10 luglio 2008
Monsignor Fisichella sul caso Englaro: «Questa è eutanasia, sentenza impugnabile» (Daloiso e Negrotti)
Vedi anche:
Il risultato finale di Piazza Navona? Classica figura dell’apprendista stregone per gli organizzatori (Avvenire)
La solidarietà del blog a Mattia Stella presentatore del teatrino di Piazza Navona. Un bravo ragazzo!
La questione dell'ordinazione delle donne vescovo nella Comunione anglicana. Intervista del reverendo David Richardson (Radio Vaticana)
Vergogne italiote a Piazza Navona: "La dignità della Chiesa e una rozza tribuna fatta di menzogne" (Andrea Ferrari)
«Quegli insulti al Papa inconcepibile volgarità» E Furio Colombo? Prima si congratula con S.G. e poi si dissocia?
Rosso "malpela" l'Unità che ieri "piangeva" su Piazza Navona ma dimentica che il Papa è il bersaglio fisso di tante loro pagine
"Il caso Eluana Englaro": le opinioni di Rusconi e Garelli (La Stampa)
Eluana, condannata da giudici che si credono dei?
"Il caso Eluana Englaro": la sospensione delle cure è eutanasia? I commenti di Mons. Fisichella e di Umberto Veronesi (Corriere)
Piazza Navona, la fiera della vergogna (Brambilla)
Offese al Papa? Iniziano i distinguo. Intanto Mino Fuccillo rimprovera il Presidente Schifani per avere chiamato Benedetto XVI "Santo Padre"
DOPO IL "CASO SAPIENZA" UN'ALTRA VERGOGNA PER L'ITALIA: IL TEATRINO DI PIAZZA NAVONA. LO SPECIALE DEL BLOG
Da Vaticano gelo su volgarità di Piazza Navona (Apcom). Personalmente mi aspetto qualche parola dai vescovi che finora tacciono...
Rosario per il Santo Padre in preparazione del viaggio a Sydney ed in riparazione delle offese
Il motu proprio “Summorum Pontificum” un anno dopo (seconda parte). Padre John Zuhlsdorf ne analizza gli effetti (Zenit)
Grave sentenza dei giudici di Milano che autorizza l'interruzione dell'alimentazione a Eluana Englaro (Radio Vaticana)
Offese al Papa e Napolitano, procura attende informativa
GMG di Sydney: Padre Lombardi commenta il viaggio con i giornalisti (Sir)
Vergogna a Piazza Navona: nota del Vicariato di Roma
La procura di Roma valuta se procedere per vilipendio al Sommo Pontefice ed al Capo dello Stato
La vergogna italiota di Piazza Navona: le reazioni politiche
PADRE LOMBARDI SULLA VERGOGNA DI PIAZZA NAVONA: “LA VOLGARITÀ SI QUALIFICA PER SE STESSA”
Teatrini italioti: "Una piazza fuori controllo: attacchi e insulti senza freni" (Avvenire)
Avvenire sullo scandaloso teatrino di Piazza Navona: "Mai così in basso. Solo squallida spazzatura"
Sir sul teatrino di Piazza Navona: contro il Papa menzogna ed ignoranza!
Novena per il nostro amico Germano
ETICA & GIUSTIZIA Critici il Centro di bioetica della Cattolica e i medici cattolici che sottolineano come così venga stravolto il dovere fondamentale degli operatori sanitari di prendersi cura dei pazienti
«Questa è eutanasia, sentenza impugnabile»
Monsignor Fisichella: il giudice non è il legislatore
DA MILANO VIVIANA DALOISO
«Un’azione di eutanasia». Di morte. Che, in quanto tale, «può essere impugnata presso una Corte superiore», capace di ragionare sulla vicenda «con serenità e meno emotività». Le parole del presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Rino Fisichella, investono di perentoria chiarezza ogni possibile interpretazione della vicenda di Eluana Englaro, la ragazza di Lecco in stato vegetativo da sedici anni e su cui ieri mattina la Corte d’Appello civile del Tribunale di Milano si è espressa a favore dell’interruzione di alimentazione e idratazione artificiali. Perché Eluana è ancora una ragazza in vita e, ha spiegato monsignor Fisichella, «il coma è una forma di vita. Nessuno può permettersi di porre fine a una vita personale». E poi perché è impossibile che un giudice si sostituisca in una decisione come questa alla persona coinvolta e al legislatore: «Non mi risulta – ha precisato l’arcivescovo – che in Italia ancora ci sia una legislazione in proposito».
Che la decisione dei giudici milanesi legittimi, a tutti gli effetti, l’uccisione di un essere umano è stato peraltro evidenziato con forza anche da Radio Vaticana e in una nota da Scienza & Vita, che ha sottolineato come, fino a quando esista vita biologica, quella sia sempre e comunque una «vita personale», espressione «di una dignità che interpella in modo forte le coscienze e la responsabilità di tutti». Indignazione, dunque. Ma anche preoccupazione: «I rischi che la sentenza possa determinare uno scivolamento verso la legalizzazione del testamento biologico e addirittura dell’eutanasia nel nostro Paese sono enormi», ha ricordato sempre ai microfoni di Radio Vaticana Gianluigi Gigli, direttore di neurologia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine. E prova ne siano le numerose dichiarazioni rilasciate dai sostenitori delle pratiche in questione – sia in campo politico che scientifico –, che già nel pomeriggio di ieri sventolavano la bandiera della sentenza Englaro come il lasciapassare per l’introduzione del testamento biologico.
Critiche alla decisione della Corte d’Appello di Milano sono arrivate anche dal Centro di bioetica dell’Università Cattolica: «Sospendere trattamenti ordinari come quelli somministrati a un paziente in stato vegetativo a motivo di una decisione che non ha fondamento clinico– si afferma nella nota del centro – significa di fatto scardinare il dovere fondamentale del prendersi cura dei pazienti che non sono in grado di intendere e volere». Della stessa opinione il presidente dell’Associazione dei medici cattolici (Amci), Vincenzo Saraceni: «È il nostro codice deontologico a stabilire il principio assoluto della difesa della vita. Qualora si trovi innanzi alla richiesta di applicare simile sentenza, ogni medico ha il diritto e il dovere di mettere in pratica l’obiezione di coscienza. Anche se non è cattolico».
«Eluana non va guardata come un caso clinico su cui discutere, né tantomeno va strumentalizzata per finalità del tutto estranee alla sua vicenda umana», ha precisato in serata una nota della Curia di Milano, che ha commentato in maniera critica la sentenza. «Non entriamo nel merito dei sentimenti altrui, né esprimiamo giudizi sulle persone, che spettano ultimamente a Dio – continua il documento –. Eluana è una persona viva, non dipende da nessuna macchina, né riceve cure straordinarie. Ha soltanto necessità di alcuni aiuti per alimentarsi ed essere accudita. Ne danno testimonianza silenziosa e amorevole, da ormai quattordici anni, le Suore Misericordine e il personale sanitario della clinica di Lecco».
Perplessità sui criteri seguiti dal tribunale di Milano nello stabilire la veridicità delle dichiarazioni di Eluana riportate dal padre sono arrivate anche dal mondo laico e in particolare dal vicepresidente del Comitato nazionale di Bioetica Lorenzo D’Avack: «L’irreversibilità di uno stato vegetativo è scientificamente inaccertabile ed è altrettanto difficile ricostruire la volontà di Eluana in assenza di dichiarazioni scritte di suo pugno. I giudici di Milano si sono mossi seguendo criteri deduttivi».
© Copyright Avvenire, 10 luglio 2008
Un po' striminzita la reazione della curia di Milano nella cui giurisdizione ricade Lecco.
Fra l'altro la nota non e' nemmeno firmata. Confidiamo in una maggiore incisivita' nelle prossime ore.
R.
«I pazienti in stato vegetativo? Sono vivi. E vanno curati»
Parla il geriatra Giovanni Guizzetti: «I giudici hanno trasformato Eluana in una malata terminale»
Enrico Negrotti
DA MILANO
«Provo un sentimento di angoscia e, come medico, credo che questa sentenza svaluti completamente il senso della attività mia e della mia équipe». Giovanni Battista Guizzetti, geriatra, da 12 anni è responsabile del reparto Stati vegetativi al Centro Don Orione di Bergamo: «Credo che sia difficile immaginare un atto più crudele nei confronti di un essere umano innocente». La sentenza della Corte d’Appello di Milano autorizza a sospendere alimentazione e idratazione a Eluana Englaro. Evidentemente ritiene, come voleva la Cassazione, che lo stato di incoscienza sia irreversibile. È possibile stabilire questo parametro?
Lo stato vegetativo è una condizione difficile da definire e diagnosticare. Uno studio britannico (pubblicato sul British Medical Journal) indicava nel 43% la quota di diagnosi errate, perché la condizione di stato vegetativo può essere stabilita solo con osservazioni ripetute, non attraverso esami strumentali. E la task force di esperti che nel 1994 ha definito (sul New England Journal of Medicine) gli aspetti medici dello stato vegetativo ha puntualizzato che la diagnosi di permanenza non ha valore di certezza, ma è solo di tipo probabilistico. In altri termini, nessun medico potrebbe dire una parola definitiva sulla prognosi di un paziente in stato vegetativo, anche se è vero che dopo un anno dall’evento iniziale le probabilità di una ripresa si riducono progressivamente. Esistono però casi riportati di tanto in tanto di persone che si sono riprese dopo decenni.
Si fa spesso riferimento allo stato di coscienza. Come si può determinare se e cosa sentono le persone in stato vegetativo?
È praticamente impossibile saperlo. Lo scorso anno lo psichiatra Owen, di Cambridge, ha pubblicato su Nature i risultati di uno studio con la risonanza magnetica funzionale, che indicava come una donna in stato vegetativo, cui veniva chiesto di muoversi per casa sua, pur senza dare segni esteriori di capire, in realtà aveva in alcune aree corticali le stesse reazioni di un soggetto sano. Del resto anch’io ho assistito a casi di ripresa della coscienza anche a distanza di anni.
Che assistenza date ai vostri pazienti?
Non hanno bisogno di alte tecnologie, ma vengono seguiti con amore da tutta l’équipe, in particolare dagli infermieri, che li lavano, li muovono, li nutrono, li profumano, li accudiscono: portano anche le mollette per fare la permanente. Anche i parenti, che sono sottoposti a stress fortissimi, si accorgono che negli anni il nostro impegno di cura verso i loro cari non viene mai meno. Credo che tra gli scopi di un intervento medico non ci sia solo la guarigione, ma anche il mantenere in vita ed evitare peggioramenti. Comunque esploriamo la possibilità di togliere la cannula tracheale, curiamo i decubiti, studiamo terapie innovative. La nostra è una riabilitazione estensiva: si punta a migliorare il confort di una persona indipendentemente dal suo deficit e mantenerlo nel tempo.
Fondamento della sentenza c’è il ritenere l’alimentazione artificiale un atto medico che si può rifiutare. Cosa ne pensa?
Che si tratta di un artificio, non è un trattamento che possa essere sospeso per nessun paziente. Anzi, è evidente che proprio la migliore assistenza possibile (che comprende l’alimentazione) è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per lavorare a un recupero della coscienza.
I giudici forniscono anche indicazioni pratiche: togliere il sondino nasogastrico in un hospice, somministrare sedativi, idratare le mucose e prevenire «l’eventuale disagio da carenza di liquidi», curare l’igiene e l’abbigliamento. Che cosa vogliono dire?
La morte per disidratazione è dolorosa. Quindi si pensa di dare morfina. E il riferimento all’hospice è indicativo: non è una paziente terminale, viene obbligata a diventarlo. Ma se lavorassi in un hospice, mi ribellerei dicendo: qui non ammazziamo la gente. Non si può chiedere questo a un medico, e poi dire che la paziente può avere il rossetto. Quanto al sondino nasogastrico, mi meraviglio che dopo tanti anni non le sia stata praticata la Peg, intervento minimamente invasivo ma che evita inutili sofferenze.
I medici quindi potrebbero ricorrere all’obiezione di coscienza?
Direi di sì perché si tratta di un’azione malvagia: non riesco a definire diversamente l’uccisione di un essere umano innocente.
© Copyright Avvenire, 10 luglio 2008
Chiaramente sussiste il diritto di obiezione di coscienza.
R.
Politici divisi tra sconcerto e voglia di «testamento»
Viviana Daloiso
Una decisione «abnorme» e «un pericolosissimo precedente». È unanime il giudizio della maggioranza sulla decisione della Corte d’Appello di Milano in merito alla vicenda di Eluana. A partire dall’azzurro Murizio Lupi, vicepresidente della Camera: «Non esiste la possibilità che uno Stato democratico sancisca con la legge il diritto alla morte – ha dichiarato – Questa decisione non deve diventare il grimaldello per riaprire dibattiti che hanno a cuore più le battaglie ideologiche che l’inviolabilità e l’unicità della vita di ogni uomo».
Grande preoccupazione esprime il sottosegretario al Welfare con delega alla Salute, Eugenia Roccella, secondo cui la sentenza milanese sarebbe l’esito dei criteri «inquietanti» stabiliti dalla Cassazione: «Si può decidere – ha spiegato – di interrompere una vita umana sulla base della ricostruzione di una volontà presunta, desunta da dichiarazioni generiche, legate a carattere e stile di vita». Dello stesso parere Domenico Di Virgilio (Pdl) secondo cui la decisione dei giudici sulla base di testimonianze «che possono essere ricostruite sulla base delle nostre conoscenze dei desideri e delle aspettative che il paziente avrebbe potuto avere può coinvolgere anche i dementi in fase avanzata, ben più numerosi dei pazienti in stato vegetativo». «Siamo davanti a una lesione inaccettabile dei principi posti a tutela della vita umana», ha poi dichiarato Alfredo Mantovano, sottosegretario del ministero dell’Interno. «Nella vicenda Eluana Englaro – ha continuato – sono stati scavalcati i limiti che in passato gli stessi sostenitori dell’eutanasia avevano indicato». Incisivo Luca Volonté (Udc): «Quella del Tribunale civile di Milano è un omicidio autorizzato che pone fine alla vita di una persona».
Sull’altro fronte, quello del Pd e dei radicali, si registra invece il plauso a una sentenza «rigorosissima», che segnerebbe «la fine di un calvario». È il parere, per esempio, di Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, secondo cui «questa sentenza è assolutamente rigorosa e rispettosa del diritto del paziente all’autodeterminazione» e «serve al più presto una legge sul testamento biologico». Sulle stesse posizioni Ignazio Marino, capogruppo Pd in commissione sanità al Senato: «La decisione del Tribunale Civile di Milano è rilevante e giusta. La sospensione della nutrizione implica inevitabilmente la fine della vita, ma si tratta di una fine naturale. Si tratta di non accanirsi più». Unica outsider, la senatrice del Pd Emanuela Baio, che ha definito «sconfortante» la sentenza milanese: «Seppure in una situazione di difficoltà reale e prolungata, quella di Eluana Englaro è comunque una vita».
© Copyright Avvenire, 10 luglio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento