5 luglio 2007

Messa tridentina: intervista a Padre Rinaldo Falsini


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Grazie a Francesco, che ci ha segnalato l'intervista, possiamo leggere le interessanti riflessioni di Padre Rinaldo Falsini.

La comunità partecipa e non assiste. Così il Concilio cambiò la Messa

di Riccardo Bigi

Dalla finestra della sua camera, nell’infermeria del convento francescano di Fiesole, Firenze appare lontana, sfumata nella foschia estiva. Ma l’attenzione di padre Rinaldo Falsini, uno dei più grandi liturgisti italiani, è concentrata all’interno della stanza, sui libri e le riviste accumulate sugli scaffali. In mezzo a queste carte, ci mostra quello che (si capisce dall’emozione con cui ne parla) considera un vero e proprio tesoro: i verbali della Commissione liturgica del Concilio Vaticano II che lui stesso, come membro della segreteria, ha redatto. «Qui dentro – dice – ci sono le radici della Riforma liturgica, ci sono le fondamenta teologiche su cui si regge tutta la struttura». Originario di Bibbiena, in Casentino, padre Falsini si è specializzato in liturgia a Parigi. All’apertura del Concilio il cardinale Ferdinando Antonelli, Segretario della Commissione liturgica, lo invitò a far parte della segreteria affidandogli, appunto, il compito di stendere i verbali. Dopo la promulgazione della Sacrosantum Concilium, la Costituzione conciliare sulla liturgia, padre Falsini fu chiamato anche a far parte del Consilium che, sulla base delle volontà espresse dal Concilio, doveva preparare il nuovo Messale, che poi fu pubblicato nel 1969 da Paolo VI. In seguito ha fatto parte dell’Ufficio liturgico della Cei, ha diretto la Rivista di pastorale liturgica, ha scritto numerosi articoli, saggi e manuali.

Cosa si ricorda del Concilio? Qual era lo spirito con cui fu portata avanti la riforma della liturgia?

«Nei padre conciliari c’era un grande entusiasmo, la sensazione di fare qualcosa di importante riavvicinando la liturgia ai fedeli, e i fedeli alla liturgia. Al di là degli aspetti formali, del modo in cui poi tutto questo si è concretizzato, l’intenzione di fondo era di riscoprire il valore teologico e pastorale della liturgia: la Chiesa, come assemblea dei fedeli, doveva tornare ad essere soggetto della celebrazione secondo l’idea che Chiesa ed eucaristia formano un binomio inscindibile. La celebrazione è l’espressione più autentica della fede, e in essa il fedele non “assiste” ma partecipa, agisce. Questa era l’idea di fondo, questa la novità più grande rispetto al passato: tutto il resto (l’uso della lingua italiana, l’altare come un’unica mensa intorno alla quale si riuniscono prete e fedeli…) deriva da quest’idea».

Come si concretizzò questa idea?

«La liturgia nata nel 1570, dopo il Concilio di Trento, era come un grande albero che ha dato molti frutti, ma che rischiava di seccarsi senza un profondo rinnovamento. Proprio a causa di questa urgenza di rinnovamento, la Riforma dovette essere rapida e radicale: e per questo trovò nella Curia romana notevoli resistenze. Ci fu, ad esempio, un pronunciamento piuttosto duro dei cardinali Bacci e Ottaviani».

Tra le cause delle resistenze c’era la scelta di vietare, con l’entrata in vigore del nuovo Messale, l’uso di quello precedente. Un divieto che provocò proteste e polemiche, fino allo scontro con la Fraternità sacerdotale fondata dall’arcivescovo francese Marcel Lefebvre…

«Lo stesso Paolo VI, per rispondere alle critiche e alle osservazioni, aggiunse all’edizione del Messale del 1970 un Proemio, in cui sottolineava l’ortodossia della riforma liturgica e la continuità rispetto alla tradizione della Chiesa. Il divieto quindi non nasceva dal considerare sbagliato, o da buttare, il vecchio Messale ma dal fatto che quel modo di celebrare non era adeguato alle finalità pastorali del Concilio. La scelta di Paolo VI non fu, come dicono alcuni, affrettata, fu sofferta e meditata: fu un gesto saggio, era la risposta da dare in quel momento al bisogno che c’era di abbeverare e nutrire la fede del popolo cristiano».

Tra coloro che hanno criticato questa scelta, c’è stato anche un certo cardinale Ratzinger…

«Prima ancora di diventare Papa, il cardinale Ratzinger si è espresso più volte sulla necessità di un nuovo movimento liturgico, che richiami in vita la vera eredità del Concilio: un richiamo bello e opportuno, su cui non posso che essere d’accordo. Ratzinger ha espresso in passato anche le sue perplessità sul fatto che il Messale del 1970 fosse stato presentato come “un nuovo edificio, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia”. Su questo devo rassicurare il Papa: nessuno, né Paolo VI né i membri del Consilium avevano questa intenzione, e se è stata data questa impressione non so da cosa dipenda. Era ben chiaro, allora, il fatto che il Messale di Pio V trovava completamento in quello di Paolo VI: non ci voleva essere nessuna frattura, nessuna discontinuità rispetto alla tradizione della Chiesa. C’era solo la necessità che la liturgia non si riducesse a vuoto devozionalismo».

E il fatto che oggi, quasi quarant’anni dopo, questo divieto (già parzialmente abolito da Giovanni Paolo II) venga tolto e si possa tornare, in particolari condizioni, a usare il cosiddetto Messale di Pio V, come deve essere letto?

«Bisognerà studiare con attenzione il “Motu proprio” del Papa, le condizioni che pone, le motivazioni che ne dà. Io personalmente, ad esempio, condivido l’ammirazione per la lingua latina, anzi mi dispiace che oggi molti preti la conoscano poco, e sono d’accordo che in certe occasioni sarebbe bello usarla. Capisco anche le esigenze del Papa, che come pastore deve tener conto delle esigenze universali della Chiesa e quindi anche di quei gruppi, quelle comunità che trovano nel Messale di Pio V il modo di esprimere la loro fede. Ma mi sembra importante – e non credo che questa sia la volontà del Papa – non contraddire lo spirito del Concilio, che trovava nella Riforma liturgica l’espressione più profonda della teologia conciliare».

Una delle accuse che vengono fatte alla Riforma Liturgica è che ad essa siano state date a volte interpretazioni troppo larghe, dando vite a liturgie poco uniformi. Cosa risponde?

«Che ci siano stati casi simili, è possibile: e in casi come questi è necessaria una correzione. Ma queste interpretazioni distorte non possono certo essere imputate al Messale di Paolo VI».

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9 commenti:

Cristiano ha detto...

Grazie Raffaella:-)col tuo amore per la documentazione ci hai fornito anche i rimandi alla "Sacrosanctum Concilium" e all'"Esame" dei card. Ottaviani e Bacci! A chi abbia già letto quest'ultimo, non posso che consigliare il più approfondito "Studio critico"
di Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira disponibile qui: http://www.unavox.it/doc85.htm.

mariateresa ha detto...

ecco, io non chiedevo altro, un modo di ragionare pacato e argomemtato su questa questione, grazie a questa possibilità che ci ha dato Francesco.
Ma è così difficile ragionare, oggi?
Perchè su ogni questione bisogna bastonarsi come se ci fosse la Rivoluzione francese?
Grazie per questa possibilità.
E grazie per questo dibattito, che se condotto in modo civile, non può che fare bene.
Ed è molto meglio del dibattito politico attuale, almeno per me.

Andrea Carradori ha detto...

Quello che ha detto il solito Falsini corrisponde alla solita inesattezza storica e dottrinale.
APPELLO URGENTE INDIVIDUALE

Quanto la stampa, allineata e schiava dei “soliti” gruppi di potere, abbia contribuito a stravolgere quasi completamente le proposizioni del Concilio Vaticano II è noto.
Questo appello è rivolto a ciascuno di Voi : intervenite su “Prima Pagina di Radio 3” , ( 800 050 333 ore 7,15-8,40) alle Radio locali, sui Giornali nazionali e su quelli locali.
Si stanno facendo avanti i soliti Falsini, i soliti Melloni e, tramite sedute spiritiche, persino Bugnini…
Tutti possono leggere, come avvenne negli anni '60, soltanto le voci allineate, soltanto le voci del solito mefisto e lugubre coro.
Questo momento è irrepetibile !!!
Facciamo udire la nostra voce di Cattolici e facciamo leggere la “verità tutta intera”.
Aspettiamoci attacchi inverecondi contro il Papa e contro la Tradizione della Chiesa : non restiamo immobili e, Santo Rosario alla mano, reagiamo con fermezza esaltando la fede dei nostri Padri.
La riuscita del MP sarà anche Tuo merito !
In Xsto Rege

Anonimo ha detto...

A mio modo di vedere, questa intervista, pubblicata da un settimanale, cui tra l'altro sono anche abbonato, che definire un covo d'infedeli è volergli bene, non chiarisce il novum della messa voluta da papa Paolo VI, E NON DAL CONCILIO ED E' BENE RICORDARLO, che consiste nello smontaggio pezzo per pezzo del vecchio rito, e del successivo riassemblaggio, in gran parte con i medesimi pezzi.
Mentre in precedenza si era proceduto con limature ed adeguamenti, ma mai in questo modo rivoluzionario. Il dramma del novus ordo è che per avere una buona celebrazione, è praticamente necessario che il celebrante sia un santo. Se fosse ancora in vita bisognerebbe rinchiudere mons. Bugnini, colui che ha fatto materialmente la frittata, e fargli rimettere a posto le cose.

euge ha detto...

A parte qualche osservazione che posso condividere, anche nelle dichiarazioni di Falsini c'è infilata la solita accusa avanzata dai soliti Melloni e c. la paura che il Papa tradisca lo spirito del concilio.....ora io mi domando come è possibile a parte Melloni, che Falsini possa pensare che Benedetto XVI che tra l'altro partecipava come teologo al CVII possa tradirlo......ritorniamo sempre al solito discorso ognuno rigira il significato del Concilio a suo piacimento ma, chi veramente sa cosa è successo nel Concilio Vaticano II è solo Benedetto XVI.
Eugenia

Anonimo ha detto...

È mai possibile che persone fornite di ragionevolezza non si rendano conto di quanto la realtà sia cambiata e quindi di come sia necessario "inventare" modi nuovi per parlare all'uomo del 2007 (dicendo il nucleo del vangelo non i miei personali archeologismi)?!
Oggi è complicato parlare del vangelo perché c'è chi si ostina a pensare che ci sia un solo e unico modo di vivere il vangelo quello di trecento anni fa!
Non è certo tornando indietro che si va avanti!
L'unico effetto è quello di far chiudere gli occhi e gli orecchi a chi invece ha voglia di vedere e sentire.

Anonimo ha detto...

Ah, perche' andando avanti di questo passo dove ci troviamo? La Chiesa Cattolica e' ancora viva e vitale perche' il suo messaggio permane, identico, nei secoli, essendo l'annuncio di Cristo.
Non piace la Messa tridentina? Non c'e' problema. Nessunon sara' mai obbligato ad assistervi.
Ciao

Cristiano ha detto...

Caro anonimo, il bello del cattolicesimo è proprio che non c'è niente di inventato... è tutto vero, autentico e stabilito da Cristo senza alcun intervento umano!
Inoltre la Chiesa ha sempre dato la possibilità agli uomini di tutti i tempi di "convertirsi"!
Ciò vuol dire anche ELEVARSI al livello di ciò che in un primo momento non si capisce...
Anche SPOGLIARSI della propria sensibilità "esteriore" (cultura, gusti, educazione...)
e RIVESTIRSI di forme di cui si ha la certezza che non passano, non mutano...
Rivestirsi di IMMORTALITA', ecco, oltre a conseguirla spiritualmente...

Anonimo ha detto...

Io penso che Flasini ormai non sa più quello che dice. Altro che esperto liturgista! Esperto Modernista!
Andrea Lambertenghi