24 febbraio 2008

Documento contestato dell'Ordine dei medici sulla legge 194 e la pillola abortiva: lo speciale del Corriere della sera


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«Difendiamo la 194 Sì all'aiuto ai prematuri»

L'Ordine dei medici si schiera per la Ru486
La Fnomceo: no all'obiezione di coscienza per la pillola del giorno dopo. «Scienza e Vita» e Udc: grave colpo di mano


Margherita De Bac

ROMA — Il codice deontologico approvato un anno fa esprime gli stessi principi. Ma ha un significato ben più forte, incisivo, il documento votato ieri dalla Federazione dell'ordine dei medici, la Fnomceo, sulla legge 194 e altri temi «eticamente sensibili». La legge sull'aborto viene definita «solida e moderna», nessuna riserva sull'utilità delle due pillole più chiacchierate del momento, quella del giorno dopo (contraccettivo d'emergenza) e la Ru486 (per l'interruzione della gravidanza). Ancora. Sì alla rianimazione del neonato prematuro quando c'è evidenza di vita autonoma. «Non abbiamo detto niente di speciale — fa scudo, sorpreso, al nuovo fuoco di polemiche Amedeo Bianco, presidente della categoria —. Abbiamo riaffermato una serie di argomenti già nostri per sottrarli alle strumentalizzazioni ».
La 194, innanzitutto, al centro della campagna elettorale dopo che Giuliano Ferrara ha promosso la moratoria e fondato il partito Pro Life, «dimostra tutta la sua solidità e modernità nel suo impianto tecnico- scientifico, giuridico e morale anche se vanno aumentati interventi educativi e iniziative sociali di supporto a maternità e gravidanza», affermano i medici. Insistono: «Pur con ritardi e omissioni applicative la 194 ha contribuito alla sostanziale scomparsa dell'aborto clandestino e alla riduzione drastica delle interruzioni volontarie di gravidanza». La Federazione esorta poi a «perfezionare l'introduzione in Italia della pillola Ru486 nel pieno rispetto della 194 così da consentire l'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità psicofisica della donna e meno rischiose ».
Pillola del giorno dopo. In Italia c'è già, deve essere prescritta, serve a evitare il rischio di gravidanza dopo un rapporto sessuale. I medici dicono no a «surrettizie limitazioni che ostacolino il diritto della donna determinata a prevenire una gravidanza indesiderata e un probabile, successivo ricorso all'aborto ». Dunque deve essere prescritta entro i tempi utili (48 ore dal rapporto a rischio). E' sottinteso dunque che in queste situazioni avvalersi dell'obiezione di coscienza non è deontologicamente opportuno. Per i bambini gravemente prematuri, nati tra 22 e 25 settimane l'indicazione è di garantire l'assistenza quando c'è vita autonoma del feto, a prescindere dall'età gestazionale.
La Fnomceo conclude con un giudizio sulla legge 40 e le sue linee guida di cui si attende un'eventuale modifica (ma il buon senso fa pensare che non se ne parlerà fino al 13 aprile). Il sì alla diagnosi preimpianto sull'embrione è riaffermato anche sulla base delle recenti sentenze dei tribunali e al fenomeno del turismo procreativo. Centinaia di coppie vanno all'estero per richiedere tecniche negate nei nostri centri. La risposta di Ferrara è nel programma elettorale che verrà pubblicato oggi sul «Foglio». La Ru486 «dovrebbe essere vietata per legge. E' un veleno che definiamo prezzemolo moderno... capace di reintrodurre la convenzione dell'aborto solitario e clandestino contro lo spirito della 194». Al contrario il diritto alle cure riconosciuto ai prematuri «è il risultato della nostra mobilitazione e onora la categoria dei terapeuti». L'iniziativa della Fnomceo viene apprezzata fra i politici da Ignazio Marino (Pd), Margherita Boniver (Fi), Donatella Poretti (Rifondazione) e dai ministri Paolo Ferrero, Solidarietà sociale, e Barbara Pollastrini, Pari opportunità. L'associazione Scienza e Vita insorge: «E' un colpo di mano. I medici devono pretendere un referendum». E Maurizio Ronconi (Udc): «Gravissimo».

© Copyright Corriere della sera, 24 febbraio 2008

L'obiezione di coscienza e' un diritto.
La pillola del giorno dopo blocca l'ovulazione o impedisce l’impianto dell’ovulo eventualmente fecondato.
E' chiaro che deve sussistere il diritto di non prescrivere un simile farmaco.
Invito tutti a rileggere questo post: "Sulla pillola del giorno dopo, intolleranza verso i medici obiettori (Zenit)"


Cattolico Salvatore Mancuso: bisogna fare di tutto per evitare gli aborti

«Mi dissocio, quella legge va cambiata»

Margherita De Bac

ROMA — «Solida e moderna questa legge? Come ex direttore di un dipartimento per la tutela della salute della donna e della vita nascente del Gemelli, policlinico cattolico, non posso che rifiutare su tutta la linea il documento votato dai colleghi», si dissocia senza titubanza il professor Salvatore Mancuso, presidente della commissione etica dell'università del Sacro Cuore.

Non può negare però che la legge 194 ha azzerato il fenomeno dell'aborto clandestino.

«L'aborto interrompe una vita umana. Bisognerebbe fare di tutto per non arrivare a questo».

Critico Salvatore Mancuso E se non si riesce a prevenire è giusto secondo lei limitare la libertà della donna?

«Proprio questo è il punto. Non mi vengano a dire che la legge è solida dal punto di vista tecnico e giuridico. Come si può affermare ciò dal momento che non è applicata per quanto riguarda la tutela della maternità...

Prendiamo l'esempio del caso Napoli, che ha colpito in quanto i carabinieri sono arrivati in ospedale dopo una denuncia. Quella donna aveva deciso di interrompere la gravidanza soltanto perché il bambino aveva la sindrome di Klinefelter. Parliamo di un'alterazione cromosomica che determina infertilità ma perfettamente compatibile con una vita normale ».

La colpa in questo caso però è stata del ginecologo, non ha informato bene la donna. Che c'entra la legge?

«E' uno dei vuoti della 194. Senza informazione la legge diventa uno strumento inaccettabile di controllo delle nascite. Quindi bisogna modificarla, sono pienamente d'accordo. Altro che moderna e solida. Ma dove?».

I suoi colleghi promuovono l'uso delle due pillole, del giorno dopo e Ru486. E lei?

«L'impiego di farmaci al di fuori del controllo medico è deontologicamente sbagliato e pericoloso per la salute, tanto più se possono provocare emorragie».

Paure all'apparenza infondate. Ambedue i farmaci hanno obbligo di prescrizione e la pillola abortiva verrà data solo in ospedale, nell'ambito della legge 194. La prima è un contraccettivo d'emergenza, non provoca emorragie perché interferisce con l'attecchimento dell'embrione alla parete dell'utero. La seconda è un abortivo e sarà data sotto stretto controllo medico. Perché non fare distinzioni?

«Non c'è differenza, dal mio, dal nostro punto di vista. Quando due gameti si fondono nasce l'embrione. Da questo momento viene avviato un progetto di vita, dunque c'è un essere umano. Se poi le due pillole hanno un effetto diverso, sono argomenti che non ho approfondito proprio perché per me non c'è distinzione. L'effetto è lo stesso. In ambedue i casi una vita si interrompe».

© Copyright Corriere della sera, 24 febbraio 2008


Il caso La Bernardini: quella del ginecologo per ora è un'autoproposta

Viale, insorgono i cattolici pd Radicali cauti sulla candidatura

La Binetti: la sua cultura inconciliabile con la nostra

Monica Guerzoni

ROMA — È bastato il nome a spaccare il Pd. Silvio Viale, il ginecologo che dal 2001 si batte per introdurre in Italia la pillola abortiva Ru486, ha detto al Corriere che sulla sua candidatura «non ci sono veti» e dunque è pronto a schierarsi nelle liste di Walter Veltroni, in quota radicali.

Ma ha detto anche di aver praticato aborti terapeutici di feti sani e che presto, lui se lo augura, l'eutanasia sarà legalizzata. Parole che hanno provocato un caso, gettato allarme tra i cattolici e riaperto il dibattito sulla questione forse più delicata per il Pd: è davvero possibile far convivere nella stessa casa politica, solo per citare i due antipodi, la teodem Binetti e l'ultralaico Viale?

Rosy Bindi non vede all'orizzonte compromesso possibile, «le posizioni estreme si alimentano vicendevolmente e per un Viale in più nasce la voglia delle correnti cattoliche, che è l'altro errore da scongiurare». È categorica, la ministra della Famiglia. Per lei Viale e Umberto Veronesi hanno posizioni «inconciliabili e per coerenza non dovrebbero candidarsi, non dovrebbero sottoscrivere il programma del Pd a meno di rinunciare alle proprie idee». Niente veti, ha promesso Veltroni ai radicali, eppure nel suo staff si parla di Viale come di una «mina» in grado di far esplodere le contraddizioni interne.
Il cattolico Giorgio Tonini, esponente della segreteria del Pd, non chiede «abiure» ma spera che Bonino e Pannella «si sforzino di privilegiare la ricerca di convergenze» e onorino lo spirito «dialogante» con cui il Pd ha scelto, nei documenti fondativi, di accostarsi ai temi della vita e della morte. «Veltroni si farà garante di questa impostazione — avverte Tonini — nell'accordo coi radicali è scritto che l'ultima parola sui nomi spetta a lui».
La Bonino ha assicurato che si farà carico delle «opportunità politiche» e che i radicali valuteranno con grande attenzione gli aspiranti parlamentari da sottoporre al vaglio di Veltroni. Ma i cattolici del Pd, già spiazzati dalle nozze con i pannelliani, sono determinati a stoppare sul nascere le aspirazioni del ginecologo abortista. «Chi si candida nel Pd non può violare deliberatamente la legge, la candidatura di Viale è improponibile» chiude l'uscio del loft il teodem Luigi Bobba. E Paola Binetti critica «l'atteggiamento disinvolto e la superficialità » del ginecologo su aborto ed eutanasia: «I radicali imbarcano simboli viventi di una cultura che non si potrà mai conciliare con quella dei cattolici e dell'intero Pd. Dare per fatta l'eutanasia è cosa che ripugna».
Il «profondo disagio» della Binetti è in sintonia con la preoccupazione che trapela da Oltretevere, dove il quotidiano dei vescovi Avvenire ha definito «squassante» l'alleanza del Pd coi radicali.
Ma Viale si dice sereno, «chi è in buona fede non ha nulla da temere» e aspetta una proposta formale da Bonino e Pannella: «In Piemonte non mi vogliono? Mi dicano in quale regione mi devo presentare, sono pronto a confrontarmi con Binetti e chiunque altro ».
I primi a stoppare le aspirazioni del ginecologo sono stati due esponenti di peso del Pd piemontese. «Candidatura inopportuna» ha dichiarato il segretario regionale Gianfranco Morgando, che si offre di mostrare sms e mail «fortemente polemici» contro le nozze Pd—radicali e paventa che «in Piemonte il vantaggio non sarà quello sperato». E Davide Gariglio, presidente del consiglio regionale, considera l'eventuale candidatura di Viale «un messaggio sbagliato e pericoloso». Nulla è ancora deciso, però la segretaria dei radicali, Rita Bernardini, prende le distanze: «Viale? Per ora si tratta di un'autocandidatura». E nel partito si fa strada la candidatura alternativa di Mirella Parachini, per trent'anni compagna di vita di Pannella, ginecologa del San Filippo Neri e altro grande sponsor della Ru486.

© Copyright Corriere della sera, 24 febbraio 2008

4 commenti:

Gianpaolo1951 ha detto...

A questo proposito, trovo molto interessante "Il programma serio della lista pazza"
http://www.ilfoglio.it/soloqui/12

Anonimo ha detto...

Non ho condiviso dall'inizio l'accordo del pd con i radicali...

Anonimo ha detto...

eh eh, se per assurdo la destra avesse voluto servirsi, per così dire, di un "cavallo di Troia" per scompaginare il PD, ebbene nessun "cavallo" avrebbe potuto conseguire così efficacemente l'effetto "dinamite" del recente ingresso della pattuglia radicale in quel partito.....

Anonimo ha detto...

«Viale? Per ora si tratta di un'autocandidatura». E nel partito si fa strada la candidatura alternativa di Mirella Parachini, per trent'anni compagna di vita di Pannella, ginecologa del San Filippo Neri e altro grande sponsor della Ru486.

Appunto: la improbabile (non piace nemmeno agli ex radicali come la Bresso) candidatura Viale è la solita mossa mediatica radicale per coprire la vera candidata, la Parachini, che è pericolosa quanto Viale, se non di più, essendo meno "esposta" sui mass-media, quindi "digeribile" anche dai cattolici piemontesi che non conoscendola bene la voteranno come dei gonzi.
I radicali sono i soliti (subdoli), ma che dire di Veltroni che li accoglie a braccia aperte, pur conoscendoli bene?