10 febbraio 2008
Gad Lerner contro Benedetto XVI: "Il dubbio cristiano sul popolo d´Israele"
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La polemica
Il dubbio cristiano sul popolo d´Israele
GAD LERNER
Destreggiandosi invano fra la luce e le tenebre, un infelice artifizio dialettico rivela oggi agli ebrei che la Chiesa cattolica non può smettere di additarli come popolo anomalo, un´imperfezione da sanare.
Avendo elevato la lotta contro il relativismo a priorità del suo magistero, Benedetto XVI deve anzi ribadire con forza quell´imperativo – la conversione degli ebrei - che i suoi predecessori avevano deciso di mettere in sordina.
Da mezzo secolo, ormai, la Chiesa s´interroga su quanto sia lecita teologicamente una svolta relativista a proposito della conversione degli ebrei. Fondamento di dottrina che si richiama a San Paolo e da cui, per oltre diciannove secoli, trassero alimento la diffidenza e il disprezzo nei confronti del popolo della Bibbia, colpevole di negare la divinità di Cristo. Se di nuovo quel proposito di correzione-conversione viene ribadito come elemento decisivo della fede cristiana, sarà difficile farlo coesistere con la ricerca dell´amicizia in uno spirito di riconciliazione.
Lo rivelano le modifiche testuali, solo in apparenza attenuative, disposte dal Vaticano nel messale del rito tridentino per il venerdì santo, quello da cui nel 1959 Giovanni XXIII eliminò l´odioso riferimento alla perfidia ebraica. Al posto della preghiera per il "popolo accecato" perché "sia strappato alle tenebre", oggi il Vaticano formula un eufemistico auspicio: "Preghiamo anche per gli ebrei, affinché Iddio Signore nostro illumini il loro cuore e riconoscano Gesù Cristo come Salvatore di tutti gli uomini" (i corsivi sono miei).
Non è piacevole essere oggetto di una tale speciale attenzione, risparmiata ad altri popoli. Poco cambia, evidentemente, che i riferimenti all´accecamento e alle tenebre vengano sostituiti dall´augurio di illuminazione e dalla speranza di riconoscimento. Questa nuova preghiera che confida in una provvidenziale folgorazione degli ebrei – che finalmente desistano dall´errore - adegua l´argomento con cui numerosi santi e dottori della Chiesa definirono gli erranti come "popolo maledetto". Un insulto rimosso, quest´ultimo. Ma potenzialmente implicito nell´attesa di una resipiscenza ebraica, condizione indispensabile per la Salvezza di tutte le genti alla fine della storia. Prima o poi è necessario che gli ebrei, per quanto rispettabili nella loro ingiustificata ostinazione, riconoscano la Verità che pure duemila anni or sono fu rivelata sotto i loro occhi, nella loro terra.
Per secoli la Chiesa ha preteso di rappresentarsi come "la nuova Israele". Fu Giovanni Paolo II, sulla scia del Concilio, a sconsigliare l´uso di questa espressione tipica di una teologia sostitutiva per cui l´Alleanza del Monte Sinai sarebbe invalidata e soppiantata dalla Nuova Alleanza. Dunque coloro che non vollero riconoscerla sarebbero per questo condannati al disprezzo, fin tanto che non si convertiranno.
Si spiegano così la protesta e la pausa di riflessione annunciate dall´assemblea rabbinica italiana nel dialogo con la Chiesa di Roma. "Vengono meno gli stessi presupposti del dialogo", ha rilevato il suo presidente Giuseppe Laras. Il Vaticano, infatti, non aveva alcuna necessità immediata di introdurre questo nuovo testo, visto che già nel 1970 Paolo VI l´aveva completamente modificato la preghiera del venerdì santo, limitandosi all´augurio, ben diverso, che il popolo ebraico sia fedele alla sua Alleanza.
E´ interessante ricordare che lo stesso Paolo VI –come confermano suoi appunti scritti- nel 1964 restava contrario a una dichiarazione conciliare sul popolo ebraico nella quale mancasse un riferimento all´imperfezione e alla provvisorietà della sua condizione, visto che "tale speranza è esplicitamente espressa nella dottrina di S: Paolo sugli ebrei". Papa Montini preferì allora custodire nell´intimo tale convincimento. Un anno dopo vide la luce la "Nostra Aetate" con cui la Chiesa scagionava gli ebrei dall´accusa di deicidio, senza riferimento alla necessità della loro conversione.
Da allora molto cammino si è compiuto, allietato da storici gesti di riconciliazione e promesse d´amicizia. Ma la Chiesa cattolica fatica a compiere il passo più difficile nei confronti degli ebrei: l´elaborazione di una nuova teologia che archivi definitivamente la teologia sostitutiva.
Non a caso, per motivare la scelta vaticana di riproporre –così infelicemente modificato- il messale in vigore nel 1959, il cardinale Kasper s´è richiamato alla dichiarazione "Dominus Iesus" pubblicata nell´agosto 2000 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede presieduta da Joseph Ratzinger. Riaffermando solennemente che non vi sono altre vie d´accesso alla Verità e alla Salvezza al di fuori di Gesù Cristo, la "Dominus Iesus" giunse come una doccia fredda a ridimensionare, sei mesi dopo, i "mea culpa" del Giubileo. La centralità di fede della conversione degli ebrei tornava così tema prioritario, e pietra d´inciampo, nel dialogo interreligioso.
Venne di conseguenza, nell´ottobre 2005, la designazione del cardinale Lustiger, eminente figura di ebreo convertito, per la commemorazione in Vaticano del quarantesimo anniversario della "Nostra Aetate". La stessa biografia di Lustiger testimoniava un´accezione del dialogo finalizzata alla conversione. Il rabbino capo di Roma decise per questo di disertare la cerimonia.
Il medesimo filo conduttore di una fede che non ammette relativismi, congiunge la lectio magistralis di Ratisbona – dove il papa rivendicava una sorta di dominio sulla ragione - con la proposta agli ebrei di un dialogo somigliante ad un´amicizia sopraffattrice.
Settant´anni dopo le leggi razziali che "Civiltà cattolica" nel 1938criticava debolmente, riconoscendovi benefici elementi di opportunità, viviamo per fortuna un´epoca completamente diversa. Ma la questione teologica rimane irrisolta, così come la fatica cristiana di confrontarsi con il Gesù ebreo.
© Copyright Repubblica, 8 febbraio 2008
Lerner, perche' a fare "mea culpa" deve essere sempre e solo la Chiesa Cattolica?
Perche' ci si arroga il diritto di spiegare al Papa come deve fare il Papa, ma non si dice una parola sul fatto che nel nel Talmud, il libro che raccoglie l’insegnamento tradizionale dei rabbini, ci sono espressioni gravemente offensive verso i Cattolici?
Si', perche', caro Lerner, per i Cristiani Gesu' e' il Salvatore e Maria e' sua Madre!
Vedo che anche Lerner cade nel solito tranello, o, se vogliamo, pregiudizio, lasciando intendere che i predecessori di Papa Benedetto fossero migliori del Pontefice regnante.
Non importa che la "Dominus Jesus" sia stata difesa da Giovanni Paolo II nell'Angelus del 1° ottobre 2000.
No! Essa e', nell'immaginario collettivo, opera di Joseph Ratzinger che, quindi, va combattuto ed osteggiato in tutti i modi.
Eppure, come disse il cardinale Biffi: "Che la congregazione per la dottrina della fede abbia ritenuto di dover intervenire con la dichiarazione ‘Dominus Iesus’ circa ‘l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù e della Chiesa’ è di una gravità senza precedenti: perché in duemila anni mai si era sentito il bisogno di richiamare e difendere verità così elementari".
Tralascio in questa sede il disgusto per certe "reazioni" a quel documento provenienti anche da parte cattolica, da parte autorevole!
Ma torniamo alla preghiera per gli Ebrei.
Vorrei ricordare che il "Papa buono" tolse l'aggettivo "perfidi" riferito agli Ebrei, ma mantenne INTATTA la preghiera di conversione.
Paolo VI approvo' un nuovo Messale ma non risulta che abbia modificato di una virgola il testo del Messale tridentino.
Da notare questo passaggio:
"E´interessante ricordare che lo stesso Paolo VI –come confermano suoi appunti scritti- nel 1964 restava contrario a una dichiarazione conciliare sul popolo ebraico nella quale mancasse un riferimento all´imperfezione e alla provvisorietà della sua condizione, visto che "tale speranza è esplicitamente espressa nella dottrina di S: Paolo sugli ebrei". Papa Montini preferì allora custodire nell´intimo tale convincimento".
Che cosa significa? Forse che Paolo VI, per "quieto vivere", per "religiosamente corretto", preferi' non urtare le sensibilita' altrui? E' un'affermazione grave riferita ad un Pontefice che, senza se e senza ma, deve costodire il "depositum Fidei".
Per attaccare Papa Benedetto si finisce per accusare, in maniera ancora piu' grave, i suoi predecessori.
La Chiesa Cattolica dovrebbe formulare una nuova teologia?
E pensare che alcuni intellettuali ebrei riconoscono a Ratzinger di avere archiviato per sempre la "teoria della sostituzione".
Ricordiamo ancora una volta che Giovanni Paolo II non avrebbe potuto fare passi avanti nel dialogo con gli Ebrei se il cardinale Joseph Ratzinger (si'...proprio lui!) non gli avesse fornito le basi teologiche.
Inoltre rammentiamo(sempre) che Papa Wojtyla concesse l'indulto per la celebrazione della Messa tridentina, dietro permesso del vescovo diocesano. E in quel documento non c'e' alcun cenno all'abolizione o alla modifica della preghiera!
Come mai le rimostranze non furono fatte allora? Come mai questo "onore" spetta solo a Papa Benedetto?
Non c'e' una leggere incoerenza in tutto cio'?
R.
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3 commenti:
Cara Raffaella, sottoscrivo la tua riflessione e le tue osservazioni.
Sì questo attacco di certi rappresentanti ebrei è sempre più sospetto e incoerente.
La loro è una memoria decisamente molto selettiva o come riscostruire la storia alla luce dei bisogni e idee del momento. Ci sono degli oblii (?) molto significativi !
Tutte queste persone, di cui non conosco i reali moventi (motivations), dovrebbero riflettere maggiormente prima di esprimersi, perchè il tempo in cui noi cattolici, ci scusavamo per tutto e il contrario di tutto, tempi i cui era di "bon ton" renderci colpevoli di tutti i mali di questo mondo, è oramai evoluto. Prendere come bersaglio, Benedetto XVI è un errore , mi vien da dire, strategico. Noi cattolici, siamo stufi che tutti si sentano in diritto di attaccare la nostra fede, le nostre preghiere, i nostri responsabili religiosi (...salvo quelli modernisti e progressisti...cela va sans dire...), e che tutti si sentano autorizzati a dare lezioni al Papa.
Che tutte queste persone, in questo caso, gli ebrei, comincino, per pulire davanti alla loro porta, riflettere su certi loro testi liturgici, perchè se noi nella nostra preghiera, in coerenza con la nostra fede in Gesù Cristo,domandiamo che il cuore degli ebrei sia illuminato, in certe preghiere ebree la sorte auspicata per noi cristani è leggermente meno luminosa....
...preghiamo per il "perfido" Lerner...;-)
Luigi
Lerner è veramente perfido, ma non perché ebreo (penso non gli importi niente della religione) ma perché sempre palesemente in malafede
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