20 febbraio 2008

Le intuizioni del Papa sulla vera speranza (Parte I). Intervista a padre James Schall (Zenit)


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Su segnalazione di Luisa leggiamo:

Le intuizioni del Papa sulla vera speranza (Parte I)

Intervista a padre James Schall, docente di Filosofia politica

Di Carrie Gress

WASHINGTON, D.C., mercoledì, 20 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Anche se il mondo moderno parla della speranza in termini di progresso e giustizia sociale, questi concetti sono aberrazioni “disumane” del vero significato della virtù teologica, afferma padre James Schall.
In questa intervista rilasciata a ZENIT, il professore gesuita e filosofo politico presso la Georgetown University parla di come Benedetto XVI, nella sua Enciclica Spe salvi, mostri che senza Dio la realizzazione e la felicità umane non sono possibili.

Perché ritiene questa considerazione della virtù teologica della speranza particolarmente opportuna?

Padre Schall: Dovremmo affrontare la questione brevemente, ma con un po' di ironia, dicendo che il mondo secolare è pieno di “speranza”. Le origini o le implicazioni intellettuali delle idee che usa per la speranza, tuttavia, non sono più riconosciute. Le parole moderne usate al posto del termine speranza sono “progresso”, o “rendere il mondo sicuro per la democrazia”, “giustizia sociale” o sradicamento “scientifico” della sofferenza e del male. Il background teologico per questa “secolarizzazione” della speranza viene, tra gli altri, da Gioacchino da Fiore e da Francesco Bacone.
La moderna idea di speranza vuole sempre dire insoddisfazione per il presente alla luce di un futuro presunto che non è solo migliore, ma è la risposta confezionata dall'uomo a ciò che intendiamo per felicità completa.

Perfino la parola “istruzione” ha una sfumatura di speranza. L'accento sull'istruzione come soluzione ha un background socratico. Socrate pensava che all'origine di tutto il disordine umano si potesse trovare l'“ignoranza”. In questo modo l'istruzione, sia generale che universale, viene considerata una “cura” universale per i disordini morali nella natura umana. Se riusciamo ad eliminare l'“ignoranza”, si “spera”, elimineremo il male.

Questa visione presuppone chiaramente il fatto di sapere e definire adeguatamente la natura del male che cerchiamo di eliminare. Forse nessuna ideologia è più tenace di questa sull'istruzione. Il fatto è che non è l'ignoranza la prima causa del male. L'educazione come ideologia rifiuta sempre di affrontare il problema al cuore del male, la sua relazione con il libero arbitrio, la virtù e la grazia.
Per Aristotele era chiaro che, se l'intelligenza era un elemento fondamentale, nella natura umana ce n'era uno ricorrente di “malvagità”. I più intelligenti ed educati erano spesso quelli più vicini al male. I trattati classici sulla tirannia presupponevano sempre questo rapporto del grande male con la massima intelligenza finita, angelica o umana. Lucifero è uno degli angeli più intelligenti, e questo è il motivo per il quale è così pericoloso.

Secondo Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino, capiamo il ruolo della volontà, del libero arbitrio, nella nostra vita. Il male non è situato al di fuori di noi. Aristotele ha riconosciuto che virtù e vizio sono abitudini acquisite basate su scelte ripetute. Non diventiamo virtuosi o viziosi semplicemente sapendo cosa sia la virtù. Dobbiamo “applicarle” ripetutamente.
Dietro a questa enfasi sulla volontà, troviamo la dottrina del peccato originale con il suo rapporto con l'orgoglio.
Ciò che dico è semplicemente questo: i miliardi di dollari di ricchezza che vari Stati moderni ed enti caritativi privati investono nell'educazione per migliorare il mondo sono quasi sempre giustificati da una versione della speranza che sostiene essenzialmente come ciò che provoca le malattie umane è la conoscenza. Poiché l'intera storia del disordine umano include più della conoscenza, dobbiamo riconoscere che questo entusiasmo moderno per “la sola conoscenza” tradisce sfumature utopiche di una soluzione terrena per i problemi ultimi dell'umanità.
La questione sta nel non abbandonare l'aspetto valido dell'educazione nella nostra vita. Nessuna religione – o filosofia – è più incline all'intelligenza del cattolicesimo. La questione è metterla nel giusto ordine. Dovremmo cercare e conoscere la verità, ma da questo non segue automaticamente che quanti cercano l'educazione scelgano necessariamente di vivere secondo la verità.

Ciò che questo Papa sa fare, in modo quasi rivoluzionario, è organizzare i fili teologici non riconosciuti della speranza che esistono nell'ordine secolare.

La ricerca da parte della modernità della sua autosufficienza è carica di sfumature cristiane esistenti nella cultura, ma non riconosciute. Uno dei risultati della perdita della fede, essa stessa una scelta, è il senso di non sapere più come i temi cristiani siano impliciti nella cultura.

Oggi gli studenti e le facoltà, inclusi spesso quelli delle istituzioni cattoliche, sanno poco delle origini cristiane e dei limiti dei loro entusiasmi. Da quando abbiamo smesso di studiare le eresie come tali, le abbiamo spesso adottate in termini entusiastici le cui origini non riconosciamo più. C'è non solo ignoranza, ma un'ignoranza voluta.
Non vogliamo sapere che i nostri desideri fondamentali sono spiegati al meglio da una fede ragionata, che abbiamo acriticamente, senza esame e virtù, rifiutato come insostenibile.

Lei ha fatto un collegamento tra l'espressione di Eric Voegelin “immanentizzare l'eskaton” e l'Enciclica. Cosa significa questa espressione? Quale legame vede?

Padre Schall: Eric Voegelin era un filosofo politico tedesco giunto negli Stati Uniti durante il periodo nazista. Aveva iniziato un'importante carriera accademica in Germania che ha continuato nelle università dello Stato della Louisiana e di Stanford. I suoi numerosi e profondi scritti sono pubblicati dalla Louisiana State University Press e dalla University of Missouri Press.
Dopo lunghi studi di filosofia, linguaggio, scrittura, storia e teologia, Voegelin ha concluso che la principale forza di motivazione dietro i movimenti filosofici moderni era il loro sforzo di raggiungere gli obiettivi trascendenti trovati nella filosofia classica e nella cristianità, come il paradiso, la gioia, ma in questo mondo. Ha definito questi sforzi “ideologie”, spiegando che il loro sforzo era quello di “immanentizzare l'eskaton”.
La filosofia realista e la teologia cristiana non sono, in questo senso, “ideologie”, anche se è così che vengono spesso chiamate nelle università. E' per questo che, da un punto di vista cattolico, la difesa della filosofia e della rivelazione è così importante. Il loro realismo è ciò che le distingue dalle ideologie. Né la filosofia né la rivelazione sono semplicemente una proiezione nella realtà delle idee preconfezionate dall'uomo che non hanno altra giustificazione se non il costrutto nella mente di quel pensatore ora trasformato in azione politica.

La parola “eskaton” si riferisce alle cose ultime. Tradizionalmente le definiamo come morte, purgatorio, inferno e paradiso. Noteremo rapidamente che queste sono le quattro cose alle quali Benedetto XVI si riferisce nella “Spe salvi”.

Siamo così abituati a eliminare ogni seria considerazione di questi argomenti che non possiamo apprezzare facilmente la profondità di ciò di cui parla il Papa. Come mi piace spesso sottolineare, il cattolicesimo è una religione intellettuale. Dovremmo essere più preparati a capire perché.
So che l'espressione “immanentizzare l'eskaton” suona molto bene. E' qualcosa che solo una mente accademica tedesca poteva concepire, penso. Ma è adeguata. Ha il vantaggio di identificare accuratamente ciò che sta accadendo nella mente moderna mentre cerca di trovare un significato umano fuori da una filosofia realista alla quale la rivelazione viene indirizzata in modo coerente. In altre parole, significa che il pensiero moderno non sfugge alla cristianità anche quando cerca di farlo. Ciò che fa è tentare di trasferirla nel mondo come rifiuto della cristianità.

L'aspetto splendido dell'Enciclica del Papa è che anche lui è un filosofo tedesco e legge la filosofia tedesca. Sa che i grandi pensatori tedeschi, da cui infatti dipende la gran parte del pensiero moderno, reintroducono semplicemente idee cristiane, ma in una forma distorta. Cercano di adattare “la vita eterna” al mondo terreno. Cercano di sfuggire alla morte progettando vite umane fino a 200 anni. Cercano di imitare il paradiso con fantasie ecologiche di una terra eterna.

Può descrivere brevemente come il nostro mondo contemporaneo abbia distorto la visione dell'uomo? Come questa idea di “progresso” entri nell'analisi del Papa?

Padre Schall: All'inizio, l'ideologia moderna ha spesso proposto un umanesimo apparentemente indipendente dalla rivelazione. Ora, la filosofia classica è indipendente dalla rivelazione, anche se, come ha affermato il Papa a Ratisbona, già nell'Antico e nel Nuovo Testamento troviamo idee di filosofia e rivelazione direttamente collegate l'una all'altra, con alla base le nozioni di verità, amore, essere e felicità.
Ciò che la rivelazione sostiene di fronte al pensiero e alla politica moderni è che l'“umanesimo” è diventato gradualmente sempre più “disumano”. Chesterton ha spesso previsto che sarebbe avvenuto. I concetti della lunghezza della vita umana in termini di anni, di amore in termini di sesso, di felicità in termini di creazione individuale dei propri scopi sono aberrazioni, simili a quelle che si trovano nel quinto libro della Repubblica di Platone, che in nome della giustizia ha cercato di eliminare la famiglia e di produrre bambini perfetti con una combinazione di genetica ed educazione di Stato.
Il “progresso” è un'idea che deriva dal pensiero post-illuministico. Il famoso di libro di J.B. Bury “L'idea di Progresso” sembra un libro sulla storia della salvezza. Mi piace la sua espressione, “come il nostro mondo contemporaneo ha distorto la visione dell'uomo”.

La virtù teologica della speranza, il soggetto di questa Enciclica, è proprio la virtù che coinvolge più direttamente la filosofia moderna la cui prima rivendicazione di fama è che può produrre un “umanesimo” migliore. Il Papa mostra sistematicamente che senza Dio è davvero impossibile dare agli uomini e alle donne di oggi qualsiasi speranza per se stessi e per il genere umano.

La dottrina cristiana della resurrezione del corpo, che in un certo senso richiama la nozione aristotelica di amicizia, è l'unica vera dottrina che riguarda la salvezza di ogni individuo nel suo essere particolare, ma all'interno della nozione di una comunità d'amore e di amici, che è ciò che tutti noi vogliamo. Quello che speriamo in senso cristiano è proprio poter vedere Dio “faccia a faccia”. Cerchiamo già di conoscerci l'un l'altro “faccia a faccia”. Non c'è alcuna garanzia che questa condizione si possa mai realizzare fuori dalla speranza che Dio esiste e che ci ha salvati. Dobbiamo includere i nostri peccati e il nostro destino.

Il Papa ristabilisce l'importanza del purgatorio come posizione sensibile proprio perché sa, come noi, che pochi di noi muoiono con un'anima assolutamente pura. Non c'è nulla di irrazionale su questa dottrina, molto chiacchierata, che è l'unica ad affrontare la questione dei peccati del passato e la loro riparazione.

Questa Enciclica prende coraggiosamente le dottrine escatologiche – paradiso, inferno, morte, purgatorio – e ci mostra che hanno un significato diretto nella nostra vita e nella nostra cultura. L'Enciclica è sulla “speranza”, ma è anche “coraggio”. E' coraggiosa proprio perché è intelligente e consapevole del significato delle ideologie moderne.

Il pensiero moderno è, come lo era gran parte del pensiero antico dopo la resurrezione, uno sforzo di evitare la verità della rivelazione. Non possiamo evitare che qualcuno rifiuti questa realtà. Né lo vogliamo fare. E' una questione di libero arbitrio. La verità di Dio e del suo obiettivo per l'uomo nel mondo deve essere scelta e compresa.
Ciò che fa la “Spe Salvi” è spiegare, in modo troppo chiaro per non essere colto, le implicazioni del rifiuto dell'“eskaton” come viene presentato nella fede cristiana. E' senz'altro vero che queste dottrine devono essere accuratamente comprese. La gran parte dell'eresia nella storia nasce dal fraintendimento di ciò che è stato realmente insegnato.

Questa Enciclica rappresenta ciò che viene realmente insegnato. E' per questo che è così incredibile e rivoluzionaria.

I nostri occhi non hanno visto ciò che le nostre orecchie hanno sentito perché non vogliamo ricevere ciò che siamo come un dono. Vogliamo costruire ciò che siamo. E quando lo facciamo, vediamo che creiamo soprattutto mostri. Il Papa in questa Enciclica descrive anche i mostri.

[Giovedì, la seconda parte dell'intervista]

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