19 dicembre 2007
Sanremo: a chiesa di S. Stefano ritorna la Messa tridentina
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Sanremo: a chiesa di S. Stefano ritorna la messa in latino
Domenica 23 dicembre, alle ore 18, nella chiesa di Santo Stefano, in piazza Cassini, sarà celebrata a Sanremo la prima messa in latino dopo in lungua italiana avvenuto parecchi anni fa. A comunicarlo è Enrico Spitali, il portavoce di un gruppo di sanremesi formato da 160 persone che hanno fatto richiesta di ripristinare questa antica tradizione. La Messa in latino sarà ripetuta ogni quarta domenica del mese (27 gennaio 2008, 24 febbraio 2008, ecc.).
Di seguito alcune un po' di storia e alcune spiegazioni di come si è giunti e perchè si è voluto il ripristino di questa antica tradizione:
Messa "straordinaria"
Con un motu proprio (decreto pontificio) del 7.7.07 intitolato “Summorum pontificum”, il Papa ha consentito la celebrazione di messe nella forma in uso prima del Concilio, definendola "forma straordinaria del rito romano", laddove vi sia un gruppo stabile di fedeli che la chiedono (non dice quanti, ma si interpreta 20-30 persone).
La messa antica viene definita anche tridentina, perché codificata dopo il Concilio di Trento; ma in realtà il Papa dell’epoca, S. Pio V, si limitò ad estendere a tutta la Cattolicità (rispettando peraltro antichi riti locali, come quello ambrosiano di Milano) la forma di messa allora in uso a Roma, che nei suoi elementi essenziali risaliva a più di mille anni prima, ossia al VI secolo d.C., al papa Gregorio Magno che creò il canto gregoriano.
La grande richiesta dei sanremesi
A Sanremo un "gruppo stabile" si è costituito e in nemmeno 3 settimane ha raggiunto il livello di 160 componenti e senza “pubblicità” ma solo per passa parola. Per questo è stata ben presto interrotta la raccolta di firme, anche se ulteriori persone si erano dette interessate. E' in effetti palpabile l'interesse per questo antico rito, applicato nella Cristianità per circa 1.500 anni: il rito tradizionale della Messa è nell'anima della cultura europea e occidentale, basti pensare alle composizioni di musica sacra dei maggiori musicisti, o a come il rito latino della Messa abbia influito nella letteratura (a partire dalla Divina Commedia) e nella pittura (si pensi alle pale d’altare), o all'innumerevole schiera di santi che si sono spiritualmente nutriti con quel rito, da ultimo Padre Pio che, anche dopo l'introduzione della nuova messa, ha continuato, col permesso di Papa Paolo VI, a celebrare fino alla morte con l'antico rito.
Una messa "giovane"
Lo stereotipo è che la messa in latino attragga prevalentemente anziani nostalgici. E invece appare piuttosto il contrario: la maggioranza di coloro che si sono battuti per poterla avere e che l'apprezzano, ha meno di quarant'anni e per motivi anagrafici non l'ha potuta conoscere. Lo scrive anche il Papa nella lettera allegata al motu proprio "è emerso chiaramente che anche giovani persone scoprono questa forma liturgica, si sentono attirate da essa e vi trovano una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia". E Sanremo non fa eccezione.
Perché il prete "di spalle"?
Il Sacerdote è rivolto verso Oriente, da cui si attende il ritorno di Gesù Cristo l'ultimo giorno. Più che dare le spalle ai fedeli, il celebrante ed i fedeli sono rivolti nella stessa direzione, verso Dio: il Sacerdote conduce il popolo che gli è affidato verso l'Onnipotente, come Mosè allorché si accostava, seguito dal popolo ebreo, alla tenda contenente l'Arca dell'Alleanza. Questo aspetto della messa tradizionale fa sì che spicchi la funzione del Sacerdote come mediatore tra gli uomini e Dio, mentre non ha modo di risaltare la sua personalità e la sua comunicatività: il sacerdote rimane di spalle e, anche quando si rivolge ai fedeli, deve secondo il messale tenere modestamente lo sguardo a terra. Quando siede, ciò avviene al lato dell’altare, mai nel punto centrale del presbiterio, poiché quel posto d’onore resta sempre riservato al tabernacolo. Infine, il prete si rivolge ai fedeli solo nella predica, che dovrebbe essere succinta, e per il resto deve attenersi rigidamente a quanto scritto nel messale, senza possibilità di interventi "a braccio".
Perché il latino?
Il Concilio Vaticano II ha disposto che "L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini" (Sacr. Conc. Art. 36). Purtroppo il volere dei Padri del Concilio non è stato molto rispettato.
L'uso del latino (che comunque per noi italiani è una lingua abbastanza facile da capire pur senza averla mai studiata) ha molti vantaggi: consente una proprietà di linguaggio teologico come nessun’altra lingua; evita la banalizzazione delle cose sacre causata dall'uso di una lingua che utilizziamo tutti i giorni per le necessità quotidiane; inoltre, visto che i misteri divini sono inesprimibili in qualsiasi idioma, ricorrere ad un linguaggio non pienamente compreso fa capire meglio che qualcosa, anzi molto ci sfugge, e non ci lascia l'erronea impressione che "Ah sì, ho capito tutto". Non solo: il fatto di non doversi concentrare sul significato delle parole lascia maggiore spazio ad una comprensione interiore e più profonda di quel che vediamo accadere sull'altare.
C'è dunque una ragione per cui quasi tutte le religioni usano una lingua morta: gli ortodossi il greco antico; i musulmani l'arabo classico; gli ebrei l'ebraico; i buddisti infine ripetono la sacra sillaba OM che non significa, propriamente, niente (e quindi tutto).
E per concludere con una battuta: per apprezzare una canzone dei Beatles, occorre forse capire l'inglese?
Sacralità, solennità e sobrietà del rito tradizionale
L'uso della lingua latina, di ricchi paramenti e del canto gregoriano conferisce solennità al rito. Lo sguardo costante sulla croce, anziché sul celebrante, i frequenti gesti corporei di adorazione (genuflessioni, segni di croce), la cura dei rituali liturgici, rendono la Messa tradizionale particolarmente sacrale: “sacralità che attrae molti all’antico uso”, scrive il Papa nella lettera di accompagnamento al motu proprio. Al tempo stesso il rito antico è molto sobrio, poiché sono impensabili applausi e battimani, strette di mano e saluti, chitarre e tamburi; anche i gesti del celebrante devono essere molto misurati e composti, senza spazio per la creatività.
Organisti speciali
Diffusasi la notizia che anche a Sanremo si sarebbe celebrata la messa antica, si sono offerti con entusiasmo di partecipare, oltre a coristi di vari provenienza, alcuni organisti molto speciali, perché ben conosciuti per l'alta professionalità nei rispettivi campi: il Dott. Giovanni Lanteri, ex Presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti; l'Avv. Aldo Prevosto, Presidente dell'Ordine degli Avvocati; il Dott. Prospero Russo, docente di Medicina all'Università di Genova. Essi si alterneranno all'organo con il Prof. Mangione, organista titolare della Chiesa di S. Stefano.
Messa che precede il Natale
Domenica 23 è l’ultima domenica dell’Avvento che precede il Natale e la messa che sarà cantata ha nome di “Rorate caeli”, dalle del rito della Messa che così recitano, in riferimento all’attesa del Messia che sta per nascere: “Stillate o cieli dall’alto e dalle nubi discenda il Giusto; si apra la terra e germini il Salvatore”.
A. Gu.
© Copyright Sanremo News, 19 Dicembre 2007
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2 commenti:
Anche a S. Remo la messa tridentina....... ma, perchè a Roma ancora no? Cosa si aspetta?
Eugenia
Cara Eugenia, in attesa che ci siano più celebrazioni tridentine a Roma, ti segnalo la Santa Messa tridentina nella basilica di sant'antonio in via merulana affianco all'antonianum, alle ore 10 nei giorni lunedì, martedì, mercoledì, venerdì e alle ore 17 nei giorni giovedì, sabato e domenica... E BUON NATALE A TUTTI, IN UNIONE DI PREGHIERA.
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