degli estremisti del Vhp, tanto che ci furono anche delle proteste ufficiali da parte delle chiese cristiane indiane, soprattutto contro le leggi che vietano le conversioni religiose forzate che sono in vigore in molti degli Stati indiani e che espongono i missionari al pericolo di essere incriminati anche solo quando vanno in giro con la Bibbia sotto il braccio. Molti religiosi sono stati perseguitati per sospetta opera di conversione soprattutto del ceto degli «intoccabili». Ci sono state anche delle stragi come quella del pastore Graham Stainers e dei suoi due figli barbaramente uccisi da un gruppo di fanatici indù qualche anno fa. Il pastore era stato sospettato di fare proselitismo.
Dopo la salita al potere del laico Congresso nelle elezioni del 2004 sembrava che il clima di intolleranza si fosse attenuato, ma quasi ogni giorno ci sono notizie di aggressioni, saccheggi e furti in chiese e istituti religiosi. In molti casi, per paura, i sacerdoti sono costretti a nascondersi o a celare i simboli religiosi.
© Copyright Il Giornale, 26 agosto 2008 consultabile online anche qui.
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