23 febbraio 2008
Mons. Sgreccia: «I politici credenti rifiutino scelte di partito inaccettabili» (Accattoli per "Il Corriere")
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«I politici credenti rifiutino scelte di partito inaccettabili»
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Luigi Accattoli
ROMA — «I cattolici sono liberi di entrare nei partiti pluralistici purché non si tratti di forze dichiaratamente contrarie alla fede cristiana, ma in essi la loro responsabilità diventa maggiore. Potranno trovarsi di fronte a decisioni interne inaccettabili alle quali dovranno opporsi anche pubblicamente»: è il commento del vescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, alla notizia delle candidature nel Partito democratico di esponenti radicali, del ginecologo Silvio Viale, sperimentatore in Italia della pillola RU486, dell'oncologo Umberto Veronesi, promotore del testamento biologico.
Il vescovo non vuole «dire nulla» di quelle candidature: «Io non sono un politico e ogni mia parola potrebbe apparire irrispettosa». Argomenta che «chi sceglie un partito ha diritto a essere rispettato nella sua scelta così come un vescovo — poniamo — chiede di essere rispettato nella propria opinione».
È disponibile tuttavia a esprimere la sua «riflessione » di fronte agli schieramenti che si vengono determinando «avendo l'occhio alle questioni etiche e parlando a titolo personale».
Un cattolico può stare nello stesso partito che candida — poniamo — un radicale?
«La Chiesa — dice Sgreccia — lascia liberi i cattolici nella scelta del partito in cui portare la propria testimonianza», ma se si tratta di una formazione «dove sono presenti opzioni etiche tra loro contrastanti» chi lo sceglie «si assume un maggiore obbligo di testimoniare i valori non negoziabili, andando incontro anche a eventuali maggiori sacrifici qualora in quelle formazioni venisse a determinarsi una maggioranza contraria alla loro posizione».
Che dovranno fare in tal caso questi cattolici?
«Non spetta a me dirlo — risponde il vescovo — ma sarà responsabilità di quanti verranno a trovarsi in quella situazione compiere scelte in coerenza con la propria fede e avendo di mira soprattutto il bene comune, operando le sintesi e le mediazioni che di volta in volta saranno possibili o necessarie».
In concreto che dovranno fare?
«Molto dipenderà da come l'una o l'altra delle formazioni a orientamento pluralista farà valere la cosiddetta disciplina di partito. In caso di maggioranze interne che promuovano scelte per loro inaccettabili, oltre alla libertà di coscienza e alla libertà di voto andrà rivendicato anche il diritto di esprimere pubblicamente la propria opposizione a tali scelte».
Sgreccia è contrario a quanti propongono di «tenere i temi etici fuori dalla campagna elettorale». Argomenta che «i valori della vita e della famiglia, come quelli della libertà educativa, non sono privatistici tipo l'andare a messa la domenica, che è scelta giustamente da lasciare al singolo».
Si tratta piuttosto di «valori naturali e di bene comune, politicamente rilevanti e dunque da dibattere nei processi di formazione del consenso elettorale».
© Copyright Corriere della sera, 23 febbraio 2008 consultabile online anche qui.
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