5 luglio 2007

Rassegna stampa del 5 luglio 2007


Vedi anche:

Motu proprio "SUMMORUM PONTIFICUM' che liberalizza la Messa tridentina


Cari amici, oggi ci aspetta un grande lavoro di lettura :-)
Iniziamo dalla manifestazione di ieri sera contro le persecuzioni nei confronti dei Cristiani. Seguiranno i commenti al motu proprio 'Summorum pontificum', compreso quello di Melloni
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Raffaella

In piazza anche Berlusconi e Fini

Laici e cattolici alla manifestazione per i cristiani

Berlusconi alla manifestazione. «Ci sono ostaggi di serie A e B»

Fabrizio Roncone

ROMA — Si è svolta ieri sera in piazza Santi Apostoli la manifestazione «Salviamo i cristiani», organizzata in segno di solidarietà con i cristiani perseguitati in molti Paesi del mondo. Alla fiaccolata, indetta dopo l'appello lanciato da Magdi Allam, presenti Berlusconi, Fini, ma anche esponenti del centrosinistra.
Cristiani perseguitati, missionari rapiti: non una notte di preghiera, per loro, non una veglia, non a capo chino e a mani giunte, ma riuniti in manifestazione, senza ceri e con le bandiere, con gli striscioni, con un palco allestito in piazza Santi Apostoli, dove Magdi Allam accoglie Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, sacerdoti e suorine, deputati ed ex ministri, mentre la gente si mette in fila, entra in silenzio e va a fermarsi sotto la grande foto di padre Giancarlo Bossi.
Primo colpo d'occhio politico: c'è molto più centrodestra. I rappresentanti della maggioranza riuniti, laggiù, in circolo: Castagnetti, Carra, Villetti. Poi ecco Realacci, Lusetti. Poi il diessino Umberto Ranieri. Ma nessun altro, sembra. Lo sguardo scorre sui ranghi che serrano intorno al Cavaliere. Gli si vede solo la testa, nel groviglio delle telecamere: «Trovo che sia uno splendido segnale di civiltà — dice l'ex premier — il fatto che questa sera, a questa manifestazione ci sia una partecipazione così trasversale. Purtroppo, pensando a padre Bossi, temo che ci siano ostaggi di serie A e ostaggi di serie B...».
Fini è a tre passi, di lato. «È terribile sapere che, in molti Paesi del mondo, molti cristiani sono ancora vittime di persecuzioni». Gli è accanto Andrea Ronchi e poi, intorno, gli altri di An: Landolfi, La Russa, Mantovano, la Daniela Santanché, abbronzatissima e con un giubbino verde smeraldo.
C'è l'ex presidente di Palazzo Madama Marcello Pera che saluta la pattuglia dei forzisti: con Bonaiuti e Bondi, con Cicchitto, La Loggia, Gardini, Tajani. Entrano Volonté e Giovanardi, da dietro il palco compare il neo direttore del Tg5,
Clemente Mimun. Molti vanno a omaggiare Francesco Alberoni. Il principe Sforza Ruspoli: «Dio sa che siamo qui».
Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, insieme a Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraica romana, e tutti e due accanto alla pattuglia di Azione giovani, il movimento giovanile di An che firma un telo su cui è stato scritto: «Padre Bossi, uno di noi». Seminaristi che invece tengono in mano un rosario, fotografi che sbuffano, cronisti che cercano cardinali.
Ma, come annunciato, il sostegno della Chiesa a questa manifestazione resta ufficiale, non militante. Non si avvistano rappresentanti della Cei; solo, sul palco, va segnalata la presenza di padre Bernardo Cervellera, responsabile del Pontificio istituto missioni estere.
Dicono che sia arrivato anche Savino Pezzotta, il portavoce del Family Day. Dicono che dietro c'è da andare a leggere un manifesto eloquente: «Mai più catacombe ». Dietro, si ascoltano anche i discorsi della gente. C'è quello che è in apprensione per padre Bossi e quell'altro che invece ha paura dell'Islam, degli immigrati, del terrorismo. Discorsi che si intrecciano, mentre sul palco è cominciata la catena degli interventi e tre suorine vanno via. «Sa, non vogliamo che la madre superiora pensasse che siamo andate a divertirci in giro per Roma...».

© Copyright Corriere della sera, 5 luglio 2007

Ma che cosa sono queste battutine? Mi pare che certe frasi si possono anche lasciare nella penna...un po' di rispetto!
Raffaella


IL CATTOLICO (CHE NON HA ADERITO)

Cardini: temo che così si alimenti nuovo odio

Gianna Fregonara

ROMA — «Qualche Quale? dubbio ce l'ho».
«Che, al di là delle buone intenzioni degli organizzatori che stimo, il tasto che interessa sia l'antislamismo indiscriminato».

Per questo il professor Franco Cardini, cattolico, che pur non sarebbe contrario per principio, anzi, a partecipare ad una manifestazione per ricordare le persecuzioni ai cristiani nel mondo, non ha aderito a quella di ieri: «Mi sembra che in questo caso si dia un po' troppo per scontato che i musulmani siano quasi tutti radicali e che i musulmani radicali siano tutti dei terroristi. Si parla di fondamentalismo, di fanatismo e scatta troppo spesso l'associazione musulmano-fanatico, senza vedere che invece i terroristi sono alcune frange circoscritte ».

Spesso però le maggiori persecuzioni i cristiani le subiscono in Paesi musulmani.

«Ma noi confondiamo fondamentalismo e islamismo e questo non aiuta, anzi. Si dice che in Iraq i cristiani sono perseguitati. Certo, ma dopo la guerra, perché tutto si poteva dire di Saddam tranne che non fosse tollerante con i cristiani. Ma adesso lì scatta l'associazione: cristiani-occidentali. E poi non dimentichiamo che i cristiani hanno difficoltà religiose anche in America Latina e in Israele».

Ma lì di solito non vengono uccisi o rapiti.

«Certo, ma io credo che il problema che pure c'è sia più complesso di quanto appaia con questa manifestazione. Per esempio io mi chiedo: le chiese orientali, le chiese che vivono nei posti a rischio, in Medio oriente per esempio, sono state coinvolte? È stato chiesto loro che cosa ne pensano, loro che dovrebbero per così dire essere i beneficiati da questa mobilitazione? Non è che alla fine si ottiene il risultato opposto e si finisce per alimentare l'odio verso quelle comunità?»

Insomma lei teme che possa essere strumentalizzata.

«Sì, io avrei preferito una manifestazione più congressuale, in cui discutere del problema dei cristiani perseguitati, in cui, parlare, confrontarsi e non una a cui aderire e basta».

© Copyright Corriere della sera, 5 luglio 2007

Vabbe'...allora tutti zitti e mosca!


IL LAICO (CHE ERA PRESENTE)

Realacci: esserci per fermare i fondamentalisti

Gianna Fregonara

ROMA — «Non ho avuto neppure un momento di dubbio. Ecco, non è stata una decisione sofferta: la libertà di religione è centrale per la civiltà del nostro Paese. Io penso che sia giusto che ci siano le moschee in Italia e che non sia tollerabile nei confronti di qualsiasi religione, e dei cristiani soprattutto, una discriminazione o peggio un'aggressione». Ermete Realacci, laico, deputato della Margherita, ex Legambiente, ieri sera era a Santi Apostoli: «Non sempre sono d'accordo, ma questa volta penso che sia un atto di civiltà».

C'è chi dice che è una manifestazione contro l'Islam.

«Non credo proprio. È contro le pratiche repressive. So bene, perché mi interesso di storia, che se fossimo vissuti alcuni secoli fa, saremmo stati meglio, dal punto di vista della tolleranza, a Bagdad che a Parigi o Londra. Oggi ci sono dei filoni di intolleranze e di fondamentalismo che vanno contrastati con fermezza. Io credo che sarebbe razzistico avere un atteggiamento diverso, lo troverei fastidioso».

Razzistico perché?

«Perché sarebbe come sottintendere che c'è una inferiorità di queste culture. Sarebbe come dire: poverini, sono nel Medioevo, vanno capiti. Io credo che per avere un confronto alla pari anche con culture religiose o politiche diverse, si deve chiedere anche a quelle culture lo stesso esercizio di libertà e di tolleranza».

Insomma la reciprocità tra cristiani e musulmani.

« Altrimenti diventa un relativismo insopportabile ».

Perché in Italia c'è un ritardo, forse una pigrizia, nel riconoscere le persecuzioni nei confronti dei cristiani?

«Non entro nel merito della gestione del caso di padre Bossi e della vicenda filippina: è anche possibile che quella del governo sia la gestione migliore per ottenere il risultato».

Ma dal punto di vista culturale c'è un ritardo. Questa è la prima manifestazione sul tema.

«Forse pensavamo che l'intolleranza facesse parte del passato».

© Copyright Corriere della sera, 5 luglio 2007


IL CAVALIERE, FINI E CASTELLI TRA LA FOLLA, MA ANCHE TEODEM, CASTAGNETTI E IL RABBINO CAPO DI SEGNI

Roma, cristiani in piazza “Ora basta persecuzioni”

ROMA
Ad accogliere coloro che ieri sera si sono ritrovati in piazza Santi Apostoli per partecipare alla manifestazione «Salviamo i cristiani», in favore dei fedeli perseguitati in Medioriente , c’era musica sacra e un cartello: «L’Italia progressista con tutti solidale della sorte dei cristiani se ne lava le mani». E per capire di che umore e sentimenti fosse la folla (un migliaio di persone), riunitasi nella storica piazza delle vittorie uliviste bastava ascoltare gli applausi ai politici presenti alla serata. Un’ovazione ha accolto i nomi di Berlusconi, Fini, Giovanardi, Pera acclamati da una platea che di man in mano si passava volantini di «Rifondazione cristiana», un partito con un programma di restaurazione della fede e dell’ordine. I pochi politici di centrosinistra - come Pierluigi Castagnetti e Roberto Villetti, oltre ai teodem Bobba e Carra - sono stati accolti da battimani assai freddini e hanno capito che non era la loro serata.
La fiaccolata era nata da un’iniziativa del vicedirettore del «Corriere della Sera», Magdi Allam che aveva invitato tutti a scendere in piazza per attirare l’attenzione sulla sorte dei cristiani che vivono nelle regioni mediorentali e in particolare in Iraq. Ma la manifestazione si è venuta caricando negli ultimi giorni, sull’oda delle polemiche che hanno investito il governo per la gestione del rapimento di Padre Bossi, (il missionario italiano rapito nelle Filippine) di più chiare coloriture politiche. Con il centrodestra che ha accusato l’esecutivo di non essersi impegnato per il missionario del Pime, come ha ribadito anche Berlusconi ieri sera.
Un’accusa ripresa da «Famiglia cristiana» di oggi che punta l’indice contro «il silenzio totale» del governo sul sequestro di padre Bossi. In un duro editoriale il settimanale cattolico ricorda che mentre Gianni Letta (sottosegretario alla presidenza del consiglio del governo Berlusconi), si «era dannato per i ragazzi che vendevano servizi in armi, per le due Simone e per Giuliana Sgrena», suo nipote, Enrico Letta «non ha convocato neanche un vertice». Secca la replica del governo, attraverso una nota ufficiale di Palazzo Chigi, nella quale si ricorda che «il rapimento di padre Bossi - è stato ed è costantemente seguito», aggiungendo che «non si fanno distinzioni di sorta tra ruoli, luoghi o valutazioni geopolitiche» e che l’attenzione mediatica su questo caso è stata minore di altri non per responsabilità dell’esecutivo.
Berlusconi ha rivelato di aver ricevuto una richiesta da parte della Chiesa perché facesse pressioni sul governo di Pechino per tutelare i cristiani cinesi. E ha ricordato: «Quando ero al governo abbiamo agito sempre per garantire libertà religiosa. L’ho fatto in Cina, in Arabia Saudita e in tutti i paesi del Nordafrica dove abbiamo concordato con la Santa Sede l’intervento dopo aver ricevuto un imput preciso»

© Copyright La Stampa, 5 luglio 2007


Ecco l'orgoglio cristiano

di RENATO FARINA

Il primo pensiero andando alla manifestazione per i cristiani perseguitati è stato, nella mente di chi scrive, per padre Giancarlo Bossi. È in mano a falangi islamiche a Mindanao. Dalle nostre parti è trattato come un nessuno. E il pensiero è stato anche per suo fratello e sua sorella, ad Abbiategrasso, i quali non hanno aderito a questa piazza, e lo hanno fatto sapere. Posso dirlo? Hanno fatto benissimo. Li ha consigliati così il governo e l'amore per il proprio caro. Non bisogna irritare i nemici. Non bisogna dare pretesti di irritazione. Le altre manifestazioni cui parteciparono a Roma le famiglie di sequestrati da bande musulmane in Iraq e Afghanistan non erano contro i rapitori ma contro il nostro governo e i nostri alleati, contro la guerra al terrorismo in Mesopotamia e a Kabul, insomma contro Bush, Berlusconi e Blair, poi contro la Nato: e c'erano in prima fila imam inturbantati e pacifisti no global. Insomma: erano manifestazioni contro i cristiani che fanno la guerra al terrorismo. Non importa se poi non è in nome della religione che i capi di Stato agiscono. Ma nel linguaggio di Osama Bin Laden, sì, sono cristiani e giudei e basta. Allora quelli erano cortei graditissimi e multiformi. Non servivano a nulla, in pratica. A smuovere gli islamici era solo il denaro e nel caso di Mastrogiacomo la liberazione di cinque briganti, ma già che c'eravamo gli abbiamo pure fatto quel regalo propagandistico, con i politici di sinistra in testa. La manifestazione di ieri sera invece dice la verità. Per questo non c'è andato Veltroni; per questa ragione Diliberto e Pecoraro Scanio l'hanno trattata come una specie di peste da isolare nel lazzaretto. Per forza. Ieri si è proclamata una sola verità, netta e perciò comprensiva di tutte le altre. Non contro altre verità. Ma qualche volta bisogna metterne a tema una. Essenziale. Un vino senza acqua. Anzi, questa idea di mobilitazione ha avuto e ha una pretesa piuttosto temeraria: trasformare l'acqua del nostro quietismo nel vino fermo e profumato di chi alza il calice per l'amico. Sapendo che la battaglia comincia. Una ribellione al conformismo del politicamente corretto che impedisce di fare alcunché per non turbare questo o quell'altro. Così ieri sera c'era gente disposta a versare la sua vita e - Dio non voglia - qualche altra cosa che somiglia al vino, per la libertà dei propri fratelli uomini. Ridotti a cittadini di serie B
Così non è stato male, ieri sera, sentir pronunciare il nome di "Libero" in piazza. Una bella piazza che si è radunata intorno a uno slogan difficile, quasi impossibile: "Contro la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente". Il nostro quotidiano è stato tra i primi ad aderire all'appello. I dati sono tremendi. Non è più possibile essere cristiani e abitare nei Paesi arabi o comunque islamici senza rischiare la pelle, e come minimo subire angherie per essere indotti a lasciare i propri beni e a fuggire. I cristiani erano il 95% degli abitanti della costa nord-africana nel VII secolo. Ora sono a mala pena il 7%, e sono cittadini di serie B. "Contro la persecuzione e l'esodo dei cristiani". Dinanzi a una formula così dura e pura, i primi a storcere la bocca sono stati tanti cristiani. Hanno paura di offendere le altre religioni. Temono salti su una manina e dica: sono tanti i perseguitati, e di tante specie. Ma certo. E chi non lo sa? Per rimanere nell'Africa costiera e nell'Asia prossima, ci sono i drusi in Siria, i zoroastriani in Iran, i musulmani sciiti in zone musulmane sunnite e viceversa. Giusto. Ma qualche volta è utile dire una cosa sola, senza mescolanza. Privilegiare un'essenza sola, per permettere che anche le altre esistano. È una legge della natura dei popoli. La tirannide punta sempre a un nemico alla volta. Nel Medio Oriente dopo il 1945 sono stati gli ebrei a essere destinati all'annientamento. Erano un mi- lione e mezzo gli ebrei sefarditi nei Paesi arabi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Oggi sono cinquemila (5.000!). L'esodo coatto degli ebrei ha impoverito culturalmente quelle terre, ma soprattutto le ha imbarbarite. Una presenza di civiltà è la maggior garanzia per ogni uomo libero del mondo dovunque abiti. Questo vale ora per i cristiani. In Libano. In Terra Santa. In Egitto. In Iraq, oggi specialmente in Iraq. Pochi anni fa erano ancora oltre un milione, oggi sono alcune decine di migliaia. Vessati, assassinati, costretti a radunarsi in una specie di ghetto lontano dalle loro città. Non è una fantasia: ma c'è una volontà di alcuni Stati di creare una specie di zoo per cristiani, una gabbia per non morire: uno schifo. La cosa grave è che le forze della coalizione assecondano questo disegno, nonostante le proteste del Papa. E non esiste una presenza italiana capace di tutelare questa presenza che - si sia laici o credenti - non si può fare a meno di notare che sta a Roma. Per questo ieri si era lì a Roma. Libero ha scritto della persecuzione infame dei caldei iracheni (che parlano aramaico, la lingua di Gesù). Ha aderito a questa manifestazione romana il vescovo ausiliario di Bagdad, monsignor Shlemon Warduni. Egli ha detto semplicemente: grazie, fratelli! Ha denunciato la «tragica condizione dei cristiani in Iraq». «Siamo costretti a pagare la tassa di protezione, a cedere le nostre figlie ai musulmani, a lasciare le nostre case». Dice: «Due giorni fa una famiglia cristiana di quattro persone è stata sterminata. Fanatismo e terrorismo sono contro la nostra libertà e democrazia». La latitanza della sinistra Lasciare mano libera ai carnefici, purché non tocchino noi, è pura cecità. Possibile che non si capisca una cosa tanto semplice? Qualche volta bisogna dire una verità sola, e pure con forza. Non toccate i nostri fratelli cristiani! E non è un discorso parziale, ma totale. Perché la libertà è indivisibile. E non c'è gente più sola dei cristiani in terra islamica. Per fortuna ad avere avuto l'idea è stato un musulmano laico come Magdi Allam, e con lui hanno subito prestato il nome e la faccia Souad Sbai, la musulmana capo delle donne marocchine in Italia, e altre coraggiose signore di quella religione. Si sono associati gli esponenti della Comunità ebraica italiana. La Santa Sede, che è prudente, ha dato il suo placet con l'arcivescovo Sandri e il cardinal Poupard. Il cardinal Ruini e il vescovo Negri hanno dato appoggio pieno. La Cei ha inviato a intervenire in piazza padre Bernardo Cervellera del Pime (la stessa congregazione di padre Bossi). Uomo eccellente e documentato, artefice riconosciuto di dialogo e pace in Libano e Medio Oriente. C'erano Berlusconi, Fini, Buttiglione, Formigoni, Ranieri. C'era Savino Pezzotta. Perché mancava tanta sinistra? Non si capisce. Oppure si capisce benissimo. Ma la politica lasciamola fuori. La piazza "contro la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente" aveva un nome abbastanza appropriato: Santi Apostoli. Dei dodici uno solo è morto nel suo letto, ed era Giovanni. Gli altri, compreso quelli aggiunti come Mattia e Paolo, hanno versato il loro sangue. Ma non c'era niente di lugubre o macabro. Alleluia. Sperèm.

I PARTECIPANTI Organizzata dal giornalista Magdi Allam, la manifestazione ha visto la presenza, tra gli altri, di Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Roberto Formigoni, Rocco Buttiglione, Roberto Castelli, Savino Pezzotta, esponenti della Comunità ebraica italiana, Dounia Ettaib (la donna marocchina aggredita la scorsa settimana a Milano), Abraham H. Foxman (presidente Anti-Defamation League), il deputato Enzo Carra, Pierluigi Castagnetti (Margherita), Alfredo Mantovano e Marco Zacchera di An, Maurizio Lupi di FI, padre Cervellera (direttore Asianews), Jesus Carrascosa (responsabile internazionale Cl). I PAESI PIÙ A RISCHIO Iraq: alla vigilia della guerra del 2003, i cristiani erano 1,5 milioni, oggi sono meno di 500mila; Libano: ne sono rimasti 1,5 milioni; Egitto: i copti sono il 6% della popolazione (erano il 20% a inizio 900); Palestina: i cristiani sono in fuga; Sudan: negli ultimi 20 anni uccisi 1 milione di cristiani; Indonesia: la minoranza cristiana è vittima di violenze sistematiche

© Copyright Libero, 5 luglio 2007

1 commento:

euge ha detto...

Io, personalmente non la considero una manifestazione anti Islam sicuramente a qualcuno farà comodo strumentalizzare tutto questo......ma, allora che si fà????? si continua a tacere?????? si lasciano soli coloro che solo perchè sono cristiani devono subire persecuzioni, angherie e quant'altro????? e prima che qualcuno scriva idiozie, voglio dire che non si tratta di vittimismo ne di piangersi addosso si tratta soltanto di essere solidali con coloro che professano la loro fede in paesi in cui la fede cristiana viene considerata volutamente strumento di contrasto tra i popoli.
Eugenia