25 ottobre 2008
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GIANNI GENNARI
«Se la storia mette a disagio»: ieri su 'Repubblica' (p. 57) Corrado Augias replica con questo titolo alle osservazioni mosse qui l’altro ieri ad un articolo di Marco Politi che partendo da due libri suoi - di Augias - giungeva allegro a sostenere che oggi «la Chiesa ha paura».
Di che? Del metodo storico-critico. E perché? Perché Benedetto XVI al Sinodo ha detto che esso è utile, benemerito e necessario, ma se usato col pregiudizio non scientifico, ma ideologico, che esclude ogni realtà divina, diventa inaccettabile per la fede cristiana.
Paura? No! Ovvietà.
Il Papa poteva dire il contrario?
Il metodo storico-critico è usato da più di un secolo anche dall’esegesi cattolica. Mezzo secolo fa, 1959, ragazzino di prima teologia, cominciai a studiare la Bibbia all’Università del Laterano, allora roccaforte della tradizione 'conservatrice', su testi come lo Strack Billerbeck, Simon Dorado e Zedda, metodo storico-critico ad ogni pagina…
Il fatto è che Augias, pur di suo principiante in materia biblico-teologica, identifica con verità di critica storica le sue liberissime opinioni, anche se in termini di testi e vera storia, nero su bianco, sono smentite dai fatti.
Libero, Augias, di non credere che Gesù sia Figlio di Dio, non libero di sostenere impudentemente - per iscritto nei libri, o a viva voce e faccia dolcemente sorridente a 'Che tempo che fa' - che Gesù non ha mai detto di essere Figlio di Dio e Dio stesso. Decine di citazioni testuali lo smentiscono, e la stessa accusa di 'bestemmia' che lo porterà alla Croce, «tu che sei un uomo dici di essere Dio» (Gv, 10, 33, e anche Mt. 9, 3 e 26, 66) stanno lì da 2000 anni, nei codici più antichi. Non ci crede?
Benissimo, ma ci sono lo stesso! Il disagio non viene dalla 'storia', ma dalle libere opinioni di Augias - chierichetti di casa a tappetino, pur diversi - spacciate come fatti incontrovertibili.
A proposito: qui apro una parentesi sui silenzi di Politi sulla libertà religiosa in Urss e Paesi satelliti. I suoi articoli dall’Est, e anche da Mosca, cominciano negli anni ’70, ben prima dell’era Gorbaciov, che del resto proprio nel primo discorso storico ribadì gli articoli 51 e 52 della Costituzione brezhneviana del giugno 1977, in cui la libertà religiosa era negata…
Ma vale la pena di tornare alla sostanza.
Tesi ricorrente di Augias e compagnia di ballo in pagina e in Rai, è che nei testi di 'chiesa' cristiana si parla solo dopo il 135 e la seconda distruzione di Gerusalemme, e anche che la Trinità è un’invenzione successiva di secoli.
Ebbene: metodo storicocritico alla mano, segnalo ad Augias, e se serve ai Pesce, Cacitti e Politi, che la prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi, il testo indubitabilmente più antico del Nuovo Testamento, che risale agli anni 50/51 (cfr. gli studi di maestri del metodo storico-critico come G. Barbaglio, B. Rigaux, O. Kuss, J.M. Cambier e tanti altri) comincia con una decina di righe nelle quali si nomina «la chiesa dei Tessalonicesi», poi si leggono «Dio Padre», «Gesù Cristo nostro Signore» (in greco 'kyrios', termine tecnico per la divinità'), «lo Spirito Santo» e, guarda caso, anche «fede, speranza e carità», le tre virtù dette «teologali» perché divinizzano la nostra umanità.
Nero su bianco: in pratica c’è già tutto, e dall’inizio.
Augias può dire che non ci crede, e spiegare le sue ragioni - è libertà - ma se scrive e dice che testi come questo non ci sono o è un falsario che inganna gli altri, o uno che scrive di cose che non conosce: scelga lui.
A un non credente tutto il rispetto dovuto - nessun credente degno di questo nome scriverà che è «un cretino», come va di moda su 'Repubblica' e dintorni - ma di fronte ai falsi il disagio è naturale.
E senza alcuna paura della storia…
© Copyright Avvenire, 25 ottobre 2008
IMMAGINE: Masaccio, "Trinità"
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2 commenti:
Scatta la ola!!! Splendida replica complimenti!! CH
scritto molto bene
meriterebbe di essere divulgato il più possibile
(per cui passerà sotto silenzio sui soliti "giornaloni"...)
Luigi
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