20 febbraio 2008
Santi e beati, ma con giudizio (Politi)
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Santi e beati, ma con giudizio
Documento del Vaticano: più severità. E Wojtyla non sarà proclamato il 2 aprile
Dopo l´accelerazione del processo, per Giovanni Paolo II ora si seguirà l´iter regolare
MARCO POLITI
CITTÀ DEL VATICANO - Più rigore per decidere chi sarà santo e chi no. E´ la linea imboccata da papa Ratzinger dopo l´ondata di beatificazioni e di canonizzazioni che portò alla definizione del pontificato di Giovanni Paolo II come «fabbrica di santi». In ventisette anni papa Wojtyla proclamò, infatti, ben 482 santi e 1341beati.
Che qualcosa dovesse cambiare lo si intuì già quando Benedetto XVI decise di non celebrare più le messe di beatificazioni (come faceva Giovanni Paolo II), riservandosi di partecipare unicamente alla canonizzazioni.
Poi è venuto il documento Sanctorum Mater della Congregazione per le cause dei Santi, che il prefetto Josè Saraiva Martins ha presentato ieri alla stampa per dargli la massima diffusione. In questa occasione il cardinale ha anche spiegato che - dopo l´"accelerazione" data al processo, ora riprende l´iter normale per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Che, dunque, «non sarà sicuramente proclamato beato il prossimo 2 aprile, terzo anniversario del decesso».
In 150 paragrafi il Sanctorum Mater passa in rassegna le norme vigenti su come istruire una causa, raccogliere la documentazione, sentire testimoni, usare registratori e internet. Ai vescovi - per quanto attiene al primo stadio del processo, cioè la fase diocesana - si chiede che sia «salvaguardata la serietà delle inchieste» sui presunti miracoli, sottolineando che in passato le procedure di esame hanno fatto emergere «elementi problematici». Il documento ricorda che vi sono procedure inderogabili: i vari gradi di testimonianze e gli accertamenti scientifici. I miracoli, ha voluto sottolineare il cardinale Saraiva per contrastare una certa faciloneria popolare, non li fanno i santi, ma soltanto Dio: «Il miracolo è il sigillo che Dio appone alla santità».
Più stringente diventa l´osservanza delle norme relative ai testimoni. Le istruzioni vaticane richiedono che non vengano rivolte domande «capziose, subdole, suggerenti le risposte». Insomma si vuole evitare che l´interrogatorio si trasformi in un aiutino per favorire il processo di beatificazione.
Un altro elemento di rigore - che pone un freno alle richieste di grandi organizzazioni religiose, forti anche sul piano mediatico e finanziario (perché una raccolta preliminare di pareri favorevoli costa) - è la condizione posta da papa Ratzinger che per aprire un processo è necessaria la «fama di santità».
Benedetto XVI si riallaccia qui all´antica tradizione, quando intorno alle tombe dei martiri la pietà popolare creava l´»alone di santità». Insomma, non è dall´alto che si deve decidere una beatificazione, ma la spinta deve nascere spontaneamente dal basso.
In questo senso gioca la richiesta che non solo nel candidato deve riscontrarsi l'«assoluta assenza di elementi contro la fede e i buoni costumi», ma è fatto obbligo al vescovo di registrare e trasmettere a Roma «eventuali ritrovamenti contrari alla fama di santità».
I vescovi evitino infine qualsiasi gesto che possa far credere ai fedeli «a torto» che si arriverà automaticamente alla beatificazione o alla canonizzazione. Anzi, viene raccomandato che il candidato «non sia già oggetto di culto indebito». «Alla Chiesa interessa la verità. Accertare con serietà e rigore i fatti è agire a favore e non contro i candidati alla beatificazione, mettendoli al riparo da polemiche successive», ha spiegato Saraiva.
Il cardinale ha difeso la prassi instaurata da Giovanni Paolo II, precisando che papa Wojtyla a chi lo accusava di inflazionare i santi rispondeva di «chiederne conto al buon Dio», poiché suscitava tanta santità in uomini e donne. In realtà Wojtyla ci teneva a mostrare che in tanti paesi, in tanti strati sociali, si potevano trovare «modelli esemplari». Per questo motivo in Vaticano si acceleravano pratiche di candidati, provenienti da paesi in cui Giovanni Paolo II stava per recarsi. Ora non più. Per attutire l´impressione di una discontinuità è stato detto che anche Ratzinger in due anni e mezzo ha già beatificato 563 servi di Dio (36 confessori e 527 martiri, nel dettaglio 48 sacerdoti diocesani, 485 religiosi e religiose, 30 laici e laiche), mentre ha elevato agli altari quattordici santi. Ma in realtà il grosso viene dalla massa di beatificazioni di sacerdoti e appartenenti agli ordini religiosi, uccisi durante la guerra civile spagnola.
© Copyright Repubblica, 19 febbraio 2008
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