1 febbraio 2008
E Bologna accoglie la «lezione mancata» del Papa
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E Bologna accoglie la «lezione mancata» del Papa
DA BOLOGNA
STEFANO ANDRINI
«L’invito alla ragione a non autoimprigionarsi dentro ai fenomeni verificabili e a fare un uso illimitato di se stessa (una costante del magistero di Benedetto XVI), è invito fatto ad ogni uomo di non rinunciare a cercare risposta a nessuna domanda sensata; a non accontentarsi del 'frammento' ed alla somma dei medesimi, ma a cercare la verità ultima ed il senso radicale dell’intero. È questo il 'desiderio estremo' dell’uomo, come lo chiama Cartesio».
Lo ha ricordato il cardinale Carlo Caffarra nel saluto inviato all’incontro, promosso dall’istituto «Veritatis Splendor» e dal Centro culturale Manfredini e dedicato alla lezione preparata dal Papa per «La Sapienza ». «Le difficoltà di questa ricerca – ha aggiunto l’arcivescovo – sono al contempo segno della grandezza e della miseria umana, come scrisse Hegel: 'Una calza rammendata è meglio di una calza lacerata: non così per l’autocoscienza'.
Anche se la ragione non trovasse il filo per rammendarla, la lacerazione che essa compie dentro al reticolato del finito lascerebbe pur sempre la possibilità all’Infinito di entrarvi».
Rivolgendosi agli studenti Caffarra ha concluso: «Non spegnete nessuna domanda che sorga dal vostro cuore. La ricerca e il possesso della verità sia la vostra gioia più pura».
«Nella vicenda triste de 'La Sapienza' – ha osservato il rettore dell’Università di Bologna Pier Ugo Calzolari – è emerso un certo provincialismo del pensiero contemporaneo».
Ma soprattutto è venuto alla luce il principio di esclusione. «Ovvero affermare l’impossibilità di discutere con chi si ritiene già in possesso della verità. Ma questo è un cortocircuito logico». È singolare, ha aggiunto «come sia sfuggito ad alcuni laici che questo principio, se attuato, legittimerebbe la censura preventiva, una sorta di inquisizione laica. Favorendo il ritorno di un armamentario illiberale che è la negazione del pensiero laico ».
In conseguenza di questa prospettiva, secondo Calzolari, «molti hanno perso la bussola dimenticando che uno dei cardini del pensiero laico è il principio di autonomia. Cuore dell’autonomia è infatti il confronto. Un uomo abbandonato su un’isola deserta non è autonomo».
Ancora più preoccupante è che sia stata un’università il teatro dove è andata in scena la negazione di questo principio. «Oggi – ha detto il rettore – un’università veramente autonoma dovrebbe invitare sia Galileo che Tolomeo ». Ma nel fatto accaduto alla Sapienza c’è un’altra strettoia: l’identificazione della scienza come unico modello di razionalità al quale tutti gli altri si devono adeguare: «In questo dualismo si è consumata la dolorosa frattura della cultura occidentale».
A Roma per monsignor Lino Goriup, vicario episcopale per la cultura, «da parte di uno sparuto gruppo si è detto no alla volontà di dialogo del Papa che si è presentato come voce di un popolo che ha una sapienza di vita da insegnare». Il matematico Giorgio Israel, docente proprio alla Sapienza, ha ricordato la confusione anche dal punto di vista linguistico sul termine laico: «Sfogliando il vocabolario scopro che laico è chi dichiara la propria libertà da ogni dogmatismo non solo religioso. Al contrario oggi da parte di qualcuno si sostiene che laico è un non religioso. Il laico è una persona che ragiona con libertà. Ci sono religiosi che sono laici ma anche laici che sono clericali, chiusi in un dogmatismo religioso. E che addirittura hanno un proprio clero». Una scuola laica, ha chiuso Israel, «è quella dove è esclusa ogni ingerenza politica ed ecclesiastica.
In questa prospettiva l’intervento di Benedetto XVI ha dato all’università una grande lezione di laicità».
© Copyright Avvenire, 1° febbraio 2008
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