6 febbraio 2008
Prof. Dallapiccola: «Genitori multipli? È la follia di una scienza perversa»
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«Genitori multipli? È la follia di una scienza perversa»
Alberto Ceresoli
Bruno Dallapiccola, presidente dell'associazione Scienza&Vita, è professore di Genetica medica a «La Sapienza» di Roma, nonché direttore scientifico dell'Istituto Mendel di Roma e dell'ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo. Professore, siamo alla follia?
«Ormai la ricerca è finalizzata semplicemente ad occuparsi di cose che fanno sensazione. Ci dimentichiamo sempre che dietro questi pastrocchi c'è invece un bimbo che deve nascere, il quale fino a prova contraria, si aspetta di avere due genitori normali, non di avere dei genitori multipli, o un genitore clonato, o di averne tre frutto di una sorta di "ammucchiata ante litteram".
È pur vero che dietro questi esperimenti c'è anche chi si occupa del problema di fondo, e cioè di trovare qualcosa di utile per curare le malattie mitocondriali, trasmesse dalla mamma del nascituro, però, da medico, sostengo che bisogna avere il coraggio di evitare esperimenti di questo genere. Come diciamo "no" all'accanimento terapeutico, diciamo "no" anche all'accanimento riproduttivo: se purtroppo esistono dei limiti dati dalla natura, non penso si debba generare un obrobrio dal punto di vista biologico per cercare di bypassarli. Purtroppo ci si deve anche rassegnare. Se da un lato questo esperimento può essere visto con sorpresa o con interesse dal punto di vista biologico, dall'altro, però, deve essere oggetto di una profonda riflessione, per domandarci che di tipo di uomo vogliamo consegnare alle prossime generazioni. Qui si gioca con il Dna e le cellule umane come se stessimo giocando con le cose: è il solito vecchio concetto che considera ciò con cui si sta lavorando un qualcosa e non un qualcuno».
Dai lanci delle agenzie non è chiarissimo se l'esperimento sia stato condotto su embrioni di uomo scartati da trattamenti di fertilizzazione in vitro o su embrioni di topo.
«È il principio quello su cui riflettere, perché si comincia dal topo per arrivare all'uomo: mi auguro che questa tecnica non sia mai giunta a compimento, perché è l'idea in se stessa ad essere sconvolgente».
Non c'è un eccesso di perversione nella scienza?
«Assolutamente si. Penso che la scienza è perversa per molte ragioni, soprattutto perché le ideologie prevalgono e perché c'è un business dietro gran parte della ricerca.
Dico spesso che la genetica sarebbe una scienza bellissima se non fosse inquinata dalle ideologie e dal business, oltre che dal sensazionalismo, che tuttavia sta sempre alle spalle di ideologie e denaro. Una posizione presa dai cosiddetti "conservatori", o anche dalla Chiesa cattolica, fa immediatamente sì che, per definizione, ci sia una parte di scienziati che si schiera contro: le ideologie inquinano.
E poi c'è il business: gli abusi continuamente fatti in genetica, il cattivo uso o la perversione di alcuni esperimenti sono fortemente condizionati dal vile denaro. Se da un lato la gente non finisce mai di sorprendersi per quello che di nuovo viene scoperto ogni giorno, dall'altro dovrebbe certamente cominciare a fare i conti con quell'inquietudine che questo cosiddetto progresso finisce per determinare sulle nostre future generazioni».
Cosa sono le malattie mitocondriali?
«Sono un gruppo di malattie essenzialmente di tipo neuromuscolare, caratterizzate da una degenerazione a livello neurologico e muscolare. Ma le malattie mitocondriali possono anche provocare rarissime forme di cecità e di sordità, e una rara forma di diabete, oltre l'epilessia. L'eredità mitocondriale è molto particolare non solo perché materna, ma anche perché per i comportamenti che assume: tutti noi, nelle cellule, abbiamo mitocondri "fasulli", ma per ammalarsi bisogna che questi superino di una certa soglia quelli sani, generalmente molto più numerosi».
Si possono curare con le cellule staminali adulte?
«Purtroppo tutta la patologia neurologica non è ancora oggetto di cura con le cellule staminali, anche se è certamente una grande prospettiva e una grande speranza quella di curarle con le staminali, ma a fronte del successi avuti con la pelle, la cornea, l'osso, le malattie del sangue e persino in qualche microtrattamento dell'apparato muscolare, tutto il sistema nervoso è rimasto fuori dai benefici delle cellule staminali. Tuttavia sono convinto che questa sia una barriera che nel giro di pochi anni, almeno per una determinato gruppo di malattia, verrà superata. Quando ai pazienti dò cattive notizie sulle possibilità di curare certi tipi di problemi, dall'altra aggiungo che non faremmo i ricercatori se non fossimo convinti che domani riusciremo a fare cose che oggi non possiamo fare. L'ottimismo è necessario perché c'è sempre una luce in fondo al tunnel, e per molte malattie questo atteggiamento è risultato vincente. La tristezza sta nel fatto che il ritmo della ricerca è più lento rispetto alle legittime attese dei malati e delle loro famiglie».
© Copyright Eco di Bergamo, 6 febbraio 2008
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1 commento:
Non posso che condividere in pieno la riflessione del Prof. Dallapiccola. Parlare di una scienza perversa, in questo caso è il minimo. La cosa più assurda e se vogliamo disgustosa, che la scusa che usano per queste manipolazioni genetiche che a Menghele farebbero un baffo, è la cura delle malattie. Qui stiamo rasentando la selezione della razza; un idea ed un principio da tutti condannato giustamente.
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