9 ottobre 2008
Massimo Franco: Tensione strisciante tra governo e Vaticano
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Tensione strisciante tra governo e Vaticano
Massimo Franco
Il contrasto è limitato al tema dell’immigrazione. Ma riflette uno scontro culturale profondo fra una parte del Pdl e il Vaticano.
Si fronteggiano strategie elettorali e preoccupazioni geo-religiose. Leggere le polemiche delle ultime ore solo in termini di politica interna può risultare fuorviante. C’è anche il fronte domestico, che lambisce la stessa maggioranza. Basta registrare la durezza con la quale il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, leghista, attacca il regime libico per gli sbarchi dei clandestini; e la prudenza con la quale invece lo corregge il titolare della Farnesina, il berlusconiano Franco Frattini. Ancora, il tema dell’«invasione» straniera è una delle frontiere polemiche fra maggioranza e opposizione. Ma fin qui, si tratta di dialettica politica sulle misure da prendere per arginare un’ondata alla quale il Paese appare impreparato. La vera divergenza che sta prendendo corpo e spessore, però, è l’altra con la Santa sede.
Per il governo, e in particolare per Maroni ed il suo partito, esiste un’emergenza: occorre fermare le barche dei disperati che arrivano in Italia dalle coste della Libia e di altri Paesi mediterranei. Si tratta di uno degli argomenti-cardine della strategia di Umberto Bossi: quello su cui ha preso voti e costruito buona parte della sua identità. Per questo il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, arriva a non escludere soluzioni come il «soggiorno a punti»: un sistema che premia o punisce chi vive nel nostro Paese, a seconda di come si comporta; e che per motivi diversi fa inorridire il centrosinistra e l’associazionismo cattolico.
Per il Vaticano la questione degli immigrati, siano profughi o rifugiati, è una questione con implicazioni geo-religiose, prevalenti sulle preoccupazioni politiche. Ricette come quelle della Lega vengono considerate pericolose, oltre che inutili, perché riflettono soprattutto paura e vuoto strategico. E contribuiscono a complicare la vita delle minoranze cristiane nei Paesi musulmani, e non solo. È significativo il modo in cui ieri il cardinale Renato Raffaele Martino ha presentato il discorso che Benedetto XVI farà a gennaio per la «Giornata mondiale del migrante e dell’immigrato»: ammonendo insieme l’Italia e l’intero Occidente.
Martino ha detto che il problema non si risolve chiudendo le frontiere, né respingendo gli immigrati come «invasori». Non solo. Si è dichiarato favorevole all’apertura di nuove moschee, che invece molte amministrazioni locali, soprattutto nel Nord dell’Italia, osteggiano ormai apertamente. Ed ha rivendicato per chi arriva nel nostro Paese tutti i diritti, «compresi quelli religiosi». Il cardinale ha additato dunque una serie di esigenze impopolari, che difficilmente faranno breccia in un’opinione pubblica impaurita. Eppure rappresentano non solo la cultura tradizionale del Vaticano, ma il tentativo di impedire una chiusura a riccio dell’Ue.
Altrimenti, denuncia, cresceranno «violenza, xenofobia e razzismo»; ed una persecuzione spietata dei cristiani lì dove sono in minoranza: inquietudine sottintesa, ma ben presente nell’analisi della Santa Sede.
Il risultato prevedibile di analisi e orizzonti così sfalsati fra loro potrebbe essere un contrasto strisciante fra gli obiettivi di lungo termine indicati dal Vaticano, e le scelte politiche imposte al governo dagli sbarchi fuori controllo e dalla confusa ma chiara richiesta d’ordine che viene dal Paese. Per Palazzo Chigi, il rischio è di ritrovarsi stretto fra la linea dura scelta da Maroni e dalla Lega, e gli imperativi vaticani che ad intermittenza trovano una sponda nel centrosinistra o a livello europeo. C’è da giurare che con la crisi economica mondiale il tema diventerà ancora più acuto. «Voi aiutate i poveri immigrati, noi i poveri italiani...». In questa risposta data ieri da Maroni a Livia Turco, del Pd, è sintetizzata l’opzione sulla quale si giocherà il consenso: col dubbio che il dilemma sia evocato in modo erroneo, se non strumentale.
© Copyright Corriere della sera, 9 ottobre 2008 consultabile online anche qui.
Il problema e' molto, molto, complesso.
Occorre combattere xenofobia e razzismo striscianti, ma occorre anche esigere reciprocita' in tema di diritti religiosi e civili.
La persecuzione dei Cristiani in Medio Oriente e in Asia e' un dato di fatto che nessuno puo' ignorare, neppure i mass media.
Mi fa piacere che oggi la stampa riporti il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del migrante e le dichiarazioni del cardinale Martino, ma esigo che si parli anche della condizione dei Cattolici perseguitati ed uccisi in tanti Paesi.
E' troppo comodo (non mi riferisco a Massimo Franco: il mio e' un discorso generale) riportare le parole di cardinali, vescovi e Papa solo quando servono ad alimentare polemiche politiche.
R.
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1 commento:
Buon giorno a voi. In effetti, una rilevante preoccupazione della S. Sede qualla che politiche restrittive dell'immigrazione possano alimentare un clima di intolleranza delle minoranze, e, quindi, possano ritorcersi anche, in particolare, contro le minoranze cristiane in tutto il mondo. Nell'articolo è giustamente rilevato questo aspetto, che anch'io in questi ultimi mesi ho tardato a cogliere.
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