22 febbraio 2008

Il cardinale Bertone a Cuba: i commenti di Politi ed Accattoli


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MARCO POLITI

DAL NOSTRO INVIATO

L´AVANA - Santa Romana Chiesa è la prima a mettere piede nella Cuba del dopo-Fidel. Nel decennale della visita di Giovanni Paolo II il Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone arriva per incoraggiare i vescovi cubani ad essere protagonisti nella transizione. «Si manifestano tante aspettative per i cambiamenti necessari a trasformare e migliorare la vita della nazione. La Chiesa cattolica offre il suo contributo per cercare soluzioni efficaci. Siamo tutti coinvolti senza esclusioni ed emarginazioni»: così ha parlato l´episcopato di Cuba nel suo messaggio natalizio. E a questa linea il cardinale Bertone ha portato ieri la benedizione di Benedetto XVI.
«Seminate sentimenti di comprensione, misericordia e riconciliazione» per migliorare l´uomo e la società, suona il messaggio del Papa, trasmesso dal cardinale ai vescovi con l´auspicio che i cubani possano spalancarsi a Cristo. Lo stesso messaggio il porporato ha voluto portare ai fedeli nella messa celebrata di sera davanti alla cattedrale, mentre in Italia era già notte.
Alla leadership dell´Avana è rivolto un chiaro segnale di collaborazione. Quando Bertone (mercoledì sera) ha stretto la mano all´aeroporto dell´Avana al ministro degli Esteri Felipe Perez Roque, accompagnato dal cardinale Jaime Ortega, entrambi avevano in mente lo slogan «Cuba deve aprirsi al mondo e il mondo deve aprirsi a Cuba», che Wojtyla lanciò da qui, condannando l´embargo ossessivo di Washington.
«Sono molto contento di tornare a Cuba. È già la terza volta», ci ha confidato il porporato prima di incontrare il ministro degli Esteri cubano. Sottolineare la «terza volta» esprime la silenziosa tenacia che caratterizza la Chiesa. È la strategia del granello di senape. Moltiplicare piccole iniziative, riprendere a evangelizzare capillarmente dopo che per quattro decenni la fede era sparita dalla scena pubblica, mostrarsi "accanto" alla popolazione nei bisogni della crisi economica. Dopo il viaggio di Wojtyla nel 1998 la Chiesa cattolica, pur tra ostacoli, ha iniziato a respirare, contando su un mutamento di clima essenziale: «Non c´è più il timore di essere credenti e di chiedere i sacramenti», racconta monsignor Ferdinando de la Vega, presidente del tribunale ecclesiastico dell´Avana. Lo si coglie persino nella ripresa altalenante delle pubbliche processioni, che nel 2003 hanno raggiunto quota 146, tornando poi a calare. Moltissimi ricordano la messa di Wojtyla in piazza della Rivoluzione: «C´ero anche io - dice una signora che si occupa dell´export dei sigari - e si sentiva nell´aria un desiderio di avvicinarsi a Dio».
All´Avana, con aiuti statali, è in corso avanzato la costruzione del nuovo seminario maggiore. Ovunque si presentano al battesimo e alla cresima uomini e donne adulti: «Eravamo a una cerimonia - racconta una suora italiana - e aspettavamo i bimbi e poi ci siamo accorti che i cresimandi ben vestiti erano di età matura».
Tantissimi gli episodi. Il vescovo di Pinar del Rio ha affidato una parrocchia "deserta" ad una congregazione di Genova: le Figlie di Nostra Signora del Monte Calvario. Suor Maria Chiarina, la superiora generale, è venuta a Cuba, ha passato il colloquio-esame con la ministra per gli Affari di culto Caridad Diego e ora si è a lavoro: «Facciamo catechesi, ci occupiamo di pastorale, curiamo l´episcopio». Forze impiegate? Minime. «Tre consorelle dell´Argentina, del Salvador, del Brasile».
Negli ultimi anni congregazioni di frati e di suore sono arrivate a decine per rievangelizzare Cuba. Adesso sono più di ottanta. Le autorità hanno dato il placet soprattutto per la loro opera di assistenza ad anziani, malati e persone in difficoltà.

© Copyright Repubblica, 22 febbraio 2008


Diplomazia Visita ai vescovi dieci anni dopo lo storico viaggio di Wojtyla

Il cardinale Bertone a Cuba: chiediamo libertà per la Chiesa

Probabile incontro del segretario di Stato con Fidel Castro
Nel messaggio di Ratzinger ricordato l'impegno della Chiesa per gli uomini e le donne di qualsiasi condizione


CITTA' DEL VATICANO — La visita del cardinale Bertone a Cuba non poteva cadere in un momento più delicato per l'immediato destino dell'isola: tra le dimissioni di Fidel Castro annunciate martedì e l'elezione del successore prevista per domenica. Ieri il cardinale ha parlato ai vescovi e ha consegnato loro un messaggio del Papa. Né il messaggio né Bertone alludono alla successione a Fidel ma chiedono «la necessaria libertà» per la Chiesa e assicurano il suo impegno per la «riconciliazione» in Cuba. E' probabile una visita di Bertone allo stesso líder máximo, ancora non annunciata.
Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, è arrivato all'Avana l'altro ieri e così ieri mattina ha presentato ai 15 vescovi dell'isola la finalità della sua missione, nel decimo anniversario dello storico viaggio di papa Wojtyla: «La celebrazione dell'anniversario contribuisca a dare un nuovo impulso alle relazioni fra lo Stato e la Chiesa cattolica a Cuba, affinché, in uno spirito di rispetto e di intesa reciproca, la Chiesa possa portare pienamente a termine la sua missione, strettamente pastorale e al servizio dei fedeli, con la necessaria libertà».
La parola «libertà» Giovanni Paolo II l'aveva ripetuta decine di volte nei sei giorni della sua visita, precisando che la Chiesa abbisogna di «spazi, opere e mezzi» per la propria missione; ma fino a oggi i cattolici di Cuba ne hanno vista ben poca di libertà e scarsi sono stati gli «spazi» conquistati.
Ora Bertone spera di ottenere non singole concessioni — non è questo il momento per trattative di contenuto — ma l'avvio di una «normalizzazione » dei rapporti, la definizione di un metodo su come procedere. «Speriamo di instaurare un tavolo di lavoro comune che sia positivo e continuo» ha detto prima di partire in un'intervista al settimanale del Gr1 «Oggi2000 ».
Il messaggio del Papa ai vescovi è più cauto rispetto al discorso di Bertone. Come si addice a un papa, Benedetto resta sul piano alto dei principi e solo indirettamente allude al problema della libertà religiosa.
Nel passaggio più concreto del suo testo Ratzinger segnala che «l'annuncio del Vangelo di Cristo continua a trovare a Cuba cuori ben disposti ad accoglierlo», anche se «a volte, alcune comunità cristiane si sentono oppresse dalle difficoltà, dalla scarsità di risorse, dall'indifferenza o persino dalla diffidenza, che possono indurre allo sconforto ».
Più chiare sono le frasi con cui ricorda la «missione che la Chiesa di Cuba svolge a favore dei più bisognosi», con «opere concrete di servizio e di attenzione agli uomini e alle donne di qualsiasi condizione».
Ma forse gli uomini del regime possono apprezzare soprattutto l'intenzione di pace che ispira un brano del messaggio di papa Benedetto sulla Chiesa che «tende a fare il bene, a promuovere la dignità della persona e, seminando sentimenti di comprensione, misericordia e riconciliazione, contribuisce a migliorare l'uomo e la società». Nella fase di transizione che forse ora si avvia di nulla ci sarà bisogno a Cuba quanto di un vero spirito di «riconciliazione ».
Il cardinale Bertone visiterà tutti i luoghi dov'era stato papa Wojtyla e viaggerà su un aereo statale, con una delegazione di 25 persone. Per ieri sera era prevista — a ora italiana oltre la mezzanotte — una messa nella piazza della cattedrale dell'Avana. Oggi e domani il cardinale sarà a Santa Clara, domenica a Guantanamo. Per lunedì è previsto un incontro di lavoro con il ministro degli Esteri Felipe Perez Roque che l'altro ieri l'ha ricevuto all'aeroporto e che è uno dei possibili successori del líder máximo che questa settimana ha annunciato il passaggio di consegne.

© Copyright Corriere della sera, 22 febbraio 2008

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