9 agosto 2008

Fra l'indifferenza dei media: il Papa sulla via di Damasco. La Siria brucia la Palestina (Bevilacqua)


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Andrea Bevilacqua

Snobbato dai principali media internazionali, è invece parecchio rilevante l'invito che il Gran Muftì di Siria, Ahmad Badr El Din El Hassoun, ha rivolto nei giorni scorsi a Benedetto XVI a visitare il suo paese in occasione dell'anno paolino (dal giugno 2008 al giugno 2009, è stato indetto per celebrare il bimillenario della nascita di Paolo di Tarso).

È parecchio rilevante perché se Benedetto XVI rispondesse affermativamente, sarebbe la Siria (e non la Palestina o altri paesi) il primo paese arabo visitato dal Pontefice.

In un incontro a Damasco con un gruppo di giornalisti partecipanti a un tutorial organizzato dall'Opera Romana Pellegrinaggi con lo scopo di ripercorrere le orme di San Paolo e svoltosi su invito del ministero del Turismo siriano, la massima autorità musulmana sunnita della Siria ha rilanciato il dialogo cristiano-musulmano in vista della pace mondiale. «Quello che voglio far sapere al Santo Padre - ha detto - è che in questo periodo Damasco è la capitale della cultura araba e nello stesso tempo è la capitale dell'anno di san Paolo». È sulla via di Damasco, infatti, che san Paolo, fino ad allora feroce persecutore dei cristiani, ebbe la sua conversione. «Sarei tanto lieto se il Santo Padre volesse accettare il nostro invito a visitare la Siria in quest'anno», ha detto il Gran Muftì, che ha anche auspicato un incontro privato a Roma con il Pontefice in preparazione della visita.
A questo proposito, ha rivelato di voler riferire di persona al Papa quanto già detto il 15 gennaio scorso a Strasburgo, intervenendo davanti agli eurodeputati riuniti in seduta solenne. In quell'occasione il Gran Muftì aveva parlato della necessità di un fruttuoso dialogo interculturale in vista della coesistenza pacifica tra i popoli a partire dai fondamenti comuni delle diverse religioni, perché «la cultura dello spirito, sia essa cristiana o musulmana, conferisce all'umanità la sua dimensione morale». Successivamente, ha espresso la speranza che «il Vaticano possa avere un qualche ruolo nel piantare il fiore della pace nel Vicino Oriente». Il Gran Muftì si è quindi lasciato andare a una battuta per stemperare ulteriormente le violente critiche che hanno fatto seguito al discorso tenuto dal Papa all'Università di Ratisbona nel settembre del 2006. «Si litiga con la moglie ma l'amore si accresce - ha commentato -. In fondo fra religiosi, intellettuali, non c'è litigio ma dialogo e discussione. E io spero che il Santo Padre abbia un ruolo fondamentale nella pace del mondo».

Il Gran Muftì ha quindi ricordato l'accorato appello di Giovanni Paolo II a non costruire muri ma ponti di dialogo in riferimento al muro di divisione voluto da Israele. «Il Vaticano ha avuto un ruolo fondamentale nell'abbattimento del muro di Berlino - ha osservato - e spero che possa giocare un ruolo simile nel distruggere il muro che si sta costruendo nella terra della pace».
Benedetto XVI ha disposto dal canto suo di inviare un delegato speciale il 29 giugno in tutti i paesi che conservano le tracce della memoria paolina.

© Copyright Italia Oggi, 8 agosto 2008

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