14 febbraio 2008
Aborto Napoli, il pm: "Non distorcere i fatti"
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ABORTO E POLEMICHE
I giudici hanno confermato che non vi sono indagati. Dalle parole della donna emerge ancora una storia di grande solitudine
Aborto Napoli, il pm: non distorcere i fatti
La procura precisa di essere intervenuta per una telefonata anonima che segnalava un infanticidio e che la signora è stata sentita con la massima delicatezza e discrezione
DA NAPOLI VALERIA CHIANESE
Nessun atto di accusa, nessuna prevaricazione contro le donne che decidono di abortire ma semplicemente lo svolgersi di atti previsti dalla legge.
È quanto emerge nella storia che si è conclusa in una stanzetta della clinica di ostetricia del II Policlinico. La Procura di Napoli ha messo nero su bianco, in un comunicato ufficiale, quando accaduto lunedì e che tante polemiche sta causando. «Al fine di evitare equivoci e distorsioni dei fatti – scrive la Procura partenopea – si precisa che alle 20 di lunedì la centrale operativa della Questura di Napoli a mezzo del 113 riceveva una segnalazione con la quale si riferiva che presso il reparto di ostetricia al secondo piano del nuovo policlinico era ricoverata una donna che si era chiusa in bagno e stava partorendo da sola consumando un infanticidio».
In altre parole, una telefonata che segnalava un reato. Da qui l’invio di una pattuglia della polizia e il contemporaneo avviso al magistrato di turno, in contatto poi telefonico con l’ispettore di polizia donna che si era recata al Policlinico.
Sarebbe stato l’agente donna, continua la nota della procura, a riferire «che una donna ricoverata poco prima aveva espulso il feto nel bagno a seguito di trattamento farmacologico induttivo dell’aborto». Per provocare l’interruzione della gravidanza, infatti, sarebbero state usate iniezioni di prostaglandine che provocano contrazioni espulsive. Al loro arrivo i poliziotti, in abiti civili precisa ancora la procura, hanno trovato la paziente in sala operatoria per le cure del caso. Il magistrato di turno ha dato quindi incarico all’ispettrice di acquisire informazioni più dettagliate dal personale sanitario responsabile e dalla acquisizione della cartella clinica nonché di sentire la signora quando questa si fosse svegliata. In ultimo è stato disposto che il feto abortito restasse a disposizione della procura stessa.
Fin qui la procura. Resta il travaglio di una donna, Stefania (il nome è di fantasia) che a 39 anni era alla prima gravidanza. Non sposata, quando si è accorta di aspetatre un bimbo ha fatto tutti gli esami tra cui una amniocentesi. E il referto accertava che il feto soffriva della sindrome di Klineferter, un’anomalia cromosomica. Parole difficili che la donna si è fatta spiegare: se la gravidanza fosse stata portata a termine il bambino avrebbe potuto avuto caratteri sessuali non ben definiti ed un 40 per cento di possibilità di un deficit mentale.
Un’incertezza che, unita alla solitudine, l’ha spinta a decidere per l’interruzione della gravidanza. È stata sottoposta ad una consulenza psichiatrica e la struttura universitaria le ha rilasciato un certificato sul rischio di 'grave danno alla salute psichica' che ha permesso l’aborto. Alla polizia Stefania ha raccontato, la sua scelta 'difficile e sofferta' ed ha confermato di non aver pagato né per essere assistita né per abortire. Il primario del reparto e direttore del Dipartimento di Ostetricia Carmine Nappi ha già consegnato la relazione: «Si è trattato di un aborto praticato alla ventunesima settimana di gravidanza, previsto dall’articolo 6 della legge 194/78 - ha chiarito. - Tengo a precisare che sono un obiettore di coscienza e che nel nostro reparto siamo rigorosi nel rispetto della normativa». Il pm Vittorio Russo ha spiegato che «non c’è alcun procedimento penale aperto a carico di chicchessia».
© Copyright Avvenire, 14 febbraio 2008
Il ministro della Giustizia chiede una «verifica» E anche il Csm apre un’indagine conoscitiva
DA ROMA ROBERTO I. ZANINI
Intervengono anche il Csm e il Guardasigilli sul caso dell’aborto al Policlinico Federico II di Napoli. A conclusione di una giornata che ha visto susseguirsi dichiarazioni e riflessioni di tutti i tipi, a tratti persino violente, i rappresentanti di tutti i gruppi, togati e laici, rappresentati nel Consiglio dell’organo di autogoverno della magistratura, hanno firmato un documento nel quale si avalla una precedente richiesta delle sei consigliere donne di «riflettere sull’intervento dell’autorità giudiziaria, sulle sue modalità di esecuzione, sulla tutela dei valori costituzionalmente protetti».
Subito dopo Antonio Patrono, il presidente della Prima commissione di Palazzo dei Marescialli, alla quale vengono affidate tutte le iniziative di indagine sui magistrati, ha spiegato che gli accertamenti partiranno «a breve». Sulla base dei dati per ora a disposizione «è però ancora prematuro esprimersi. Bisognerà verificare cosa è effettivamente accaduto e quale è stato il ruolo del pm e della polizia giudiziaria ».
A riguardo non è escluso che uno dei primi atti possa essere la convocazione del sostituto procuratore Vittorio Russo, responsabile dell’inchiesta all’ospedale napoletano. Secondo i consiglieri firmatari del documento, in una vicenda come questa «in cui sono coinvolti diritti deboli, la presenza di un magistrato deve essere tale da rassicurare sull’assoluto rispetto delle garanzie. È quindi del tutto opportuno che il Csm cerchi di capire se la funzione di controllo sull’operato della polizia, che spetta al pm, sia stata resa possibile ed esercitata ». Analogamente il ministro della Giustizia Luigi Scotti, area Pdci, anche su sollecitazione di alcuni esponenti del governo dimissionario, ha chiesto «una attenta verifica» dell’intera vicenda al Procuratore generale presso la Corte d’Appello, Vincenzo Galgano, per comprendere se l’intervento sia stato disposto ed effettuato con le modalità descritte dagli organi di stampa.
Iniziative che in qualche modo sembrano figlie del tentativo di svelenire il clima, politicamente e ideologicamente accesissimo. Verdi, Prc, Pdci e molti esponenti del Pd hanno utilizzato parole molto severe come «aggressione», «blitz della polizia», «gravissimo abuso di potere ai danni delle donne e del loro corpo». Per il ministro Livia Turco sarebbe «cominciata la caccia alle streghe». Più costruttivo l’intervento del ministro Giovanna Melandri, secondo la quale si tratta di un caso che «simbolicamente rappresenta la deriva inaccettabile che potrebbe prendere una discussione tutta ideologica e stratta sulla riforma della 194». Un invito a «maggiore equilibrio» da parte di tutti è venuto dal leghista Roberto Calderoli ed anche da Luigi Bobba del Pd. Per alcuni esponenti del centrodestra, come Luca Volonté dell’Udc, si è invece trattato di un «caso di eugenetica». Giuliano Ferrara, accusato di «giocare con la vita delle donne», ha spiegato di essere totalmente estraneo a questa vicenda di «accertamento dei protocolli medici così come previsto dalla 194».
Estrema sinistra ed esponenti del Pd vanno all’assalto. Livia Turco: caccia alle streghe. Bobba: da tutti più equilibrio
© Copyright Avvenire, 14 febbraio 2008
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5 commenti:
Pur dopo aver letto di più su questa amara vicenda,da cui comunque chi è uscito peggio è un bimbo innocente che è morto, soltanto quest'ultima terribile circostanza è l'unico punto chiaro; infatti, su tutto il resto, la confusione è pressochè totale, dall'autore della telefonata che aveva chiamato prima "striscia la notizia" (grottesco) , al contenuto stesso della telefonata, estremamante confuso, all'immediato intervento in ospedale della Procura, innegabilmente carente sul piano del coordinamanto, alle manifestazioni di protesta guidate dal Ministro della Salute, alle "attente verifiche" richieste alla Procura dal Ministro della Giustizia, agli articoli ed ai forum che stanno in questa ore praticando un linciaggio mediatico di inaudite proporzioni nei confonti dei cattolici.....ma in mezzo a tutto questo caos si sta facendo strada il seguente mio personale timore: che questa vicenda abbia arrecato alla sacrosante battaglia "pro-life" cattolica e laica un danno di enormi proporzioni; ebbene, tutto il paziente e pacato lavoro di questi ultimi mesi, ora rischia di essere sommerso da sospetti e accuse di "feroce giustizialismo cattolico- integralista" . Che peccato! E' come se fosse scattata per noi cattolici una trappola! Mi sento molto disorientata. E voi??? Saluti
Riporto qui l`articolo che ho già messo più sotto e ripeto ciò che ho già scritto e cioè che se tutte le donne che scendono in piazza per gridare alla difesa dei loro diritti, prendessero il tempo e avessero il coraggio di guardare le immagini di quei corpicini martoriati, dopo manovre abortive spesso inumane e bestiali, e in seguito gettati come immondizie nelle pattumiere dove si ammucchiano prima di essere sbarazzati, forse queste donne griderebbero un pò meno i loro slogans.
Quando si pensa a quei corpicini, a quelle vite soppresse con violenza, bisognerebbe almeno avere la decenza, di scegliere le frasi giuste e esprimerle tenendo conto di tutta la sofferenza, della tragedia che constituisce,sempre, un aborto.
Allora prima di gridare slogans, di avere alla bocca solo parole come diritti, libertà, legge, informiamoci, affinchè non si possa mai dire: "ma io non lo sapevo".
Qui sotto l`articolo la cui lettura mi ha sconvolta,
sapere che fatti come questi avvengono quotidianamene negli ospedali del mondo intero, mi riempie di tristezza ma anche di rabbia.
"Ecco la telefonata che ha fatto scattare
il blitz: «Una sta abortendo nel bagno»
«Ho chiamato anche "Striscia la Notizia", non mi hanno risposto
Sono del personale, ma non ce la faccio a vedere queste cose»
NAPOLI — Più che di un problema morale sembrava preoccuparsi di straordinari, di reparti che a una cert'ora chiudono, di infermieri che devono farsi carico di troppi pazienti. L'uomo che lunedì, alle 18.54, ha telefonato ai carabinieri per segnalare un aborto oltre la ventunesima settimana di gestazione, è un dipendente del policlinico di mezz'età, che parla con forte accento napoletano. Questo è il testo della telefonata, che è durata 4 minuti e 10 secondi: «Buonasera, per piacere, io non lo so se posso parlare con lei per una specie di denuncia. Il problema è questo: io sono un parente di una signora, S.S. Al Policlinico di Napoli, al quinto piano, ci sta il centro aborti e fanno partorire. Questa persona ha partorito nel cesso, detto proprio bello napoletano, e la signora che sta a fianco, la 208, si è sentita male. Ma come si potrebbe fare per fare un rimedio, guardate».
Il Secondo Policlinico di Napoli
A questo punto, il carabiniere che ha ricevuto la chiamata chiede delucidazioni: «Vi dico la verità, rimane tra di noi, io sono del personale, io lavoro, però non ce la faccio più a vedere queste cose. Guardate, è assurdo. Al centro aborti del quinto piano, per risparmiare sugli straordinari, mettono le donne nei piani. La signora sta male, non fa in tempo ad arrivare sopra e partorisce nella stanza. La signora che sta vicino sta male perché scorre sangue, 'o criatur' 'mmiez' 'e cosce... ». Nuova interruzione del carabiniere, che invita l'uomo ad andare al più vicino posto di polizia per sporgere denuncia. Ma lui non può: «Ho telefonato anche a Striscia la notizia, ma non mi hanno risposto. Sono in servizio e non posso uscire. Il fatto è accaduto adesso: c'è una signora che dev'essere operata addirittura con i ferri in mezzo alle gambe. Non posso fare una cosa del genere. Ancora dev'essere operata, c'è il bambino nella bacinella. Ha abortito con i ferri in mezzo alle gambe e sta in sala operatoria. Policlinico nuovo, Ostetricia, secondo piano: non vi ho detto niente. Noi abbiamo il centro sopra, però sopra a un certo orario se ne vanno a f... Poi quando le donne stanno male le portano a noi dei piani e noi dobbiamo intervenire, poi la signora partorisce nel gabinetto e non ce la fa. Quella che sta vicino a lei è una poveretta che è incinta per i fatti suoi e non ce la fa, vede 'sta scena... Se mandate adesso una macchina, li prendete 'ncopp' o fatto ».
E in effetti l'ispettore della polizia appena giunto sul posto in borghese ha riferito alla Procura che la donna aveva abortito in bagno. «La paziente aveva effettuato il trattamento farmaceutico per l'aborto la mattina — spiega il primario Carmine Nappi — ed è rimasta ricoverata tutto il giorno, perché non si può prevedere quando il farmaco farà effetto. Quando ha avvertito dolori alla pancia, la donna non ha chiamato il personale ma si è recata da sola in bagno e ha espulso il feto. È un episodio che può capitare».
Titti Beneduce
14 febbraio
Carla, ho in un primo tempo condiviso i tuoi timori, ma poi cammin facendo la verità sta saltando fuori. Come sempre i giornali si sono gettati su questa storia senza avere tutte le informazioni e sappiamo in quali mani si trovano i media, in francese diremmo che questa storia è "du pain béni" per tutti quelli che ne approffitteranno per dar contro chi difende la vita dal momento del concepimento.
Allora spetta a noi di non lasciarci influenzare, essere lucidi e critici , ancor più su temi così delicati.
Chi ha un pò di buon senso e legge l`articolo del Corsera, non può non interrogarsi, su che cosa succede negli ospedali, in che condizioni sono praticati gli aborti, che questa storia serva a far luca, a informare .
Un controllo maggiore in tanti ospedali sarebbe auspicabile, che si abbia il coraggio di controllare, di mostrare il quotidiano che circonda gli aborti,ripeto, osiamo guardare tutti questi corpicini rifiutati e buttati via, guardiamo in faccia il volto di questa tragedia che è l`aborto.
In Italia la 194 è violata per eccesso e non per difetto. Quasi mai alla donna viene prospettata un'alternativa, anzi il doppio nulla osta viene concesso all'istante. E molte usano l'aborto come un contraccettivo. L'aborto terapeutico è spesso incoraggiato anche con il minimo dubbio, e in caso di errore, non c'è nessuna responsabilità dei sanitari. Ormai, tutta la campagna elettorale verte sulle malefatte del Vaticano e di questo papa, e un regista che ancora puzza di latte, Silvio Muccino, si permette di dire che gli piacerebbe far arrabbiare la Cei, come il divino Moretti. Saluti, Eufemia
Penso che sulla vicenda alcuni si siano gettati come avvoltoi, esattamente come capita per tante altre questioni e soprattutto coloro che hanno un bisogno continuo di sentirsi mobilitati .
La telefonata pubblicata sul Corriere non sembra affatto indicare, secondo me, che l’anonimo avesse in mente di affossare la 194 ma che andasse invece a segnalare un caso direi di malasanità con una donna costretta ad abortire vicino a una che doveva partorire. Quello che è seguito è una brutta storia ma certo io non mi sento di linciare né la donna , né il magistrato che non ho motivi per ritenere che fosse un fanatico.
Ora addirittura su Repubblica web , la vicenda è adesso la seconda notizia, fanno addirittura la diretta sulle manifestazioni e questo dà la misura dell’esagerazione e dell’ideologia che sta dietro a tutta la vicenda. Tra un po’ sapremo il nome dell’infermiere che ha fatto la telefonata , anzi forse alcuni lo sanno già, e lo compiango perché sarà trattato come un mostro da squartare mediaticamente o, al massimo, gli daranno le attenuanti che la colpa è di Ferrara. Sono diventati matti, ma soprattutto questa è una ricaduta nella follia di chi non sente ragioni e vuole recitare sempre la parte del perseguitato e dell’attacco oscurantista. La vera vittima di tutta questa vicenda , ha ragione Luisa, è il bimbo morto ma a costoro poco importa. Se il feto non è vita, come ha detto Liberazione, chisse ne frega?
Non credo che da questa vicenda venga un danno enorme, cara Carla, certo non fa bene alla serenità degli animi e al libero confronto, ma le parti di questa commedia sono le stesse da anni. Le notizie sono riportate in modo da intimidire e fare vergognare i cattolici, ma personalmente , io ne ho pieni gli zebedei e non mi faccio impressionare.
Noto che il clichè per la mobilitazione è lo stesso degli anni 70, e forse in piazza ci andranno soprattutto queste persone, anche se hanno la zanetta.
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