21 febbraio 2008
Incontro con scintille dei due grandi intellettuali: Ferrara e Magris
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MAGRIS E FERRARA A PROPOSITO DI ABORTO
Incontro con scintille dei due grandi intellettuali
DAVIDE RONDONI
I due grandi intellettuali, i due grandi giornalisti, i due grandi polemisti sono arrivati ad accordarsi su un punto. Dopo anni di polemiche, Claudio Magris e Giuliano Ferrara, si trovano – pur beccandosi – d’accordo.
Uno dei due, a dire il vero, su quel punto era fermo da tempo. Magris s’era espresso contro l’aborto già in passato. E ora Ferrara con la sua campagna si affianca, ma anche il suo impegno non è spuntato ieri. Naturalmente i due, essendoci ruggine da tempo, si affiancano facendo scintille. Li conosco entrambi: due teste lucide ma caratteri con introversioni formidabili. Il primo fatica a riconoscere al direttore del 'Foglio' una specie di statuto, di patente intellettuale di cui egli è uno dei rappresentanti principe. E l’altro non riesce ad ammettere che sull’aborto aveva ragione prima Magris. Ma insomma, i due ora si affiancano.
Poco importa, in questo senso, se Magris, come anche il sottoscritto, non condivida l’iniziativa di una lista sull’aborto, che al di là di nobili intenti finisce per portare in modo sbagliato in mezzo alla competizione elettorale un tema morale.
Come una lista di puri. Di paladini. Di specialisti. Con un grave rischio di estremizzazione, e di ghettizzazione di una parte del mondo cattolico su un tema così delicato. L’iniziativa coincide con la vocazione moraleggiante di Ferrara e con il suo modo di cortocircuitare tutto con l’azione politica, come se ciò che non fosse rappresentabile politicamente non esistesse.
Il fatto importante però è che due importanti intellettuali si ritrovano d’accordo, finalmente, su un punto che per dirla fino in fondo, era già chiaro a mia nonna Peppa e a mia figlia di dieci anni Carlotta. Insomma, gli intellettuali tornano alla realtà? Da percorsi diversissimi, il cattolico di sinistra Magris, e il berluscones ex comunista Ferrara arrivano negli stessi giorni a dare le ragioni di quell’atteggiamento di rispetto per la vita, per i nati di ogni genere e per i nascituri, che nel nostro popolo era diffusissimo, ed elementare, e che fu intorbidato proprio dagli intellettuali e dai giornalisti.
Pur non sopportandosi, pur continuando a non sopportarsi e a beccarsi mentre si danno ragione, entrambi arrivano là dove mia nonna Peppa e la piccola Carlotta stanno sedute da tempo con le mani da lavoratrice, il mormorìo di avemaria e il caos dei giochi e dei film da ragazzina. Ecco, sta accadendo forse qualcosa.
Qua e là.
Forse succede che alcuni degli intellettuali, quelli che hanno letto molti libri, quelli che hanno creduto nelle ideologie e nelle analisi che si presentavano più intelligenti, stanno iniziando, o nel caso di Magris, si trovano a esporsi nuovamente a fare i conti con la «rugosa realtà» come diceva Arthur Rimbaud. Che è più ricca e avventurosa delle loro ricostruzioni.
Lasciando opposti clericalismi, opposti 'ismi'.
Pur senza lasciare la loro inevitabile tendenza al primodonnismo. E non si tratta di un movimento conservatore. Di un arretramento.
Perché il ritorno alla realtà è sempre un avanzare. Sempre un’avventura nuova. Perché è un rispondere, un assumersi responsabilità, una devozione e una lotta.
Peppa e Carlotta sono più avanti. E io le immagino contente, ma senza tante smancerie, di veder seduti accanto a loro il magro triestino e il bulimico romano. Come due nipotastri un po’ bizzarri ma di buona pasta. Gente che, come loro, fa parte del popolo.
© Copyright Avvenire, 21 febbraio 2008
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