4 febbraio 2008

La vita deve essere essere «tutelata» e «servita» sempre, ...


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La vita deve essere essere «tutelata» e «servita» sempre, ...

La vita deve essere essere «tutelata» e «servita» sempre, «ancora più quando essa è fragile e bisognosa di attenzioni e cure, sia prima della nascita che nella sua fase terminale»: è quanto Benedetto XVI ha riaffermato ieri davanti alla folla domenicale di fedeli presenti in Piazza San Pietro per la preghiera dell'Angelus.
Il nuovo appello di Ratzinger contro l'aborto e l'eutanasia è servito a rinforzare l'impatto della trentesima «Giornata per la Vita», promossa dalla Conferenza episcopale italiana, e celebrata ieri in tutte le parrocchie del Paese. A dare nuovi argomenti alla battaglia della Cei è arrivato sabato un documento firmato dai direttori delle cliniche ginecologiche universitarie di Roma, in cui si afferma che è dovere dei medici quello di rianimare i neonati prematuri, anche contro il volere della madre.
«Così come appare è un messaggio che ci fa piacere», ha affermato mons. Elio Sgreccia, presidente del Pontificio Consiglio per la Vita, il quale però, prudentemente, ha rimandato qualsiasi commento ufficiale ad una lettura più analitica del testo.
«Ognuno, secondo le proprie possibilità, professionalità e competenze - ha detto da parte sua il Papa - si senta sempre spinto ad amare e servire la vita, dal suo inizio al suo naturale tramonto».
«È infatti impegno di tutti - ha aggiunto - accogliere la vita umana come dono da rispettare, tutelare e promuovere, ancor più quando essa è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, sia prima della nascita che nella sua fase terminale».
Benedetto XVI ha poi voluto incoraggiare «quanti, con fatica ma con gioia, senza clamori e con grande dedizione assistono familiari anziani o disabili, e a coloro che consacrano regolarmente parte del proprio tempo per aiutare quelle persone di ogni età la cui vita è provata da tante e diverse forme di poverta» Nel convocare la «Giornata della Vita, nell'ottobre scorso, i vescovi italiani avevano sottolineato come «la civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita».
Parole che il Papa ha fatto proprie nel saluto di piazza San Pietro. «I figli - affermava ancora la Cei nel suo messaggio - sono una grande ricchezza per ogni Paese: dal loro numero e dall'amore e dalle attenzioni che ricevono dalla famiglia e dalle istituzioni emerge quanto un Paese creda nel futuro. Chi non è aperto alla vita, non ha speranza».
Di aborto e eutanasia hanno parlato ieri in tutta Italia semplici parroci, vescovi e porporati.
Nella sua omelia a Milano, il card. Dionigi Tettamanzi, ha invitato i cattolici «a fare di più e meglio» a servizio della vita. Senza citare esplicitamente la legge 194 sull'interruzione di gravidanza, Tettamanzi si è chiesto: «in questo campo abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, tutto quello che dovevamo fare?»

© Copyright Il Tempo, 4 febbraio 2008

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