3 aprile 2008

Magdi Cristiano Allam: "Il Papa mi ha fatto il regalo più bello che potessi ricevere, e ora qualcuno vuole che me ne vergogni"(Tempi)


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CONVERSIONE DI MAGDI CRISTIANO ALLAM: ARTICOLI, INTERVISTE E COMMENTI

Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

Magdi Cristiano Allam

«Il Papa mi ha fatto il regalo più bello che potessi ricevere, e ora qualcuno vuole che me ne vergogni. Ma se attaccano me è per attaccare lui. Mi spiace, la logica dei taglialingua non prevarrà»

di Fabio Cavallari

La notizia ha fatto letteralmente il giro del mondo. L’eco della conversione al cattolicesimo di Magdi Allam, avvenuta nella basilica di San Pietro al termine della veglia pasquale per mano di papa Benedetto XVI, è rimbalzata dalla Cnn alla Bbc, dal New York Times al Jerusalem Post. Le immagini del vicedirettore del Corriere della Sera con il capo chinato dinanzi al fonte battesimale hanno lasciato di stucco il pianeta e commosso il popolo dei fedeli. Subito si è scatenata una ridda di riflessioni, commenti, interpretazioni. E, inevitabilmente, sono arrivate anche feroci critiche. Il giornalista italiano di origine egiziana, ex allievo dei salesiani del Cairo e fino alla Pasqua di quest’anno musulmano non praticante, la notte fra il 22 e il 23 marzo era seduto in prima fila, al cospetto del Santo Padre, accanto ad altri sei catecumeni preparati dal vicariato di Roma a ricevere il Battesimo, la Prima Comunione e la Cresima. Gli abbiamo chiesto di ripercorrere per Tempi quelle intense ore.

«Sono stato tesissimo, dal primo istante sino alla fine della veglia. Ad un certo punto ho dovuto chiedere al cerimoniere di guidarmi nei movimenti. Avevo letteralmente perso il senso dell’orientamento. È stato il giorno più bello della mia vita. In quelle tre ore si è azzerato tutto. Due amici religiosi mi hanno scritto un messaggio di affetto e solidarietà dicendomi che non stavo vivendo solo la mia prima Pasqua, ma anche il mio primo Natale. Una nuova nascita. Non a caso, infatti, ho scelto il nome Cristiano. È quello che meglio rappresenta la mia scelta. Mi sono anche informato su chi fosse san Cristiano, e ho scoperto che era un vescovo vissuto attorno all’anno 1000 che si impegnò nell’evangelizzazione della Prussia ed ebbe la caratteristica di mantenere ancorati alla sua persona i valori ai quali credeva nonostante l’esito incerto della sua missione. Proprio questa coerenza mi ha convinto ulteriormente della bontà della mia decisione. Essere lì vicino al Santo Padre e ricevere da lui i sacramenti è stato un dono immenso, il più bello che potessi ricevere.

Io sono da sempre affascinato dalla figura di Benedetto XVI. Sono orgoglioso di essere stato uno tra i pochi giornalisti che scrivono sulla stampa nazionale italiana a difenderlo strenuamente e con forza dopo il suo discorso di Ratisbona del 12 settembre 2006.

E si badi bene, io non l’ho difeso solo in virtù del suo legittimo diritto di parola, bensì sostenendo pienamente i concetti da lui espressi in quell’occasione. Un discorso nel quale aveva, a mio avviso, correttamente rappresentato la realtà, valutandola sul piano scientifico e storico. È stato per me un evento bellissimo, una gioia immensa che mi accompagna ancora oggi. Mi rendo conto che, in assoluto, è l’evento storico della mia vita».

A farle da padrino l’onorevole Maurizio Lupi, deputato di Forza Italia ma soprattutto esponente di Comunione e liberazione, il movimento ecclesiale fondato da don Luigi Giussani.
Cosa rappresenta per lei Cl?

Io credo di dovere tantissimo a Comunione e liberazione perché è all’interno di quell’ambiente che ho trovato un solido riferimento sul piano dei valori, e un modello sul piano educativo. Ho tanti amici ciellini. Per cinque anni ho partecipato al Meeting di Rimini e ogni volta la mia vicinanza è diventata più tangibile e concreta. Condivido gli stessi valori e la loro concezione etica della vita. Sono affascinato dal criterio che offrono, dall’approccio in base al quale è l’esperienza educativa il fondamento della crescita della persona. Più in generale condivido la considerazione dell’esperienza dell’incontro come fondante della crescita interiore degli uomini. Comunione e liberazione è la mia casa dei valori.

Entrerà nella fraternità di Cl?

Proprio perché non credo che entrare a far parte di Cl sia un qualcosa che possa essere associato all’ingresso in un circolo culturale o in un’associazione, ritengo doveroso che ci sia un dialogo, un confronto, e una chiarezza sull’insieme di tutto ciò che significa aderire al movimento, per poter poi assumere in modo consapevole, responsabile e costruttivo una decisione in tal senso.

Quali sono stati gli incontri che le hanno permesso di percorrere la strada della conversione?

Sono molte le esperienze che ho incontrato, dai semplici religiosi come suor Maria Gloria Riva e don Gabriele Mangiarotti ad alti prelati come il cardinale Tarcisio Bertone e monsignor Luigi Negri. Su tutti però voglio ricordare monsignor Rino Fisichella. Una persona che mi ha moralmente convinto. A lui io mi sono aperto e confidato. Le sue posizioni sono molto vicine a quelle di Benedetto XVI. Lui mi ha preso per mano e portato sino alla conversione della notte di Pasqua. Gli sono grato, è un uomo di grande fede e immensa umanità.

Quanto ha influito in questa sua scelta la nascita, nove mesi fa, di suo figlio Davide e ancora prima l’incontro con sua moglie, Valentina Colombo?

Io direi che loro rappresentano per me delle certezze assolute sul piano del primato dei valori. Sono entrambi un riferimento umano che mi ha permesso di rimanere saldo e andare avanti senza tentennamenti. Valentina è una donna straordinaria per la sua umanità e per l’amore di cui è capace e al tempo stesso è una persona di grande spessore etico e intellettuale. La nascita di Davide è stato un dono divino che ci è stato concesso. È arrivato in tarda età per noi, lo auspicavamo ma non lo aspettavamo. Lui ha suggellato un’intesa che reggeva su basi solide e ha rappresentato la nostra risposta a tutti coloro che oggi sono titubanti nei confronti del futuro, che vivono in un contesto di relativismo etico. Davide è stato battezzato circa due mesi fa da monsignor Luigi Negri.

Accanto alle tante testimonianze di affetto e di stima che ha ricevuto, sono uscite sul suo conto anche critiche molto pesanti. Anche alcuni dei 138 intellettuali e leader religiosi musulmani firmatari della recente lettera aperta al Papa per promuovere la pace mondiale, ricevuti in Vaticano a febbraio, hanno criticato il modo in cui è stata celebrata la sua conversione. Aref Ali Nayed, direttore del Centro di studi strategici islamici di Amman, in Giordania, figura chiave del gruppo, ha dichiarato che la sua pubblica conversione è stata un atto «deliberato e provocatorio», ha chiesto addirittura alla Santa Sede di «prendere le distanze» dalle sue posizioni. Come risponde?

Dalle dichiarazioni rilasciate si conferma innanzitutto che questi signori sono tutt’altro che moderati. Disconoscono la legittimità di una libera scelta sul piano della fede e il diritto-dovere del Santo Padre di somministrare i sacramenti cristiani a chi liberamente e coscientemente ne fa richiesta. Le loro parole esprimono una totale e grave insensibilità, nonché una fragrante interferenza negli affari interni della Chiesa. Come si permettono di esigere dal Papa una dissociazione rispetto al mio pensiero? Queste sono intimidazioni di stampo mafioso, che non dovrebbero minimamente far parte di un dialogo tra persone che si considerano civili e che vorrebbero concordare insieme le basi della civiltà umana.

Lei però non ha ricevuto critiche solo dal mondo islamico. Claudio Magris proprio sul Corriere della Sera, ha contestato la sua scelta di conversione pubblica e le sue posizioni contro l’islam. Perché tanta ostilità?

Io ritengo che da un lato ci sia la percezione che la conversione debba essere un qualcosa da fare segretamente, magari vergognandosene. L’averlo fatto pubblicamente, a San Pietro, nella notte di Pasqua, con una cerimonia officiata addirittura dal Papa, è diventato un aggravante, come se stessimo in un contesto criminoso.

Mi si rimprovera quindi di aver fatto dell’esibizionismo, e accusano il Papa di essersi prestato a un gioco, come se io fossi il burattinaio e lui il burattino. Questo è irrispettoso nei confronti di Ratzinger. È come se si dichiarasse che il Santo Padre non ha testa per pensare, una solida fede alla quale ispirare il suo comportamento.

Dall’altra parte non si vuole rispettare la ragione profonda per la quale io mi sono convertito. Nel momento in cui affermo che l’islam è fisiologicamente violento, fornisco la ragione profonda per la quale mi sono convertito. Se io fossi stato convinto dell’esistenza di un islam moderato, non lo avrei fatto, non ci sarebbe stata ragione. Io mi sono battuto, più di qualsiasi altro in Italia, per affermare un islam moderato. Sono stato l’artefice, nel settembre 2004, della prima e unica visita, sino ad oggi, di una delegazione di musulmani al Quirinale, allora presieduto da Carlo Azeglio Ciampi. Avevo pubblicato sul Corriere della Sera un manifesto contro il terrorismo e per la vita, firmato e sottoscritto dai trenta interlocutori che avevo contattato. Quell’evento ha rappresentato il punto più alto di accreditamento di musulmani moderati in Italia. Io posso anche capire che qualcuno dissenta dalla mia valutazione, che non converga sul fatto che io consideri l’islam fisiologicamente violento, ma quanto non comprendo e non accetto è il tentativo di attribuire al mio giudizio, maturato sulla base di una esperienza reale, la stessa valenza di un crimine.

Due sottosegretari del ministro degli Esteri Massimo D’Alema, i socialisti Bobo Craxi e Ugo Intini, l’hanno accusata, in due distinti comunicati, di «avere dato un contributo alle guerre di religione».

Sono assurde queste dichiarazioni. Le medesime implicano l’impossibilità di esprimere un giudizio su un’altra religione. E tutto ciò perché, in fondo, si ritiene che a prescindere dai contenuti si debbano legittimare e considerare tutte le religioni allo stesso modo.

«Alla faccia tua – le ha scritto a brutto muso sulla Stampa la signora Afef Jnifen – il dialogo continuerà». Ed ecco il titolo di prima pagina: “Allam incita all’odio”. Mica male per una moderata.

Il mio unico rammarico è che un grande giornale nazionale ritenga normale dare tanto rilievo a cose di questo genere. Così sarei io l’aggressore, mentre chi mi ha messo nel mirino delle plurime fatwe e mi costringe a vivere una vita blindata è una povera vittima del mio “incitamento all’odio”!

Di nuovo, non mi sorprendo: come mai proprio i musulmani cosiddetti moderati si sono scagliati contro il mio battesimo e i miei giudizi sull’islam, mentre i radicali si sono astutamente tenuti alla larga da ogni critica stile Afef? Ma certo. Mi si manda a dire per tramite persone apparentemente laiche, secolarizzate, musulmane ma che hanno abbracciato lo stile di vita occidentale, che sull’islam devo comunque tacere. Che non mi è permesso criticare una religione che io conosco molto bene avendola abbracciata per quasi tutto l’arco della mia esistenza e che finalmente ho ritenuto di dover abbandonare perché l’esperienza mi ha reso oltremodo consapevole che essa è incompatibile con la verità della vita. Mi scusi la signora Afef, ma mi sarei convertito se avessi avuto un solo dubbio serio sul fatto che tra islam e valori che ritengo inviolabili (la vita, la libertà, la verità) non ci sia qualcosa di fisiologicamente incompatibile? Capisco però l’obiezione, che deriva proprio da quella mentalità indifferente alla verità, e che dice: “Tu queste cose le puoi pensare, ma non le puoi dire”. È la mentalità dei taglialingue. Mentalità che trovi nel povero indottrinato nel Waziristan o, come in questo caso, nell’altolocata signora musulmana che frequenta il jetset, direbbe un alunno di madrassa, della peccaminosa e corrotta società occidentale.

Se lei avesse preso i sacramenti in privato probabilmente le reazioni sarebbero state differenti. Non pensa che avrebbe potuto agire diversamente?

Io non avrei mai potuto accettare l’idea di convertirmi segretamente. Stiamo parlando di un mio diritto fondamentale e di una libertà interiore su cui non potevo accettare alcuna limitazione. Oggi riecheggia il fastidio per l’atto pubblico e solenne della mia conversione. Questo denota la vittoria della logica dei taglialingua. Il mondo occidentale ha incamerato, anche inconsapevolmente, il criterio in base al quale tutto ciò che dà fastidio e può suscitare reazioni negative, critiche o violenze da parte degli estremisti islamici, non debba essere fatto. Quanto non si sopporta è che io mi sia convertito con orgoglio e con la massima solennità. Ora si sta cercando di delegittimare la mia persona dicendo che non sono mai stato un vero musulmano e che sono da sempre una spia al servizio di Israele. Una volta che mi hanno screditato e additato come un traditore dell’islam, a quel punto possono centrare il loro vero bersaglio.

Sta dicendo che attaccano Magdi Cristiano Allam per colpire papa Benedetto XVI?

Sì, il vero obiettivo è il Papa. A tutti coloro che mi dicono che sono stato coraggioso, io rispondo che il vero atto di coraggio è stato quello di Ratzinger, il quale ha voluto far primeggiare le ragioni della fede su quelle diplomatiche e politiche. Il Santo Padre ha deciso in fede e in ragione, scegliendo di non seguire quell’orientamento, che era presente in seno alle diplomazie vaticane, che suggeriva di non compiere questo passo per le reazioni che si sarebbero verificate. In questa situazione, come per Ratisbona, Benedetto XVI ha dimostrato di essere un grande papa, che non accetta alcuna limitazione nel legittimo diritto e dovere della Chiesa di affermare la fede cattolica.

© Copyright Tempi, 3 aprile 2008

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando si entra nella religione del Amore, l'Amore di Dio ,l'amore per gli uomini, trà il battesimo, si diventa felice per sempre, fiero per semple, pieno di gratitudine e di pace, per sempre; bravo Magdi, tu sei grande, ed il Papa anche è grande; la vergogna è per quelli che non capiscono questo.
DVL

Anonimo ha detto...

ah, mi pareva strano che dagli ambienti vaticani non si fosse invitato Papa Benedetto alla "prudenza", non ne parliamo, poi, dopo "Ratisbona"! I fatti hanno dimostrato la grandezza di Papa Ratzinger che in nome di fede e ragione intende affermare con decisione il cattolicesimo nella sua dimensione pubblica, senza indietreggiare davanti ai lupi (scusate se mi sto ripetendo),secondo il conformismo alleato di "relativisti" e cattolici cc.dd."teodem".

Anonimo ha detto...

ah, mi pareva strano che dagli ambienti vaticani non si fosse invitato Papa Benedetto alla "prudenza", non ne parliamo, poi, dopo "Ratisbona"! I fatti hanno dimostrato la grandezza di Papa Ratzinger che in nome di fede e ragione intende affermare con decisione il cattolicesimo nella sua dimensione pubblica, senza indietreggiare davanti ai lupi (scusate se mi sto ripetendo),secondo il conformismo alleato di "relativisti" e cattolici cc.dd."teodem".