4 febbraio 2008

Angelus del Papa a difesa della vita: il commento de "Il Messaggero"


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di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO - Ore 12, piazza san Pietro. I centri del Movimento per la Vita ieri mattina sono arrivati sicuri. Erano certi che sarebbero stati incoraggiati da Papa Ratzinger a continuare la battaglia contro l’aborto. Da trent’anni in qua la prima domenica di febbraio, giorno in cui in tutte le parrocchie si celebra la Giornata della Vita, l’Angelus è diventato una specie di appuntamento fisso per una riflessione a tutto campo in materia. Così anche stavolta. Benedetto XVI ha usato parole precise e a molti sono suonate come una benedizione al protocollo dei neonatologi delle università romane su come i medici devono comportarsi davanti ad un bambino nato prematuro. «La civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita» ha detto il Papa dalla finestra del suo studio. «Ognuno secondo le proprie possibilità, professionalità e competenze, si senta sempre spinto ad amare e servire la vita, dal suo inizio al suo naturale tramonto».

Appelli simili non sono nuovi e rispecchiano la linea portata avanti con passione e coerenza da Paolo VI prima e da Giovanni Paolo II e Papa Ratzinger poi.

Nessun pontefice ha mai risparmiato energie per denunciare il male che anche tra le pieghe della giurisprudenza permette la soppressione di esseri umani allo stadio iniziale. «E’ impegno di tutti accogliere la vita umana come dono da rispettare, tutelare e promuovere, ancor più quando essa è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, sia prima della nascita che nella sua fase terminale» ha aggiunto.
Nella piazza vaticana ad ascoltare c’erano migliaia di persone. Qua e là facevano capolino allegri grappoli di palloncini verdi con su scritto «Sì alla vita». Alla fine sono stati lanciati in aria, una pennellata improvvisa di colore in un cielo grigio e gonfio di pioggia.
Sono 30 anni tondi tondi che la Chiesa celebra questa Giornata, istituita a cavallo dell’entrata in vigore della legge 194. Per contrastarla da allora ad oggi, in ogni diocesi, sono fioriti centinaia di centri per l’ascolto e il sostegno alle madri in difficoltà. «Almeno 85 mila bambini sono nati perchè tante ragazze ci hanno ascoltato. Di questi, 13 mila hanno visto la luce perchè siamo intervenuti economicamente con un progetto chiamato Gemma che eroga modesti contributi ai casi che ci vengono via via segnalati. Esiste anche un numero verde 800813000 che funziona 24 ore su 24» ha affermato Carlo Casini, presidente del movimento. Le donne che si rivolgono alle strutture cattoliche sono soprattutto immigrate, persone socialmente deboli che vivono il dramma della solitudine nell’affrontare un passaggio tanto cruciale come quello di una gravidanza.
Un severo monito è arrivato anche dal cardinale Dionigi Tettamanzi che ha richiamato i cattolici a «fare di più e di meglio». Bisogna testimoniare «che la vita essendo un dono va aiutata seguendo l'esempio di Gesù: egli per la vita donò se stesso». Nessun cenno alla bufera che sta investendo la 194 anche se il cardinale non ha esitato a rilevare i problemi posti dall’inarrestabile cammino «delle scoperte scientifiche e delle applicazioni tecnologiche», cui si aggiungono «il peso schiacciante delle questioni politico legislative, delle condizioni sociali precarie di vita di tante famiglie, dei poteri forti e dei grandi interessi economici che vi ruotano attorno». Tettamanzi ha poi sollevato il grande tema dell’etica facendo ai cattolici una sola (scomoda) domanda: «in questo campo abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, tutto quello che dovevamo fare?». L’esame di coscienza è iniziato. Non tanto per essere assolti ma «per un salto di qualità: i cristiani per primi devono seminare la speranza nel contesto di una cultura di morte e in un clima di sfiducia e di paura».
Intanto in Spagna, a ridosso delle elezioni, dopo il documento dei vescovi a non votare per Zapatero per le leggi contro la famiglia, si sta lavorando per riportare il sereno. Almeno a livello diplomatico. Al momento non sarebbe stata inviata in Vaticano nessuna nota di protesta anche se l'ambasciatore spagnolo presso il Vaticano, Francisco Vasquez, ha avuto un colloquio con il sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Filoni. Dal quel poco che filtra l’incontro sembra sia stato «sereno» e «collaborativo» con un auspicio: che «la buona convivenza in Spagna continui», così come «il dialogo costruttivo» tra conferenza episcopale spagnola e governo.

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Il Vaticano e la strategia dell’accerchiamento

CITTA’ DEL VATICANO - Nella battaglia anti-abortista la Chiesa sembra muoversi compatta secondo una precisa strategia. Quella dell’accerchiamento. Non tanto per l’abrogazione della 194 («Siamo realistici. Non ci sarebbero i numeri in Parlamento» taglia corto un cardinale) semmai si vorrebbe aggiornare il testo laddove non è mai stato attuato.
Gli indizi sul terreno sono parecchi. A cominciare dalle benedizioni alla moratoria di Ferrara arrivate dal cardinale Ruini e subito dopo dal presidente della Cei Bagnasco, il quale ha inserito un bel «grazie» nella prolusione d’apertura dei lavori del Consiglio Permamente. Alle benedizioni si sono aggiunti diversi interventi dell’Avvenire e dell’Osservatore Romano nell’intento di cesellare meglio la linea, infine l’Angelus di ieri di Papa Ratzinger. «La vita va difesa dal suo inizio fino alla fine naturale».
In queste parole, ovviamente, non vi è nessuna novità sostanziale, anche se l’intervento in occasione della Giornata della Vita non può che fare da corona al protocollo firmato il giorno prima dai neonatologi delle università romane. Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita appare il più esplicito, il più libero nell’intervenire: «La prima parte della legge quella dedicata alla prevenzione dovrebbe essere modificata per diventare efficace, per rendere effettiva quella difesa della vita che oggi rappresenta, nella normativa vigente, una pura ipocrisia» ha sintetizzato sul giornale dei vescovi. Intanto, da qualche tempo, si stanno muovendo da una parte le ’truppe’ scelte, i centri del Movimento per la vita presenti in ogni diocesi, i movimenti religiosi (neocatecumenali e ciellini in testa) e dall’altra le gerarchie. Ma nessuno si fa troppe illusioni. La campagna è tutt’altro che facile in tempi dove trionfa il secolarismo. E’ per questo che i cattolici stanno cercando di coinvolgere anche coloro che pur non sono credenti sono sensibili ai rischi di una bioetica senza freni. In diverse occasioni la Chiesa non ha mancato di evidenziare che la 194 è datata anche da un punto di vista, essendo stata scritta quando ancora non si conoscevano tante scoperte sull’origine della vita, elica del Dna compresa, e quando all’orizzonte non si intravedevano pericoli di sorta. «Nessuno vuole incitare alla rivolta contro la legge» ha rassicurato Ruini. Semmai, ha aggiunto, deve essere fatto il possibile «per aiutare le donne ad accogliere il proprio figlio». Sicuramente aiuterebbe un clima di maggiore dialogo, ma con la contrapposizione attuale pare una missione quasi impossibile.
F.Gia.

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Non e' detto...chissa' che fra qualche mese non ci sia piu' serenita'...
R.

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