14 luglio 2007

Siamo alla svolta? Il Corriere della sera cita il libro del filosofo Glucksmann e definisce la lectio di Ratisbona "scandalosa e storica"


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Pubblichiamo questo interessantissimo brano tratto dall'antologia del filosofo francese, André Glucksmann, " Dio salvi la ragione", Cantagalli (pp. 200, € 17.50).
Segue il mio commento non sul brano, ma sulla lectio di Ratisbona e successive reazioni
.
Raffaella

FEDE E RAGIONE

ANTEPRIMA André Glucksmann si schiera al fianco del pontefice per un'alleanza tra fede e ragione

DALLA PARTE DI PAPA BENEDETTO

A Ratisbona ha smascherato il nichilismo

di ANDRE' GLUCKSMANN

Il discorso di Ratisbona, raccomandando l'«autocritica», non attribuisce affatto soltanto ai musulmani la facoltà di scivolare nel fanatismo di una fede che rifiuta l'ausilio della ragione. Il riferimento a Duns Scoto, per il passato, e ai nichilisti di oggi indica quanto il rischio di una trasgressione fondamentale non risparmi nessuno, credente o non credente. Di qui il richiamo a ricentrare il dialogo delle religioni e il confronto dei credenti con gli agnostici: non accontentarsi dei voti che per essere pii rischiano di rimanere vuoti.
Il discorso di Ratisbona, quindi, invitava a non limitarsi a pregare insieme, nascondendo quello che dilania e separa gli uomini di fede nonostante la loro buona volontà così imperturbabilmente manifestata. Ponendo l'accento sulla necessità di esaminare in modo franco gli argomenti che irritano e i bagni di sangue nei quali annegano le nostre professioni di fede, Benedetto XVI resta fedele all'esortazione di Giovanni Paolo II, «non abbiate paura!». (...)
Una fede che ignori o eviti la modesta ragione filosofica rischia di trovarsi in balia di una violenza cieca. L'alternativa ragione-violenza non oppone le religioni una contro l'altra ma pone ognuna contro se stessa. L'imperativo della conoscenza di sé non riguarda le scelte passate e superate, ma le decisioni urgenti e presenti.
Quello che oggi, affascinati dall'Islam e dall'islamismo, chiamiamo «risveglio» delle religioni o «ritorno» della fede manifesta l'esatto contrario. L'Islam subisce una sorta di kidnapping, di Opa; le sue convinzioni più sincere sono deviate e confiscate da un culto della morte terrificante. Nel XX secolo il cristianesimo europeo ha conosciuto un fenomeno simile. In due riprese. Nella prima, durante la Prima guerra mondiale, i belligeranti hanno combattuto pretendendo che Dio li sostenesse. Ricordate Berlino nel 1914: la dichiarazione di guerra viene annunciata alla porta di Brandeburgo, il popolo non intona «Deutschland uber Alles», ma un cantico di Lutero musicato da Johann Sebastian Bach. Reciprocamente, quando Benedetto XV, durante la Grande guerra, chiede il cessate il fuoco, si scontra contro la «sacra unione» dei fratelli nemici, i vescovi cattolici tedeschi, francesi e belgi lo bocciano. Seconda esperienza: silenzio e impotenza del cristianesimo di fronte alla barbarie nazista.
In passato due rinunce sono state la disgrazia dell'Europa: uccidere in nome di Dio e chiudere gli occhi. Un tale nichilismo omicida e suicida imperversa di nuovo nell'attualità planetaria. Oggi come ieri, dei giusti, degli eroi, dei santi, spesso dei semplici cittadini resistono. (...)
Il discorso di Ratisbona, lungi dal costituire un'improvvisazione ispirata dall'attualità, addirittura una provocazione, come è stato affermato, tocca il punto più profondo del testo biblico e delle meditazioni insondabili delle tre religioni del Libro.

Chi uccide in nome di Dio può essere sia chi crede in Dio sia chi non crede. Se crede, si istituisce luogotenente di un potere arbitrario e privo di ragione; egli confonde Dio e Tifone e si permette di tutto. Se non crede, uccide in sé la ragione e si erge a supremo Tifone che non si vieta nulla. In entrambi i casi, l'oblio della ragione in cielo e in terra sopprime ogni differenza tra collera dall'alto e collera dal basso, identifica orgogliosamente uomo e divinità, sopprime la possibilità di distinguere bene e male.

La letteratura del XIX secolo, per lo più russa, ha esplorato in anticipo il vicolo cieco di una eliminazione definitiva dei divieti verso cui si precipiteranno, a testa bassa, un gran numero di posseduti del XX e del XXI secolo. (...) Ogni confessione deplora naturalmente che le altre non condividano i suoi ideali e la sua visione di Bene supremo. Per lungo tempo la ragione europea ha approfittato della pluralità dei servizi divini e del relativismo che ne deriva, pronta a instaurarsi come legislatrice e a sostituirsi alla fede, legittimandosi come religione assoluta. Questo era l'obiettivo dell'idealismo tedesco del XIX secolo, dei suoi epigoni e continuatori. A partire dalla collaborazione di Platone con Dioniso, tiranno di Siracusa, fino alle peggiori compromissioni degli zeloti di Lenin, Stalin o Hitler, l'orgoglio trascendentale, che inghiotte in un solo boccone sia la ragione che la fede, ci fa precipitare di catastrofe in catastrofe. Nel XXI secolo, alla fine postmoderna dei grandi racconti ideologico- storici, il nichilismo prospera nelle piaghe della filosofia, proclamando non soltanto la relatività dei beni e dei valori, ma più radicalmente la relatività del male. Da qui l'arbitrio irriducibilmente culturalista e di parte della nostra definizione di inumano. Violentare, perché no? Purificare etnicamente, perché no? Il genocidio, perché no? Uccidere padre e madre, fratello e sorella, why not? Il suicidio della ragione socratica genera mostri.
«Uccidi il prossimo tuo come te stesso! »
. L'imperativo nichilista oltrepassa allegramente i confini geografici e geopolitici. Esso copre ormai l'intero ventaglio delle violenze possibili e fa proliferare il massacro degli innocenti. Dalla bomba umana individuale, santificata come «bomba atomica dei poveri», fino alle armi di distruzione di massa a disposizione di personaggi che si fanno notare per la loro grande irresponsabilità, le minacce si moltiplicano. Il XX secolo ancora distingueva la capacità tecnica di porre fine alla storia umana (Hiroshima) dalla capacità spirituale di incidere senza scrupoli nella carne (Auschwitz). Hitler non ha mai posseduto la bomba e gli americani, che l'hanno costruita per resistergli, da parte loro non hanno mai ammesso una ideologia di morte. Stalin stesso, fortemente scosso per il rischio di crollo scampato dal suo potere nel 1941, non si è mai azzardato a trasgredire i due tabù della dissuasione. Ecco perché la Guerra fredda è rimasta fredda.
Questi due divieti, che impongono ritegno e prudenza, tengono sempre meno a freno i furori di guerra. Il ricordo di Hiroshima si offusca, la memoria di Auschwitz viene contraddetta e banalizzata. La percezione del male è derisa. Da un lato vi sono gli Stati padrini, dotati dell'arma assoluta, che si considerano santuarizzati; dall'altro, le organizzazioni terroriste senza legge né scrupoli; fra i due, un nichilismo generalizzato tesse una tela patogena.
Ragione e fede devono far emergere insieme una sfida nuova: il nichilismo trasforma la forza di fare in capacità di disfare e la volontà di potere in volontà di nuocere.
La religione ha bisogno di una ragione autonoma che non saprebbe sostituirsi a essa. Esercitando una funzione rettrice in un campo interamente sottomesso alla sua giurisdizione, quello delle virtù teologali (fede, speranza, carità), la religione si avvicina maggiormente alla ragione nel campo più secolare delle virtù chiamate cardinali. (...) Il nichilismo si sforza di rendere il male non visibile né dicibile né pensabile.

Contro una simile devastazione mentale e mondiale, la lezione di Ratisbona richiama «la fede biblica» e «gli interrogativi della filosofia greca» a rinnovare senza concessioni una alleanza che mi auguro sia definitiva e vittoriosa.

© Copyright Corriere della sera, 14 luglio 2007


LA POLEMICA

Un laico difende il discorso «scandaloso»

Dario Fertilio

Laico, progressista, di origine ebraica: André Glucksmann (nella foto) è un alleato che non ti aspetti per il Papa. Eppure, nell'antologia, in uscita la prossima settimana, che include il famoso, quasi «scandaloso», discorso di Ratisbona, il saggio del filosofo francese sul rapporto tra fede e ragione (di cui pubblichiamo un ampio estratto) costituisce forse la punta più avanzata e militante.
È una chiara presa di posizione in favore di Ratzinger: piena apertura al dialogo tra tutte le culture; confronto ma anche distinzione tra i contenuti dottrinali delle varie religioni; denuncia inequivocabile della violenza giustificata da una qualsiasi fede; opposizione a ogni forma di relativismo postmoderno.
È a questo complesso di affermazioni che aderisce Glucksmann. Sullo sfondo si staglia lo storico discorso di Benedetto XVI (pronunciato il 12 settembre scorso, nell'anniversario della liberazione di Vienna dalle armate turche), che fece rumore per il passaggio in cui il Papa sembrava mettere direttamente in relazione la violenza della guerra santa con la predicazione di Maometto.
In realtà, era soltanto una citazione dell'imperatore bizantino Manuele II Paleologo, che nel 1391, dialogando con un intellettuale persiano, aveva espresso un pensiero chiaro: la conversione mediante la violenza è sbagliata, non agire secondo ragione è contraria alla natura di Dio.Tanto era bastato perché l'islamismo ideologico e radicale, in numerosi Paesi, gridasse allo scandalo e al sacrilegio, in qualche caso incitando alla violenza, fino all'uccisione di una suora in Somalia.

Il tutto, nel silenzio di molti ambienti occidentali e di gran parte del cosiddetto Islam moderato.

Contro tutto questo, oggi, si schiera Glucksmann. L'antologia che ospita il suo scritto, intitolata significativamente Dio salvi la ragione, è pubblicata dall'editore Cantagalli (pp. 200, € 17.50). Oltre alla lectio magistralis di Ratisbona e a due omelie pronunciate dal Papa durante il viaggio in Baviera, contiene saggi di vari altri studiosi: l'americano Joseph Wailer; il tedesco Robert Spaeman; il palestinese Sari Nusseibeh; l'egiziano Wael Farouq.

© Copyright Corriere della sera, 14 luglio 2007

Cari amici, siamo di fronte ad un fatto epocale. Finalmente qualcuno si arma di "coraggio" e decide di guardare al di la' del proprio naso per cogliere la portata (storica, appunto) della lectio magistralis, tenuta dal Papa a Ratisbona nel settembre 2006. Il brano di Glucksmann mi piace molto perche' evidenzia i punti focali del discorso del Papa: il rapporto fra fede e ragione, l'assoluta' negazione della violenza perpetrata in nome della fede e il "richiamo" di Benedetto XVI alla societa' occidentale (piu' che alll'Islam), sconvolta dal nichilismo e dal relativismo.
Da notare anche il commento de "Il Corriere della sera" che, forse per la prima volta (a parte gli editoriali di Magdi Allam), si spinge a parlare di discorso "scandaloso" (io userei l'aggettivo "coraggioso") e storico.
Non vorrei che fossimo finalmente arrivati al punto di svolta...era ora! C'e' voluto quasi un anno ma, alla fine, si e' compresa la portata "rivoluzionaria" della lectio
.
Raffaella

9 commenti:

mariateresa ha detto...

cara Raffaella, leggendo questo intervento di Glucksman ho raggiunto delle vere vette di libidine. Non solo perchè, come dici tu, qualcuno si fa avanti e parla onestamente e ad alto livello di Ratisbona, ma perchè finalmente posso constatare che c'è speranza per un dialogo e un confronto. Sì il senso di Ratisbona era proprio quello e possono essere archiviati nello sgabuzzino dei servizi igienici le valanghe di editoriali che abbiamo dovuto leggere.
Quanto all'articolo di Fertilio che non conosco, non ho potuto trattenre una risata: ci vuole una bella faccia di tolla a dire che a causa di una citazione si sono ribellati gli islamici estremisti con toni minacciosi e c'è stato silenzio da parte dell'occidente. Ci fosse stato solo silenzio, sarebbe andata fatta bene, ma il fatto è che l'occidente e soprattutto i suoi media , tra cui il puzzosissimo Corriere, hanno dato ragione agli islamici dando a loro massima enfasi e rilevanza. Questa è la verità.
Ancora non dimentico la paura che ho avuto per Benedetto in quei giorni. E vi ricordate il finto dirottamento aereo cioè il vero dirottamento con la finta motivazione che era un atto contro il Papa? Se ne sono dette, eh sì, di boiate in quei giorni.
Ma bando alle recriminazioni.
Non mi farei però eccessive illusioni sul Corriere, che cavalca il luogo comune come gli altri anche se con un profilo un po' meno sgangherato. Eppoi pubblicare un articolo di Glucksmann dà lustro al giornale....
Non si può leggere solo Melloni .

Anonimo ha detto...

Complimenti per queste osservazioni, carissima :-)
Purtroppo anche io ricordo perfettamente la paura provata in quei due mesi che separarono Ratisbona da Ankara e da Istambul, passando per la tragica morte di Suor Leonella e il dirottamento aereo.
Non credo che potro' dimenticare facilmente l'arroganza di certi articoli, cosi' come i nomi dei giornalisti che, a partire dal 13 settembre 2006, si sono cimentati in interpretazioni varie ed eventuali...
La mia speranza e' che i frutti di Ratisbona possano sbocciare e si instauri, finalmente, un dialogo sincero fra le religioni e le culture.
Ciao
Raffaella

Francesca ha detto...

Leggere queste prese di posizione chiare e decise mi riempie di gioia non solo perché finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dire apertamente e senza mezze parole, quasi lo stile di Benedetto, quello che era l'autentico senso di quella splendida lezione, tenuta dal più splendido dei professori, ma perché si è posta l'attenzione anche sulle omelie bavaresi di Papa Benedetto.Omelie legate a doppio filo con il discorso di Regensburg, è infatti lo stesso filo conduttore che le anima e che culmuina appunto nella lezione dell'Università, ma quasi nessuno all'epoca e ahimè ancora oggi, si sforza di riunire insieme tutto ciò che Benedetto disse nei giorni bavaresi.
Non voglio nemmeno lontanamente ripensare alla paura pura e autentica che regnava nel mio cuore in quei giorni... ma credetemi era mista a una rabbia indicibile perché era palese che nessuno voleva vedere al di là del proprio naso e sembrava quasi felice di tutto il male che, da ogni dove, pioveva addosso al Santo Padre, nessuno ha fatto lo sforzo di leggere di collegare e mettere insieme senza pregiudizi tutte le parole del Papa, eppure lo stile di Ratzinger è da sempre di una chiarezza inaudita, davvero disarmante quasi difficile da credere, ecco perchè mi sembrava realmente impossibile che tanta gente che si vantava di sapere tante cose, di essere esperta in materia, fosse poi caduta su una cosa così facile chiara e semplice come quello splendido discorso.
Meno male che qualcuno finalmente sta aprendo gli occhi e riesce a dire chiaramente quanto ragione e fede debbano sempre andare avanti insieme, Ratzinger è da tanto tempo che lo dice esattamente come è da tantissimo tempo che denuncia la famosa dittatura del relativismo, che auspica quanto prima l'unione nel combattere realmente, dal profondo e in maniera radicale i quattro mali che minano alla radice dell'umanità di oggi: il consumismo, l'edonismo, il laicismo e non ultimo il già citato relativismo.
Francesca

euge ha detto...

E' Già carissima francesca come si dice batti e ribatti alla fine qualcosa anche nelle zucche più dure riesce ad entrare...... Scherzi a parte sono felicissima che finalmente qualcuno stia aprendo gli occhi, capendo che quella Lectio Magistralis di Ratisbona non era un offesa all'Islam ma, una mano tesa verso il rispetto e la collaborazione reciproca ma, secondo lo stile di Benedetto che è basato sulla chiarezza, la verità il rinoscimento delle reciproche differenze; ma, solo un dialogo con questa base merita di essere così definito; altrimenti è solo un brutto compromesso .....un colosso con i piedi di argilla.
Eugenia

Anonimo ha detto...

Scusate, ma non avete paura che qualcuno le strumentalizzi le affermazioni di Benedetto XVI????
E se stanno provando a fare innervosire i musulmani per suscitare una reazione?????
E se quel Glucksman "laico, progressista di origine ebraica" stesse baciando la mano che non può tagliare?????
Forse immagina che la tagli qualche scimitarra, la mano del Santo Padre...
Io aspetterei di leggere ciò che ha scritto prima di sentirmelo tanto amico!!!!!

Anonimo ha detto...

Ciao Federico, hai ragione sul fatto che dobbiamo leggere il libro prima di giudicare, tuttavia considero gia' quasi "un miracolo" che il Corriere, forse per la prima volta, non parli di "scivolone", "incidente", "episodio sfortunato" riferendosi alla lectio di Ratisbona.
Ciao

euge ha detto...

Caro Federico forse hai ragione ci siamo fatte prendere dall'entusiasmo la cautela è sempre d'obbligo in certe circostanze......però come ha detto Raffaella, è difficile che dal Corriere impestato di articoli di Melloni, parta qualcosa di positivo forse una medaglia con due facce diverse???????? Vedremo ma, sperare è lecito.
Eugenia

Anonimo ha detto...

Condivido anch'io il vostro entusiasmo (mi sono dimenticato di scriverlo:->sorry...)
ma senza aver letto il libro vince la paura delle possibili strumentalizzazioni...

euge ha detto...

Come ti ho già detto nel mio post la tua paura Federico, non è per nulla infondata il rischio c'è eccome però come ti ho anche detto è lecito sperare in qualcosa di buono!!!!!!!!

Non trovi???????

Eugenia