22 febbraio 2008

Card. Kasper: "Non c'è alternativa realistica al dialogo con gli ortodossi" (Osservatore)


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Il cardinale Walter Kasper

Non c'è alternativa realistica al dialogo con gli ortodossi


La situazione incresciosa del muro contro muro è ormai alle spalle. Le relazioni tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa risentono di un nuovo clima nel quale si sperimenta il desiderio della cooperazione.

Ad affermarlo è il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il quale, in un'intervista per "Our Sunday Visitor", ha sottolineato come i rapporti con la Chiesa ortodossa russa negli ultimi tempi siano molto migliorati e ha anche parlato con franchezza dei nodi da sciogliere - proselitismo e uniatismo - sulla via verso l'unità. Insomma, è tempo di disgelo. Anche se da Vienna, la risposta del vescovo ortodosso russo Hilarion tende a stemperare gli entusiasmi.
"Poco dopo essere stato nominato presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani (il 3 marzo 2001, ndr) sono state istituite le quattro diocesi cattoliche della Russia e ciò ha causato una profonda crisi con la Chiesa ortodossa russa", ha spiegato il cardinale Kasper. "Nel frattempo la situazione è migliorata; non c'è più ghiaccio, si sta sciogliendo".

Quanto a un possibile incontro personale tra il Papa e il Patriarca Alessio II, il porporato ritiene che ciò "sarebbe molto utile per l'ulteriore sviluppo delle nostre relazioni.

Il Patriarcato di Mosca - ha detto - non ha mai escluso in linea di principio un incontro di questo tipo, ma chiede che prima vengano risolti alcuni problemi, ad esempio quelli che si definiscono proselitismo e uniatismo. Stiamo lavorando per risolvere questi problemi e speriamo di poterlo fare anche se ci sono approcci e preoccupazioni diversi. In questo momento, il Patriarcato di Mosca è interessato a cooperare sulle questioni relative alle radici e ai valori cristiani dell'Europa".
Così, per quello che riguarda le questioni relative a questi due nodi, il cardinale osserva come "abbiamo spiegato molte volte ciò che intendiamo e ciò che non intendiamo riguardo a questi due problemi. In particolare, abbiamo spiegato che anche la Chiesa cattolica non accetta il proselitismo. Il problema, però, è che abbiamo una diversa comprensione di questo termine".
Il problema "è legato alla comprensione russa ortodossa del proprio territorio canonico", sostiene il cardinale Kasper. "La Chiesa cattolica riconosce che la Russia ha una lunga tradizione e cultura cristiana. Riconosciamo tutti i sacramenti, l'episcopato e il sacerdozio della Chiesa ortodossa russa. Per questo, anche se i cattolici che vivono in Russia possono offrire una chiara testimonianza della loro fede cattolica, non ci può essere un'evangelizzazione come tale, e questa può essere intrapresa solo in un contesto pagano. Convertire gli ortodossi alla Chiesa cattolica non è quindi la nostra politica o la nostra strategia [...] Non intraprendiamo un'opera missionaria in Russia come facciamo nelle regioni pagane del mondo. Vogliamo collaborare con gli ortodossi russi nell'opera missionaria e nell'evangelizzazione, che è necessaria nella Russia moderna dopo più di settanta anni di propaganda ed educazione atea".
Tuttavia, nonostante gli sforzi per chiarire i termini, il cardinale Kasper ha affermato di avere l'"impressione che i dubbi rimangano, perché credo che pensino ci sia una discrepanza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo". C'è stata perfino, ha ricordato, una dichiarazione del metropolita Kirill sul desiderio che Benedetto XVI abolisse le quattro diocesi istituite da Giovanni Paolo II, dichiarazione che il cardinale Kasper ha definito "molto sorprendente". Infatti, lo stesso porporato ha spiegato che "durante la recente visita (del metropolita Kirill, ndr) a Roma, non ha menzionato questo aspetto. Penso che debba essere chiaro anche a lui che il Santo Padre non può e non farà un passo indietro". Anche perché - si sottolinea - "è dura vedere una differenza qualitativa tra le nostre diocesi cattoliche in Russia e le diocesi ortodosse russe in Occidente. La Chiesa ortodossa russa dovrebbe quindi promuovere la stessa apertura che noi offriamo ai cristiani ortodossi russi e alle loro parrocchie e diocesi qui in Europa Occidentale e in America".
Quanto alla problematica dell'uniatismo, il porporato ha confermato la sua persistenza. "Diciamo che l'"uniatismo", inteso come metodo, oggi e nel futuro, non è più un mezzo per raggiungere l'unità della Chiesa", ha detto il cardinale Kasper. "Ma le Chiese cosiddette uniate, nate in passato in circostanze molto diverse da quelle di oggi, sono una realtà storica e hanno il diritto di esistere. Devono tuttavia aprirsi alle relazioni ecumeniche con le Chiese madri ortodosse. Per come la vedo, la Chiesa greco-cattolica ucraina è pronta a farlo, e ha un buon programma ecumenico nell'accademia di Leopoli. Abbiamo infine concordato sul fatto che entrambe le parti dovrebbero riconoscere la libertà religiosa dei singoli cristiani che per ragioni di coscienza vogliono unirsi a un'altra Chiesa". In ogni caso il porporato si dice "convinto che il dialogo continuerà. Ogni Chiesa deve affrontare la realtà, per cui non c'è un'alternativa realistica e responsabile al dialogo nel mondo di oggi. Di fronte alla sfida della secolarizzazione, i cristiani devono essere uniti e proporre una testimonianza comune della loro fede e dei valori cristiani".
A raffreddare gli entusiasmi arriva però un intervento del vescovo ortodosso di Vienna e dell'Austria e delegato permanente del Patriarcato di Mosca presso l'Unione europea, Hilarion Grigorij Alfejev, il quale, pur rilevando che "le buone costruttive relazioni tra i cattolici e gli ortodossi sono di vitale importanza per il futuro del cristianesimo", ha detto di non condividere l'ottimismo del cardinale Kasper. Una convinzione emersa soprattutto dopo l'incontro ecumenico di Ravenna dell'ottobre scorso che ha segnato nuove divergenze all'interno della stessa ortodossia. "È improbabile - ha detto il vescovo Hilarion - che le dichiarazioni di Ravenna circa il primato universale saranno accettate dalla coscienza ortodossa, e non solo in quelle Chiese che sono state rappresentate a Ravenna". Il vescovo ortodosso di Vienna rileva invece la necessità di un "partenariato strategico che esclude ogni forma di proselitismo". C'è bisogno, sottolinea infatti, "di un tipo di rapporto basato sulla comprensione del fatto che siamo alleati, non avversari, che hanno in comune il compito missionario e di affrontare sfide comuni, a cui si può rispondere insieme". Quanto all'esercizio del primato, Hilarion sostiene la necessità di "continuare il dialogo teologico, non per trasformare gli ortodossi in uniati, ma al fine di chiarire i punti di disaccordo ecclesiologici tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa".

(©L'Osservatore Romano - 23 febbraio 2008)

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