20 agosto 2008

Lo sport preferito dalla "politically uncorrect" italiota è quello di prendere una frase del Papa e piegarla per i propri scopi o interessi momentanei


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Lo sport preferito dalla "politically uncorrect"

Lo sport preferito dalla "politically uncorrect" italiota è quello di prendere una frase del Papa e piegarla per i propri scopi o interessi momentanei. Bisogna ammettere che dalla salita al soglio pontificio di Benedetto XVI gli appassionati di tale barbaro passatempo sono aumentati in tutti gli schieramenti.
P
er fortuna ci sono Avvenire e l'Osservatore Romano, almeno loro riportano fedelmente le parole pronunciate e le distinguono altrettanto bene dai commenti dei propri autorevoli editorialisti. Il Papa domenica scorsa ha fatto alcuni passaggi dopo l'Angelus su temi importanti: il razzismo, la vita e la sicurezza. Sul razzismo ha detto: «Oggi si registrano in diversi Paesi nuove preoccupanti manifestazioni di razzismo.
La Chiesa, costituita da popoli di ogni razza e cultura, deve aiutare a superare la tentazione del razzismo, dell'intolleranza, dell'esclusione». Si rilegga: «diversi Paesi». Invece, il provincialismo che già aveva caratterizzato le polemiche di Repubblica e Corriere verso la Chiesa in materia di Dico, Cus e privilegi gay, fa scatenare il medesimo livore questa volta strumentalizzando le parole del Papa, per colpire il Governo in carica. Oddio, che Maroni ci abbia ripensato sulle impronte ai soli rom e abbia ascoltato altre forze politiche, sociali ed europee per allargare l'identificazione a tutti i residenti in Italia, è un fatto. Lo stesso Ministro degli Interni ha corretto le proprie idee, si dice anche a seguito di un colloquio riservato con il Card. Bagnasco. Fatto sta che episodi di razzismo ce ne sono in tutto il mondo. Il virus del razzismo e della intolleranza, della paura che si trasforma in abolizione del "diverso da noi" si è ricreato e sta mietendo vittime.
Perciò il richiamo del Papa è alla Chiesa, già lo aveva detto durante l'Omelia del Corpus Domini, la Chiesa fatta di uomini diversi che si stringono intorno a Cristo, ha il compito naturale di testimoniare come questa fraternità è possibile nella vita reale. Quindi aiutare la società civile a uscire da questa piaga che è un altro segno della mancanza di accoglienza della vita altrui. Lo stesso e medesimo legame esiste tra il rispetto della vita propria e degli altri e lo sgangherato modo con cui si viaggia per strada.
Anche in questo caso la Chiesa è interpellata, lo è stata fin dagli anni del boom degli autoveicoli in Italia, il "cristiano automobilista deve farsi un esame di coscienza", la comunità deve educare a considerare la guida come un ambito del rispetto della propria e altrui vita. La fede, pare ci voglia dimostrare il Papa nel suo Angelus di domenica scorsa, c'entra con tutto il nostro agire e la nostra vita, con ogni più piccola conseguenza di noi stessi. «Gli stranieri che hanno aderito al Signore per servirlo… li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera», questo diceva Isaia e questo brano ha commentato il Pontefice, se invece si vogliono prendere le polemiche su "Famiglia Cristiana" (il "Sorrisi e canzoni tv" delle famiglie cattoliche degli anni '70) o si vuol esaltare l'opera di "comunione cattoislamica" del Cardinale Tettamanzi o sparare contro il Governo, allora è tutta un'altra cosa. Lasciamo fuori il Pontefice però e le sue parole dalle disfide che nulla hanno a che fare con la vita cristiana, l'accoglienza e la responsabilità.

© Copyright Il Tempo, 20 agosto 2008 consultabile online anche qui.

1 commento:

Carla ha detto...

Buon giorno a voi. Sì, dobbiamo lasciare fuori Papa Benedetto da tutto questo. Come pure fare i debiti distinguo tra Santa sede, CEI e la linea del Settimanale Famiglia Cristiana. Ho letto quel famoso articolo, e ho avuto questa impressione: che gli accesi toni adoperati abbiano finito per amplificare il contenuto dell'articolo stesso, forse un suo "taglio" più soft non avrebbe scatenato tutto questo baccano. Tuttavia, il fatto che tale settimanale venga venduto presso le parrocchie potrebbe ragionevolmente generare in larga parte dei cattolici l'impressione che effettivamente esso esprima la linea ufficiale della S.Sede e/o della Chiesa Italiana. Perciò bene ha fatto Lombardi a fare una precisazione proprio in questo senso, allo stesso tempo riconoscendo implicitamente (ed ovviamente) la libertà ad un giornale di esprimere il proprio pensiero critico. Che ne pensate? Saluti Carla