12 ottobre 2008
All'Angelus, appello di Benedetto XVI per la fine delle violenze anticristiane in India e in Iraq e per la pace in Congo. Podcast (Radio Vaticana)
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All'Angelus, appello di Benedetto XVI per la fine delle violenze anticristiane in India e in Iraq e per la pace nel nord Kivu. Il Papa ha presieduto in Piazza San Pietro la Messa di canonizzazione di quattro nuovi Santi
Una donna di “eccezionale” statura spirituale che con il suo esempio può essere di conforto ai cristiani dell’India che vivono “un difficile momento”. Davanti alla folla strabocchevole di Piazza San Pietro, circa 40 mila persone, radunatasi per la Messa solenne di questa mattina, Benedetto XVI ha preso spunto dalla canonizzazione della prima Santa indiana per levare all’Angelus un appello di rinuncia alla violenza contro la Chiesa indiana e di ritorno alla pace: appello poi esteso poi all’Iraq e al conflitto nel nord Kivu.
E’ terminata così la lunga celebrazione che ha visto il Papa proclamare quattro nuovi Santi. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:
E’ all’Angelus che quanto espresso in precedenza tocca il suo culmine sulla labbra e nel cuore del Papa: pace per i cristiani perseguitati nel mondo, in India, in Iraq. Pace per le popolazioni africane del nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Gli esempi proposti dal Papa attraverso le figure dei quattro Santi canonizzati poco prima confluiscono, al termine della Messa, in un'unica richiesta di non violenza e di collaborazione a costruire la civiltà dell’amore. Una richiesta ispirata anzitutto alle virtù della prima Santa dell’India, Alfonsa dell’Immacolata Concezione:
“As the Christian faithful…
Come i fedeli cristiani in India, rendo grazie a Dio per la loro prima figlia presentata alla pubblica venerazione e desidero assicurare loro delle mie preghiere in questo difficile momento. Raccomandando alla cura provvidenziale di Dio Onnipotente coloro che lottano per la pace e la riconciliazione, esorto i fautori della violenza a rinunciare a questi atti e a unirsi a loro fratelli e sorelle per lavorare insieme alla costruzione di una civiltà dell'amore”.
In precedenza, era stato il brano evangelico di questa domenica - il banchetto imbandito da Dio ma disertato dagli uomini “attratti da altri interessi” - a offrire a Benedetto XVI la cornice nella quale inquadrare le esistenze dei quattro nuovi canonizzati, vissute a servizio della Chiesa dall’Asia all’America Latina. E davvero Piazza San Pietro si è trasformata per alcune ore in un piccolo planisfero, sotto l’insolito sole caldo e luminoso di questo tratto d’autunno, con decine di migliaia di fedeli, vescovi, sacerdoti e religiose provenienti da diocesi lontanissime fra loro, dall’India all’Ecuador. Punto d’incontro, l’altare sul quale il Papa ha canonizzato, oltre ad Alfonsa dell’Immacolata Concezione, il sacerdote napoletano, Gaetano Errico, la fondatrice Maria Bernarda Bütler - svizzera di nascita ma apostola in Ecuador e Colombia - e la laica ecuadoriana, Narcisa di Gesù Martillo y Moran. Le loro storie sono risuonate all’inizio della solenne concelebrazione per essere poi riprese all’omelia da Benedetto XVI. La parabola del banchetto nuziale contenuta nel Vangelo, ha osservato il Papa, “ci fa riflettere sulla risposta umana”. Dio invita tutti, ma tranne i diseredati del mondo, in molti disdegnano l’invito:
“Alla generosità di Dio deve però rispondere la libera adesione dell’uomo. E’ proprio questo il cammino generoso che hanno percorso anche coloro che oggi veneriamo come santi. Nel battesimo essi hanno ricevuto l’abito nuziale della grazia divina, lo hanno conservato puro o lo hanno purificato e reso splendido nel corso della vita mediante i Sacramenti. Ora prendono parte al banchetto nuziale del Cielo”.
Ognuno dei quattro nuovi Santi vi prese parte in epoche e in situazioni diverse. La prima Santa indiana, Alfonsa dell’immacolata Concezione, prima difendendo la propria scelta di consacrarsi a Dio e poi patendo in suo amore e fra le sue consorelle la malattia che le minò gravemente la salute. Un esempio di fede particolarmente significativo in un periodo difficile per la Chiesa indiana:
“This exceptional woman…
Questa donna eccezionale, che oggi è offerta al popolo indiano come prima Santa canonizzata, era convinta che la sua croce fosse il vero mezzo per raggiungere il banchetto celeste preparato per lei dal Padre. Accettando l'invito a nozze, e adornando se stessa con la veste della grazia di Dio attraverso la preghiera e la penitenza, ha conformato la sua vita a Cristo e ora gode nel ‘banchetto di grasse vivande e di vini eccellenti’ del regno celeste”.
In Maria Bernarda Bütler, “ricordata e amata soprattutto in Colombia”, dove fece approdare il suo Istituto delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice, spicca - ha notato Benedetto XVI - l’amore che nutrì verso l’Eucaristia e la Parola di Dio.
“Esta es la fuente y el pilar...
Questa è la fonte e il pilastro della spiritualità di questa nuova Santa, così come il suo slancio missionario che la portò a lasciare la sua patria natale, la Svizzera, per aprire altri orizzonti di evangelizzazione in Ecuador e in Colombia. Tra le gravi difficoltà che dovette affrontare, tra cui l'esilio, portò impressa nel suo cuore l’esclamazione del Salmo che abbiamo ascoltato oggi: ‘Anche se camminassi per una valle oscura, non temerei alcun male perché Tu sei con me’".
Sempre in Ecuador, 50 prima dell’arrivo di Maria Bernarda Bütler, una giovane laica, dotata di una fede bruciante, si era spenta a 39 anni dopo aver condotto una vita mirata, ha affermato il Papa, all’obiettivo della “perfezione cristiana”:
“En su amor apasionado a Jesús...
Nel suo appassionato amore per Gesù, che la spinse a intraprendere un intenso cammino di preghiera e di mortificazione, e a identificarsi una volta di più con il mistero della Croce, ci offre una testimonianza affascinante e un esempio nitido di una vita interamente dedicata a Dio e ai fratelli”.
Gaetano Errico, il sacerdote italiano vissuto nell’Ottocento nel quartiere napoletano di Secondigliano, fu un uomo di misericordia, perché insegnò alla gente che Dio perdona l’uomo che sbaglia. E lo insegnò attraverso quel ministero della Riconciliazione che, ha ribadito il Pontefice, “è sempre attuale”:
“Ad esso il sacerdote Gaetano Errico, fondatore della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, si è dedicato con diligenza, assiduità e pazienza, senza mai rifiutarsi né risparmiarsi. Egli si inscrive così tra le figure straordinarie di presbiteri che, instancabili, hanno fatto del confessionale il luogo per dispensare la misericordia di Dio, aiutando gli uomini a ritrovare se stessi, a lottare contro il peccato e a progredire nel cammino della vita spirituale”.
Poi gli appelli in sequenza all’Angelus. Dopo quello rivolto all’India e i saluti in cinque lingue ai presenti, Benedetto XVI ha parlato così ai fedeli napoletani che ora venerano da Santo Gaetano Errico:
“Mi piace sottolineare, in questo mese di ottobre, il loro attaccamento alla preghiera del Rosario, quale mezzo di quotidiana unione con Gesù, quale fonte di ispirazione e di conforto, quale strumento di intercessione per le necessità della Chiesa secondo le intenzioni del Papa. A questo proposito, vi invito a pregare per la riconciliazione e la pace in alcune situazioni che provocano allarme e grande sofferenza: penso alle popolazioni del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, e penso alle violenze contro i cristiani in Iraq e in India, che ricordo quotidianamente al Signore”.
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