3 aprile 2008

La "Spe salvi" presentata a Mosca. Un nuovo tassello sulla via del dialogo tra cattolici e ortodossi. «Ci sentiamo vicini a Benedetto XVI» (Tempi)


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L’enciclica del Pontefice presentata a Mosca. Un nuovo tassello sulla via del dialogo tra cattolici e ortodossi. «Ci sentiamo vicini a Benedetto XVI»

«Il dialogo tra cattolici e ortodossi va avanti e va avanti positivamente».

Con queste parole monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo metropolita di Mosca, ha recentemente commentato ai microfoni dell’agenzia Sir gli ultimi sviluppi dei rapporti tra i cristiani. E un’ulteriore passo in avanti nel confronto è stato compiuto martedì 25 marzo a Mosca presso il Centro culturale “Biblioteca dello Spirito”, dove è stata presentata ufficialmente l’edizione russa della Spe Salvi. Sull’enciclica di Benedetto XVI, “sbarcata” in Russia da poche settimane grazie alle Edizioni Francescane – in collaborazione con la Nunziatura Apostolica e l’agenzia di stampa cattolica Agnuz – si sono confrontati lo stesso Pezzi e padre Vladimir Shmalij, segretario della Commissione teologica sinodale del Patriarcato e vicerettore dell’Accademia teologica di Sergiev Posad. Ad ascoltarli per oltre un’ora e mezza, una settantina di persone tra sacerdoti, professori, giornalisti e fedeli (alcuni dei quali sono intervenuti con domande al termine dell’incontro).
«Una decisione felice», secondo l’arcivescovo, quella di proporre una presentazione a due voci della Spe salvi: «è una possibilità di conoscere e approfondire assieme, cattolici e ortodossi, il documento del Papa. Si può dire che il dialogo trae linfa proprio dalle reciproche riflessioni che si possono fare sui documenti divulgati dalle rispettive Chiese». Da parte sua anche padre Shmalij ha apprezzato l’idea, sottolineando nel suo intervento che si tratta di «un messaggio apostolico indirizzato non solo agli italiani, ai tedeschi o ai russi, ma a tutti gli uomini», che «affronta le questioni più scottanti della modernità». Da qui – come ha spiegato monsignor Pezzi – la scelta di presentare l’enciclica in una biblioteca, «proprio per sottolineare che l’evento non ha soltanto una finalità religiosa, ma anche culturale»; secondo l’arcivescovo, che nel suo intervento si è soffermato in particolare sul desiderio di felicità «inestirpabile in ogni essere umano», «l’Enciclica vuole trasmettere il suo messaggio a tutti gli uomini, senza distinzioni di fede e cultura».

Il segretario della Commissione teologica sinodale ha così riletto, alla luce dell’enciclica, la cultura moderna e i problemi più gravi della stessa società russa, caratterizzata da «tristezza e assenza di speranza»: in una Russia in cui è sempre più frequente il ricorso a psicologi e antidepressivi, «è difficile far corrispondere l’immagine radiosa di speranza inculcata dalla società e le condizioni in cui poi si vive tutti i giorni. I cristiani non possono non reagire di fronte a questo».

Un altro spunto di estrema attualità per padre Shmalij è la critica della modernità contenuta nella Spe salvi: «Il Papa non si pone come critico feroce della nostra società, non fa una filippica contro i cristiani, degni o indegni che siano di questo nome, ma fa una critica leggera».

E, della modernità, valorizza l’anelito alla verità sempre e comunque presente, ma destinato a decadere fuori dalla Chiesa: come la fede nel progresso, che secondo Benedetto XVI può offrire nuove possibilità per il bene, ma «apre anche possibilità abissali di male» trasformandosi in «una minaccia per l’uomo e per il mondo» (fino alla megabomba paventata da Adorno); o come la liberazione politica, una promessa poi tradita che, «anziché portare alla luce il mondo sano, ha lasciato dietro di sé una distruzione desolante» perché ha preteso di liberare una struttura dimenticando l’uomo. Lo dimostra la storia stessa della Russia, che ha sperimentato sulla propria pelle lo strapotere dell’ideologia e le devastanti conseguenze della rivoluzione bolscevica, i cui strascichi – secondo padre Shmalij – sono ancora evidenti: «Nella società di oggi domina una concezione nata lì».

Questa grande sintonia con il documento papale è accentuata ulteriormente dalla stima del mondo ortodosso verso il pontificato di Benedetto XVI, per il recupero del cristianesimo nella sua tradizione integrale contro ogni deriva soggettivista: «La speranza cristiana – ha affermato padre Shmalij – è una realtà oggettiva, che non deriva dal nostro stato psicologico».

Punto evidenziato anche da monsignor Pezzi, che nel suo intervento ha sottolineato il legame tra speranza e certezza: «Mentre solitamente gli uomini tendono a riferire la speranza a un futuro incerto, il Papa testimonia che essa si fonda sul fatto cristiano ed è già possibile viverla ora, tanto da esserne salvati. Il mondo oggi ha bisogno del coraggio di alcuni testimoni, che facciano già esperienza della speranza e la portino a tutti».
Quasi a gettare un invisibile ponte verso il futuro, quest’enciclica – la seconda dopo Deus caritas est e in attesa della Caritas in veritate, prevista per l’estate – è stata firmata dal Papa proprio il 30 novembre scorso, giorno della festa di Sant’Andrea (patrono della Russia, dell’Ucraina e della Romania), in omaggio simbolico alla tradizione cristiana orientale. In occasione della Pasqua, l’edizione russa della Spe salvi è stata donata a tutti i preti e le comunità monastiche dalla Nunziatura apostolica di Mosca, raggiungendo così le oltre 200 parrocchie cattoliche russe.

© Copyright Tempi, 2 aprile 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che bella notizia! Uno straordinario risultato che premia la lungimiranza, la profondità del disegno di Papa Benedetto, qualità, che purtroppo, come si vede, non hanno tanti (troppi) uomini di Chiesa. E alla luce di questo evento della presentazione della Spe Salvi quanto sembrano miserevoli e vuoti il chiacchiericcio e le polemiche da quattro soldi che ci tocca sentire.....