1 febbraio 2008
Governi d'Italia. La politica della Chiesa (di Sandro Magister)
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Governi d'Italia. La politica della Chiesa
Da "L'espresso" n. 5 / 2008, in edicola dal 1 febbraio. Titolo originale: "Lobby benedetta"
di Sandro Magister
A governo caduto la Chiesa è elusiva. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, sta sulle generalissime: "La speranza è che si mettano d’accordo per il bene comune". Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della conferenza episcopale italiana, si tira fuori: "I vescovi non si occupano delle dinamiche politiche, e dei partiti tanto meno".
Idem l'arcivescovo Giuseppe Betori, segretario della CEI: "Non abbiamo preferenze per l’una o l’altra soluzione istituzionale o costituzionale o elettorale, purché rispettosa della democrazia“. L’Osservatore Romano, il giornale del papa, tace.
Ma tutti sanno che il futuro governo, da chiunque sia fatto, è atteso al varco. La Chiesa una sua politica ce l’ha. Ed è una politica esigente, che non fa sconti a nessuno.
Lo si è visto nella fase terminale del governo di Romano Prodi. La sua ultima domenica prima del tonfo è stata un tripudio di popolo attorno al papa, in piazza San Pietro.
Quel papa teologo e filosofo che era stato accolto con tutti gli onori nella moschea blu di Istanbul e che tra poco, a New York, parlerà al mondo dalla tribuna delle Nazioni Unite, nella sua Roma era stato respinto dall’università “La Sapienza” senza che il governo spendesse una parola in sua difesa, salvo il notarile rammarico a visita annullata.
Sui piatti della bilancia, dopo l’incidente, c’erano da un lato la poderosa lezione sull’incontro tra fede e ragione scritta ma non letta da Benedetto XVI e dall’altro la protesta epistolare di alcuni professori e le invettive di un manipolo di studenti.
Tra le due cose non c’era partita.
E il governo Prodi? Papa Joseph Ratzinger l’ha risparmiato, parlando alla folla di piazza San Pietro. Ma il giorno dopo, lunedì 21 gennaio, aprendo il direttivo dei vescovi italiani, il cardinale Bagnasco è stato meno diplomatico.
Ha ridetto quello che il giornale della Cei, “Avvenire” aveva riferito al momento dei fatti: che a "suggerire" al papa di starsene a casa erano state le autorità italiane.
Punti sul vivo, il presidente Prodi e il ministro degli interni Giuliano Amato hanno reagito con una smentita. Ed è stato questo sgarbo alla Chiesa l’ultimo atto del governo del cattolico Prodi, due giorni prima di cadere.
Tra i vescovi il governo uscente aveva dei sostenitori. Uno di questi è Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa e già vicepresidente della CEI, ora vicino al pensionamento. In un’intervista a “La Stampa” ha detto che la Chiesa sbaglia a battere troppo sui "soliti problemi", aborto, famiglia e simili, perché così "c’è il rischio di un effetto boomerang che faccia rinascere umori anticlericali".
Ma quelle di Plotti e di pochi altri sono voci dissonanti, in una gerarchia che negli ultimi anni si è molto compattata attorno a Benedetto XVI e ai suoi comprimari per l’Italia: il cardinale Bertone, il cardinale Bagnasco, il suo predecessore alla testa della CEI Camillo Ruini, tuttora molto influente, e il segretario della stessa CEI, Betori.
Per la politica della Chiesa in Italia il non avere più un partito cattolico non è giudicato una perdita, ma una liberazione. La Chiesa può ora operare a tutto campo e parlare a tutti. Non esige che diventi legge ciò che solo per fede può essere accettato e capito. Si batte a difesa di comandamenti che dice scritti nei cuori di tutti gli uomini, siano essi cattolici e no. Non si limita a predicare ma agisce politicamente perché le sue parole diventino fatti. E negli ultimi anni i fatti l’hanno più volte premiata.
Dal referendum del 2005 sulla fecondazione artificiale al Family Day dello scorso 12 maggio la gerarchia della Chiesa ha mostrato di saper rappresentare e ispirare il comune sentire di una larghissima parte della popolazione italiana molto più di quanto sappiano fare i partiti, la cultura e i media dominanti. Al punto che la Chiesa italiana è ormai diventata un modello per altre Chiese d’Europa. Lo scorso 30 dicembre, ad esempio, è stata la cattolicità spagnola a ripetere a Madrid il Family Day, con il papa che ha parlato alla folla in diretta televisiva da piazza San Pietro. Un altro Family Day sarà tenuto prossimamente a Berlino.
Sotto la guida del cardinale Ruini, la Chiesa italiana ha innovato anche nelle modalità del suo agire politico. Alle antiche associazioni cattoliche che si occupavano ciascuna di tutto ne ha affiancate di nuove, ciascuna concentrata su un solo obiettivo: il contrasto all’aborto, la famiglia, la scuola. La legge 40 sulla procreazione artificiale corrisponde solo in parte alla dottrina della Chiesa, ma è stata votata nel 2004 da quasi due terzi dei parlamentari di destra e di sinistra proprio grazie al tenace lavoro di lobbying del Forum cattolico delle famiglie. Il referendum del 2005 ha visto all’opera con successo un’altra di queste associazioni ad hoc, il comitato Scienza e Vita, volutamente aperto a esponenti cattolici e non.
In queste modalità d’azione c’è un po’ delle tecniche tipiche del Partito radicale, ma c’è soprattutto molto spirito americano. Campagne mirate, nuove leggi tallonate senza tregua, referendum combattuti per vincere e non solo per testimoniare.
Per quanto riguarda le leggi in elaborazione, la conferenza episcopale italiana si è dotata da una dozzina d’anni di una macchina efficientissima. È l’Osservatorio giuridico legislativo. Diretto dal professor Venerando Marano e composto da giusristi esperti nei vari settori, segue minuto per minuto quanto accade in parlamento, nella corte costituzionale, in cassazione, nel consiglio di stato, nella corte dei conti, nelle amministrazioni regionali, pronto a documentare e ad analizzare ad ogni istante qualsiasi questione interessi la Chiesa. Le battaglie, ad esempio, che hanno affossato i progetti di legge sulle unioni di fatto hanno avuto nell’Osservatorio giuridico legislativo della Cei un supporto determinante. Nessun partito politico si avvale di qualcosa di paragonabile.
Il futuro governo si prepari. La battaglia per l’applicazione della legge sull’aborto anche nelle parti che aiutano la maternità sarà uno dei terreni su cui la Chiesa lo attende alla prova. Sono le parti in cui la Chiesa già agisce da anni con i Centri di aiuto alla vita, un’altra delle sue associazioni con un solo obiettivo. Si calcola che dal 1978 a oggi abbiano aiutato a far nascere 85 mila bambini altrimenti in pericolo di essere abortiti. Una città.
© Copyright L'espresso n. 5/2008 consultabile online anche qui
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