1 febbraio 2008

Il cardinale Ruini curerà il progetto culturale del Vaticano (Galeazzi per "La Stampa")


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Sorpresa, Ruini resta in sella

Il "Cardinal Sottile" torna a 77 anni per curare il progetto culturale del Vaticano

GIACOMO GALEAZZI
CITTA’DEL VATICANO

Dieci mesi fa la fine del suo ventennio alla guida della Conferenza episcopale, il prossimo giugno l’addio, per raggiunti limiti d’età, anche alla diocesi di Roma. Quello di Camillo Ruini, 77 anni, sembrava a tutti il tramonto di uno dei più importanti cardinali del XX secolo. Un paio di giorni fa, poi, la nomina quinquennale a presidente del Comitato del Progetto culturale della Cei è scivolata su giornali e tv come un incarico onorifico, per un crepuscolo più dolce, da teologo puro, gestore di incunaboli, pitture e sacralità artistiche. In realtà le cose non stanno proprio così. La scelta è caduta su Ruini, sottolineano alla Conferenza episcopale, perché è stato lui nel ‘94 al Consiglio permanente di Montecassino ad avere l’intuizione del Progetto Culturale e a seguirlo fin dall’inizio. «Continuerà a svolgere il suo compito fornendo il suo supporto di esperienza e spendendosi nel dialogo tra la Chiesa nel suo insieme e il mondo», commentano nella cittadella della Cei a via Aurelia. L’obiettivo è declinare il Vangelo in un confronto a tutto campo con la cultura, intendendo per cultura «non solo quella che si elabora nelle accademie e nei laboratori scientifici, ma la mentalità che plasma le persone».

In pratica, la leadership del cardinale Angelo Bagnasco, pur con un tono più pastorale e collegiale, prosegue sulla linea inaugurata da Ruini nel 1994 al crollo della Democrazia cristiana e dell’unità politica dei cattolici: mani libere e «cattolicizzazione» di ogni ambito politico e sociale. Una Chiesa che resta «esposta», «aperta al dialogo senza barriere», fuori dalle sagrestie e dal recinto sacro, cioè alla scoperto nel confronto con il mondo della cultura, partendo dalla «questione antropologica», sottolineano alla Cei. In ascolto delle dinamiche dell’uomo di oggi per «rimettere al centro le sue domande di fondo». Un’attenzione ispirata dal cardinale Ruini 14 anni fa e applicata dai vescovi nelle diocesi.

La presenza per altri cinque anni di Ruini alla Cei sembrerebbe creare una coabitazione con il presidente Angelo Bagnasco, una situazione inedita che, nelle intenzioni dell’episcopato, dovrebbe rafforzare la presenza pubblica della Chiesa in Italia. Una soluzione condivisa appieno dal leader dei vescovi. «Il Progetto culturale orientato in senso cristiano- ha spiegato il vescovo Giuseppe Betori, segretario generale della Cei al termine del Consiglio Cei- è un lato permanente e non episodico dell’attività della Chiesa nella società. Il Consiglio (vi partecipano soltanto una trentina di presuli) ha deciso di costituire un comitato per promuovere il Progetto culturale, accompagnandone la riflessione e sostenendo le attività del servizio nazionale».

Compito peculiare del nuovo organismo affidato a Ruini sarà quello di proporre «iniziative qualificate», che, precisa Betori, rendano presente nell’opinione pubblica la «riflessione e la proposta della Chiesa», in particolare sui temi riconducibili alla questione antropologica e alla ricerca della verità. Quindi, proprio quei valori non negoziabili che infiammano il dibattito politico: ricerca sugli embrioni, unioni di fatto, divorzio breve, procreazione assistita, aborto. «Con questa scelta si vuole far emergere la consapevolezza che l’incontro tra fede e cultura costituisce un fattore organico alla struttura stessa della Cei», osserva Betori. Gli effetti della decisione sono potenzialmente destinati a diventare rilevanti sia all’interno sia all’esterno della Chiesa italiana.

Intanto, Ruini non esce dall’organigramma Cei e mantiene il controllo sulla notevole quantità di risorse destinate dalla Cei al Progetto culturale, circa il 30% del bilancio. A questa somma va aggiunta la quota che ogni diocesi riceve da Roma per i propri progetti culturali e che, ormai da dieci anni, è decurtata del 30% per sostenere il sistema comunicativo della Cei (Avvenire, Sat200): un’eredità della gestione Ruini che il nuovo coordinatore del progetto culturale si porta in dote. Inoltre l’incarico a Ruini include il mandato di organizzare le «opportune iniziative» e dunque di assumere una figura pubblica, rilanciando nei suoi interventi la dottrina della Chiesa, che contempla contatti frequenti con il mondo politico.

Il «cardinale sottile», come si sa, gode dell’appoggio, pieno e senza intermediari, di Joseph Ratzinger.

Si tratta di un’investitura che, oltre a un atto di fiducia del direttivo Cei nei confronti dell’interessato, è anche la traduzione immediata dell’ansia di identità culturale che il papato sta trasmettendo ai vari episcopati.

E che ben si inscrive nella gestione Bagnasco, basata sulla difesa della vita dal concepimento fino al suo termine, l’attenzione riservata ai temi etici in generale, i richiami alla solidarietà, a sanare le disuguaglianze sociali, la sollecitudine per il Meridione, i richiami alla pace internazionale. E da Bagnasco perseguiti in forme puramente pastorali. La Cei, quindi, come snodo pastorale che, nel segno della collegialità tra i vescovi, aiuti la comunione e la missione della Chiesa, affinché ogni pronunciamento sia l’esito della massima condivisione di tutti i presuli per affrontare le sfide pastorali, culturali e politiche centrali per la Chiesa.

© Copyright La Stampa, 1° febbraio 2008 consultabile online anche qui

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella,
ti segnalo un bell'articolo uscito oggi sul quotidiano Liberal (www.liberal.it). E' intitolato "Benedetto XVI Papa bibliofilo" di Andrea Capaccioni pag. 21.
Io ho di fronte l'edizione cartacea, ma se lo desideri penso sarà scaricabile in giornato o domani.
Alessia

Anonimo ha detto...

Grazie Alessia!!!
Non lo trovo online ma ti ringrazio moltissimo della segnalazione.