7 novembre 2007

Il Papa: la Bibbia va letta personalmente ed in comunione con la Chiesa. Stretta di mano con arcivescovo russo Innokentiy


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Benedetto XVI all'udienza generale dedicata a San Girolamo: la Bibbia va letta personalmente e in comunione con la Chiesa. Stratta di mano tra il Papa e l'arcivescovo ortodosso russo, Innokentiy

La Bibbia ha parole che trascendono i tempi: si rivolge al cuore di ogni singola persona, ma allo stesso tempo fa nascere la comunità cristiana, la Chiesa, al cui interno le parole sacre possono essere comprese nella loro più profonda verità. E’ l’insegnamento centrale della catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di stamattina in Piazza San Pietro. Davanti ai circa 40 mila fedeli in Piazza San Pietro, il Papa ha presentato la figura di un celebre biblista del V secolo, San Girolamo, autore della “Vulgata”, la traduzione ufficiale dell’Antico Testamento adottata dalla Chiesa latina. Il servizio di Alessandro De Carolis:

San Girolamo sta alla Bibbia come un famoso concertista allo spartito di un classico della musica. Studio approfondito, preparazione, sensibilità e dedizione ai testi sacri lo resero uno dei maggiori esegeti e scrittori dell’antichità cristiana. Benedetto XVI lo ha presentato all’inizio della catechesi come un “Padre della Chiesa che ha posto al centro della sua vita la Bibbia: l’ha tradotta, l’ha commentata nelle sue opere, e soprattutto - ha sottolineato - si è impegnato a viverla concretamente nella sua lunga esistenza terrena”, pemettendo tra l’altro all’ormai vasta produzione di scritti della Chiesa di essere colti nella loro importanza sia spirituale che culturale:

"Confutò con energia e vivacità gli eretici che contestavano la tradizione e la fede della Chiesa. Dimostrò anche l'importanza e la validità della letteratura cristiana, divenuta una vera cultura ormai degna di essere messa confronto con quella classica".

Il Papa ha ripercorso le fasi salienti della vita di San Girolamo. Uomo dal carattere “focoso”, fu eremita e segretario di un Papa, Damaso, poliglotta e cultore dei capolavori del pensiero antico, monaco nell’animo e difensore della fede contro gli eretici. Ma furono i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento l’oggetto centrale della passione, della fede e del lavoro di un uomo che ebbe la sorte di finire i suoi giorni accanto al luogo dove il cristianesimo iniziò, Betlemme. Se la traduzione latina dei testi biblici - più conosciuta come “Vulgata” - è il suo inestimabile lascito alla Chiesa di ogni tempo, il suo lasciarsi interpellare in profondità dalla Bibbia - come San Girolamo fece nei suoi primi anni, nella solitudine ricercata del deserto di Calcide - resta, ha affermato Benedetto XVI, un esempio antico di un atteggiamento sempre attuale per ogni cristiano:

“'Ignorare le Scritture è ignorare Cristo'. Perciò è importante che ogni cristiano viva in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura. Questo nostro dialogo con essa deve sempre avere due dimensioni: da una parte, dev'essere un dialogo realmente personale, perché Dio parla con ognuno di noi tramite la Sacra Scrittura e ha un messaggio ciascuno. Dobbiamo leggere la Sacra Scrittura non come parola del passato, ma come Parola di Dio che si rivolge anche a noi e cercare di capire che cosa il Signore voglia dire a noi".

Ma “per non cadere nell’individualismo”, cioè in una comprensione personalistica della Bibbia, bisogna sempre tener presente - ha detto il Papa - anche l’altra valenza della Sacra Scrittura, quella di “dono” dato da Dio “per costruire la comunità della Chiesa”:

"Dobbiamo leggerla in comunione con la Chiesa viva. Il luogo privilegiato della lettura e dell'ascolto della Parola di Dio è la liturgia, nella quale, celebrando la Parola e rendendo presente nel Sacramento il Corpo di Cristo, attualizziamo la Parola nella nostra vita e la rendiamo presente tra noi. Non dobbiamo mai dimenticare che la Parola di Dio trascende i tempi. Le opinioni umane vengono e vanno. Quanto è oggi modernissimo, domani sarà vecchissimo. La Parola di Dio, invece, è Parola di vita eterna, porta in sé l'eternità, ciò che vale per sempre. Portando in noi la Parola di Dio, portiamo dunque in noi l'eterno, la vita eterna".


Significativo momento ecumenico, al termine dell'udienza generale, quando Benedetto XVI ha salutato l'arcivescovo Innokentiy del Patriarcato ortodosso di Mosca. Dopo la stretta di mano e qualche istante di conversazione, l'arcivescovo Innokentiy si è congedato dal Papa donandogli un libretto sulla cui copertina è raffigurato Patriarca ortodosso di Mosca, Alessio II. In precedenza, al momento dei saluti pubblici, Benedetto XVI aveva esortato, tra gli altri, i pellegrini della diocesi di Terni-Narni-Amelia, guidati vescovo Vincenzo Paglia, a guardare con forza all’Eucaristia, perché “vi introduca ha detto loro il Papa - ad un rinnovato ascolto della Parola di Dio e vi orienti ad intraprendere con maggiore audacia la via della carità vissuta”. E un pensiero del Pontefice era andato anche ai partecipanti al Corso di formazione permanente per missionari promosso dalla Pontificia Università Salesiana e ai seminaristi della città lombarda di Lodi.

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