13 febbraio 2008
Fiera di Torino, il presidente Picchioni: "Così ho risolto il caso Israele, mi ha ispirato papa Ratzinger"
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"Così ho risolto il caso Israele mi ha ispirato papa Ratzinger"
Picchioni: abbiamo dimostrato che qui vince il dialogo
Nessuna mediazione Invitare i palestinesi è una decisione che avevamo già preso tempo fa, non è certo un cedimento di fronte alle polemiche
PAOLO GRISERI
Ha messo d´accordo quasi tutti i contestatori della Fiera e, da ieri, ha la certezza che l´edizione 2008 sarà inaugurata dal Presidente della Repubblica. Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il Libro, sembra aver realizzato in pochi giorni una specie di capolavoro diplomatico.
Presidente Picchioni, che cosa è successo?
«Abbiamo dimostrato che si può discutere anche animatamente ma che alla fine la Fiera è il luogo giusto per trovare una mediazione e una composizione di idee diverse».
Dica la verità, senza la polemica su Israele non avreste avuto tanta visibilità..
«Mi sembra una considerazione un po´ cinica, ma non posso negare che sia così».
È un fatto che per la prima volta il Presidente della Repubblica ha accettato di aprire la manifestazione del Lingotto. Era necessario questo putiferio?
«Non so se fosse necessario. La Fiera di Torino è la prima manifestazione culturale, per importanza, in Italia e una delle prime al mondo. Certo dopo questa bufera la nostra notorietà è ulteriormente aumentata. Ma la decisione del Presidente della Repubblica è dovuta, credo, all´appello che gli hanno rivolto gli intellettuali e all´opera di sensibilizzazione che hanno svolto i rappresentanti delle istituzioni torinesi e piemontesi».
Alla Fiera saranno invitati anche alcuni scrittori palestinesi di nazionalità israeliana. Una mediazione?
«Nessuna mediazione. Una decisione che avevamo già preso tempo fa, non certo un cedimento di fronte alle polemiche. La Fiera è sempre stata un luogo di discussione con tutti gli interlocutori. Nell´edizione del 2007 abbiamo organizzato 769 dibattiti. Come si sa non abbiamo preclusioni nei confronti di nessuno che sia disponibile a mettere in discussione il suo punto di vista confrontandolo con quello degli altri»,
Che cosa vuol dire che Israele è ospite d´onore dell´edizione 2008?
«Vuol dire che la cultura di quel popolo sarà al centro della Fiera com´è accaduto negli anni scorsi quando altre nazioni, che non avevano avuto una storia meno travagliata, sono state elette ospiti d´onore. Ogni stato e ogni popolo, com´è giusto che sia, si presenta con il suo passato, il suo presente e le sue speranze. Senza che nessuno abbia il diritto di fare esami del dna».
Picchioni, qual è la differenza tra il dialogo e il cedimento?
«Risponderei con una frase che ebbe a dire anni fa a Torino l´allora cardinale Joseph Ratzinger: ‘La vera immoralità in politica - spiegò - è l´assenza di ogni compromesso´. Ecco, io penso che quella frase sia profondamente vera».
Pensa che in questo apprezzamento giochi la sua lunga militanza nella Dc, l´abitudine a trovare sempre e comunque un compromesso?
«Può darsi. Penso che sia un errore rappresentare la realtà in bianco e nero. Compito della politica è piuttosto operare in mezzo alle mille sfumature intermedie».
Serve questa attitudine quando si manovra nella stanza dei bottoni della Fiera?
«La Fiera ha nel suo dna la tempesta e lo scontro».
Un dna romantico?
«È sempre stato così, fin dalle prime edizioni. Ma nello stesso dna c´è sempre stata la capacità di ricomporre, di rappresentare tutte le sfumature e tutte le posizioni da un estremo all´altro. A patto che siano posizioni rappresentabili, che non comprendano l´intolleranza o l´odio di razza».
Quest´anno arriverà il Presidente della Repubblica. A quando la visita dell´ex cardinale Ratzinger?
«Chi lo sa. Vedremo il prossimo anno».
© Copyright Repubblica (Torino), 13 febbraio 2008
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