22 aprile 2008
La Chiesa entra nel quarto anno di pontificato di Benedetto XVI, Papa della speranza (Radio Vaticana)
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La Chiesa entra nel quarto anno di pontificato di Benedetto XVI, Papa della speranza
La Chiesa è entrata nel quarto anno di pontificato di Benedetto XVI: il Papa ha festeggiato questo evento a New York, il 19 aprile scorso, durante il viaggio negli Stati Uniti il cui motto “Cristo nostra speranza” riassume bene questi suoi primi tre anni di Ministero petrino. Il servizio di Sergio Centofanti:
“Show the world the reason for the hope that resonates within you”.
“Mostrate al mondo la ragione della speranza che è in voi”: con queste parole, pronunciate a New York nell’incontro con i giovani e i seminaristi americani il 19 aprile scorso, terzo anniversario della sua elezione al Soglio pontificio, Benedetto XVI ha tracciato il senso della sua missione: quella di annunciare Cristo, Salvatore del mondo.
In questi tre anni di Pontificato Benedetto XVI ha incontrato oltre 10 milioni di persone, ha compiuto otto viaggi internazionali e otto visite pastorali in Italia, ha scritto due Encicliche per dire che l’Amore e la Speranza non sono qualcosa ma Qualcuno. Ha pubblicato il libro "Gesù di Nazaret" per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia col Dio fatto uomo che cambia la vita: in Lui ci è donata una speranza nuova, nonostante le tribolazioni del vivere, perché la meta è certa. Ma in cosa consiste questa speranza?
“Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva dell’eterna beatitudine”. (Angelus del 2 dicembre 2007)
Benedetto XVI ha creato in due Concistori 38 nuovi cardinali in rappresentanza di tutti i continenti per manifestare l’attenzione della Chiesa per tutta l’umanità. Il Papa invoca pace e giustizia per il mondo.
Scrive una Lettera ai cattolici cinesi. Pensa in particolare all’Africa e ad un’equa distribuzione delle ricchezze della Terra. Ma il mondo opulento deve cambiare stile di vita:
“C’è bisogno di una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti. ‘Questa grande speranza può essere solo Dio … non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano’ (Enc. Spe salvi n. 31): il Dio che si è manifestato nel Bambino di Betlemme e nel Crocifisso-Risorto. Se c’è una grande speranza, si può perseverare nella sobrietà. Se manca la vera speranza, si cerca la felicità nell’ebbrezza, nel superfluo, negli eccessi, e si rovina se stessi e il mondo. La moderazione non è allora solo una regola ascetica, ma anche una via di salvezza per l’umanità”. (Omelia del 6 gennaio 2008)
Benedetto XVI è un uomo semplice e mite: la sua parola è chiara e profonda. Ama il dialogo nella verità.
Per due volte visita una Sinagoga, a Colonia e New York, entra nella celebre Moschea Blu di Istanbul.
Invita i non credenti ad allargare gli orizzonti della ragione, a non limitarli in ciò che è verificabile nell’esperimento, per non rifiutare la Speranza, per non eliminare Dio:
“L’essere umano può spegnere in se stesso la speranza eliminando Dio dalla propria vita. Come può avvenire questo? Come può succedere che la creatura "fatta per Dio", intimamente orientata a Lui, la più vicina all’Eterno, possa privarsi di questa ricchezza? Dio conosce il cuore dell’uomo. Sa che chi lo rifiuta non ha conosciuto il suo vero volto, e per questo non cessa di bussare alla nostra porta, come umile pellegrino in cerca di accoglienza. Ecco perché il Signore concede nuovo tempo all’umanità: affinché tutti possano arrivare a conoscerlo!” (Omelia del 1° dicembre 2007)
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