5 luglio 2007

Le sette meraviglie del mondo? Non c'e' posto per la cristianita'


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IL CASO

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7 meraviglie del mondo: per i cristiani non c'è posto

Né San Pietro né la Pietà né Mont-Saint-Michel... E neppure la Cappella Sistina:in 2000 anni di civiltà cristiana non c’è opera degna di menzione (eccetto il Cristo di Rio)

Di Roberto Beretta

Nessuna meraviglia. Né San Pietro né Chartres, né la Cappadocia né le reducciones, né la Pietà né la Sagrada Familia... Niente da fare: alla data topica dello 07-07-07 (leggi: sabato 7 luglio), a Lisbona, verranno proclamate in mondovisione le «nuove» Sette meraviglie del mondo, dopo un sondaggio - molto mediatico e a pagamento - che dura da ben 7 anni e ha creato qualche polemica; beh, tra i 21 finalisti non c'è nemmeno un capolavoro cristiano. Sì, a dir la verità una nomination l'ha meritata il Cristo del Corcovado, il colosso di Rio che ha fatto da modello anche a una pubblicità di Ronaldo; ma dicono che sia entrato in finale più per le pressioni del presidente brasiliano Lula che per merito artistico; per non parlare poi del suo significato religioso. Per il resto, sembra che gli organizzatori del concorso planetario (una fondazione patrocinata da un miliardario svizzero-canadese) si siano messi d'impegno ad evitare qualunque oggetto avesse un richiamo sia pur lontanamente cattolico: macché cattedrali gotiche, le uniche «chiese» in lizza sono Hagia Sophia di Istanbul e il Cremlino (ovvero due ex basiliche trasformate ad altro scopo); ma quale Santo Sepolcro: i «luoghi santi» del Terzo Millennio sono al massimo i templi buddhisti di Angkor (Cambogia) e le piramidi atzeche del Messico... Tutte opere d'arte indubitabili, intendiamoci (qualche perplessità in più ci sarebbe, ad esempio, sul castello di Biancaneve in Austria: manco fosse uno dei manieri della Loira...). Ma è possibile che duemila anni di grandiosa civiltà cristiana - per molti secoli la civiltà tout court - non siano stati in grado di produrre nemmeno una «meraviglia»? Siamo proprio sicuri che la Torre di Pisa (un campanile cristiano, non dimentichiamolo) non valga quanto una scontata Tour Eiffel e Stonehenge sia più megalitico delle chiese rupestri di Lalibela, Etiopia? Non possiamo crederlo. Così come non capiamo come mai, tra le 21 bellezze giunte allo spareggio conclusivo, f igurino manufatti di molte religioni - dal paganesimo primitivo all'islam dell'Alhambra spagnola, dall'induismo del Taj Mahal allo shintoismo del tempio giapponese di Kyomizu - e non si sia trovato un posto per il cristianesimo: una fede cui la bellezza mondiale deve indubbiamente parecchio. Ovvio, certi sondaggi globalizzati pagano sempre il tributo al politically correct di chi - volendo piacere a tutti - evita gli scogli di ogni scelta coraggiosa e controcorrente, e finisce per contrappasso ad incappare nell'inevitabile genericità del banale. E tuttavia non basta come spiegazione. Neppure nei 77 candidati iniziali al titolo di «meraviglie», infatti, la presenza cristiana risultava poi così affollata: c'erano soltanto - in ordine di classifica - la Sagrada Familia, le cattedrali di Aquisgrana, Santiago di Compostela, Colonia, Dresda, San Paolo a Londra, San Pietro, Mont-Saint-Michel e la Cappella Sistina. Oggettivamente non è molto, soprattutto considerando l'apporto del cristianesimo alla cultura e alla civiltà mondiali... Allora, pur senza toccare l'ipotesi (un po' ridicola e anche autolesionista) di un «grande complotto» per ottenere l'esclusione dei manufatti «cristiani» dal referendum planetario - al quale risulta abbiano partecipato 60 milioni di persone (sarà vero?) -, il giochetto richiama però alla mente qualche altra considerazione.
Per esempio che, in fondo, sia meglio così: che il valore cioè di un cammeo tipo la Pietà di Michelangelo o la maestà policroma di un campanile di Giotto non possono diventare cibo all'ingrosso per le folle «pilotate» dagli itinerari commerciali del turismo di massa (sebbene pure Roma e Firenze - così come altre innumerevoli località storicamente segnate dall'arte «cristiana» - facciano parte dei circuiti classici dei tour operator) e restano comunque imparagonabili con il fascinoso e però muto interrogativo sgrossato nella pietra dei «moai» sull'Isola di Pasqua o col gigantismo impressionante ma solo t ecnologico della Grande muraglia cinese. La stessa presunta "sconfitta del cristianesimo" nella classifica del sondaggio globalizzato misurerebbe dunque la differenza sostanziale tra modi diversi del considerare (e quindi del fare) il bello. Presunzione? Chissà. Di certo non è una spiegazione esaustiva: cattolico vuol dire infatti popolare, anche. E arte di popolo - oltre che di spirito altissimo e profondo - è Assisi (per citare un'altra delle meraviglie cristiane inspiegabilmente escluse); è la cattedrale di San Basilio a Mosca; è il monastero bulgaro di Rila; è lo sfarzo bizantino di Monreale e di Ravenna, e via elencando. Perciò lascia poco convinti, quasi una consolazione da eterno secondo, pure l'osservazione dei meccanismi indubbiamente mercantili con cui è stato montato il fenomeno delle News 7 Wonders. Anche l'Unesco ha posto qualche distanza tra l'«iniziativa mediatica» di Lisbona e invece le sue designazioni (invero ormai inflazionate e non meno «politiche», talvolta) di luoghi «patrimonio dell'umanità». Eppure, per raccomandate e pacchiane che siano (e indubbiamente un po' lo sono), se le «nuove sette meraviglie» contemplano Petra e non San Pietro, il Machu Picchu e non il Monte Athos, non si può tuttavia imputarne l'addebito ai soli perversi effetti di un sistema che fa piovere consensi sul bagnato già abbondantemente irrigato dalle mode, dai luoghi comuni, dal culto di un'immagine facile da cogliere, immediata da usare. Poco vale fare gli snob, insomma: se è nel Cristo di Rio che la gente si riconosce, vuol dire che non gli abbiamo fatto capire quello di Cimabue, o del Mantegna, o magari di Dalì e di Rouault... E si replica così, trasposta nelle tre dimensioni, la ben nota fatica cattolica di comunicarsi attraverso i linguaggi della modernità. È questo un sintomo di purezza e integrità, incorruttibile ai fenomeni transituri? Oppure rappresenta il segno di una lontananza triste, di sterile solitudine? Decida chi può. Aleggia comunque il dubbio che di un patrimonio bimillenario d'arte e di bellezza si vada lentamente perdendo il cifrario. Le «meraviglie cristiane» esistono, ma è come non parlassero più.

© Copyright Avvenire, 4 luglio 2007


IL CASO

La protesta di "Avvenire" per la nuova classifica mondiale

"Perché neanche una chiesa tra le sette meraviglie?"

ORAZIO LA ROCCA

La Cappella Sistina con gli immortali affreschi michelangioleschi? Bocciata. La basilica di San Pietro comunemente indicata come la chiesa più bella del mondo? Bocciata. E la Sagrada Famiglia, la spettacolare basilica spagnola disegnata da uno dei più grandi geni del ventesimo secolo, l´architetto Antonio Gaudì? Bocciata anch´essa. Stessa sorte per gli altri grandi siti della cristianità di ieri e di oggi.
Dal Santo Sepolcro di Gerusalemme al Duomo di Milano, dalle cattedrali di Aquisgrana, Colonia e Dresda (Germania), a Santiago di Compostela (Spagna), Notre Dame (Francia), Saint Paul (Inghilterra). Tra le nuove sette meraviglie del mondo che sabato prossimo saranno proclamate a Lisbona alla fine di un concorso on line (a pagamento) organizzato dal miliardario svizzero-canadese Bernard Weber, non c´è nessuna grande opera cristiana. «Esclusioni inspiegabili, sorprendenti e sospette», attacca l´arcivescovo Mauro Piacenza, presidente delle Pontificie commissioni dei Beni culturali e di Archeologia Sacra del Vaticano. La stessa critica avanzata ieri dal quotidiano cattolico Avvenire che all´iniziativa di Weber ha dedicato un polemico articolo intitolato "Sette meraviglie del mondo, per i cristiani non c´è posto".
Sul sito attivato dal miliardario - www.new7won-ders.com - finora hanno votato oltre 50 milioni di persone, proclamando 21 "nomination" dalle quali saranno scelte le prime sette. Tra le antiche sette meraviglie del mondo - in gran parte bellezze non più esistenti come il Colosso di Rodi, il Faro di Alessandria, il Tempio di Artemide di Efeso, in Turchia - l´unica opera rimasta in concorso è la Piramide di Cheope. Per il resto, i suffragi maggiori sono andati al sito Stonehenge in Gran Bretagna, all´Acropoli di Atene, al Colosseo di Roma, alla città di Petra, in Giordania, all´insediamento incaico di Machu Picchu in Perù e a tanti altri insediamenti scelti secondo un criterio "più geopolitico che artistico" secondo Avvenire. Il quotidiano mostra anche di non gradire l´unico sito cristiano rimasto in lizza, il Cristo Redentore di Rio de Janeiro, famoso più che altro "per aver fatto da modello ad una pubblicità di Ronaldo" e scelto non per meriti estetici, ma per le pressioni del presidente brasiliano Lula.
«Al di là dei criteri adottati per questo concorso, appare strano e desta meraviglia che tra le nuove 7 meraviglie del mondo non ci sia una delle grandi opere artistiche cristiane da sempre ammirate da credenti e non credenti», rincara la dose monsignor Piacenza, che come ministro dei Beni culturali della Santa Sede ricorda come «opere concepite dal genio di Michelangelo come il Giudizio Universale o la Pietà non possono non toccare i cuori di chi ama la bellezza, ma anche dei milioni e milioni di credenti per i quali capolavori di questa levatura hanno anche un valore catechetico e teologico». E forse anche per questo, azzarda Piacenza, «non vorrei che dopo la morale e gli insegnamenti dottrinali, la Chiesa possa essere presa di mira anche per i suoi tesori artistici».
«Ma come si fa ad escludere dalle meraviglie del mondo opere come la Sistina, visitata solo nel 2006 da ben 4 milioni e 200 mila visitatori, con presenze giornaliere di circa 15-16 mila visitatori con picchi anche di 20 mila?», si chiede Francesco Buranelli, direttore dei Musei vaticani. Che aggiunge: «Solo 2 mesi fa il Vaticano, la Sistina e Venezia sono stati inseriti in un´altra classifica internazionale sulle meraviglie mondiali, e ora in questo sondaggio on line non ci sono più. E´ perlomeno strano. Ma al di là dei sondaggi - conclude Buranelli - è solo la volontà popolare, l´interesse della gente e della massa che può stabilire se una determinata opera è da annoverare tra le meraviglie. E le opere cristiane sono tra queste. Tutto il resto è discutibile».

© Copyright Repubblica, 5 luglio 2007

2 commenti:

euge ha detto...

Bene!!!!!! adesso neanche il campo artistico può più entrare un simbolo del cristianesimo......... Comunque non pensiamo male anche se spesso a pensar male ci si indovina......!!!!!!!! Mi meraviglia che fre le sette meraviglie del mondo non abbiano inserito la villa megagalattica di qualche attore di Hollywood..........non ci sarebbe poi nulla di strano visto che ormai l'unica bellezza del mondo moderno è quella di apparire sempre, comunque in ogni modo!!!!!!
Eugenia

Luisa ha detto...

Non darei molta importanza a questa iniziativa , puramente commerciale, partita da un privato che ne approffitta per riempirsi le tasche già piene....grazie al suo sito sulle 7 meraviglie. Persino l`UNESCO ha criticato questa mascherata.