9 agosto 2008

Il Papa al clero altoatesino: "La ragione senza la bellezza è dimezzata" (Radio Vaticana). Silenzio totale dei giornaloni sulle parole di Benedetto...


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Cari amici, prima di leggere il bel servizio di Sergio Centofanti per Radio Vaticana, vorrei fare con voi una considerazione.
Dispiace che, ad eccezione della stampa locale (onore al merito a "Alto Adige" e "Trentino" che hanno pubblicato l'intero testo della conversazione del Papa con i sacerdoti), nessun quotidiano nazionale sedicente laico abbia sentito il bisogno di spendere una sola parola sull'intervento di Benedetto XVI.
Che bisogno c'e' di inviare giornalisti al seguito del Pontefice per poi non impegnarli?
Parafrasando il nostro Mr. Hyde c'e' da domandarsi quale enfasi avrebbero avuto certe frasi se a pronunciarle non fosse stato Joseph Ratzinger ma, per esempio, un cardinale Martini o un arcivescovo Tettamanzi.
Un esempio? Leggiamo...


"Quando ero più giovane ero piuttosto severo.
Dicevo: i Sacramenti sono i Sacramenti della fede, e quindi dove la fede non c’è, dove non c’è prassi di fede, anche il Sacramento non può essere conferito. E poi ho sempre discusso quando ero arcivescovo di Monaco con i miei parroci: anche qui vi erano due fazioni, una severa e una larga. E anch’io nel corso dei tempi ho capito che dobbiamo seguire piuttosto l’esempio del Signore, che era molto aperto anche con le persone ai margini dell’Israele di quel tempo, era un Signore della misericordia, troppo aperto - secondo molte autorità ufficiali – con i peccatori, accogliendoli o lasciandosi accogliere da loro nelle loro cene, attraendoli a sé nella sua comunione
".

Chissa' che accoglienza avrebbe avuto una riflessione del genere se a pronunciarla non fosse stato Benedetto XVI ma, ahimè, e' frutto del sacco del Santo Padre e quindi passa inosservata.
Ovviamente non passera' molto tempo e, alla prima occasione, qualcuno contrapporra' al Papa uomini che, mediaticamente, sono considerati piu' misericordiosi ed "aperti".
Eh si'...il segreto e' tutto nell'avverbio "mediaticamente".
O sbaglio?

R.

La ragione senza la bellezza è dimezzata: così il Papa nel colloquio con il clero nel Duomo di Bressanone

Ieri la Sala Stampa vaticana ha pubblicato il testo integrale del lungo dialogo del Papa con il clero, svoltosi mercoledì scorso nella Cattedrale di Bressanone. Benedetto XVI ha risposto a sei domande. Di quattro risposte abbiamo già informato: oggi diamo conto delle ultime due. Ce ne parla Sergio Centofanti.

La ragione senza la bellezza sarebbe dimezzata: così il Papa risponde a un padre francescano che aveva sottolineato l’importanza dell’esperienza estetica nella fede:

“… daß für mich die Kunst und die Heiligen die größte Apologie unseres... .

Per me, l’arte ed i Santi sono la più grande apologia della nostra fede. Gli argomenti portati dalla ragione sono assolutamente importanti ed irrinunciabili, ma poi da qualche parte rimane sempre il dissenso. Invece, se guardiamo i Santi, questa grande scia luminosa con la quale Iddio ha attraversato la storia, vediamo che lì veramente c’è una forza del bene che resiste ai millenni, lì c’è veramente la luce dalla luce. E nello stesso modo, se contempliamo le bellezze create dalla fede, ecco, sono semplicemente, direi, la prova vivente della fede. Se guardo questa bella cattedrale: è un annuncio vivente! Essa stessa ci parla, e partendo dalla bellezza della cattedrale riusciamo ad annunciare visivamente Dio, Cristo e tutti i suoi misteri”.

Dove nasce la bellezza – ha aggiunto il Papa – nasce la verità:

"Wenn wir um die Vernünftigkeit des Glaubens streiten, in dieser Zeit, ...

Quando, in questa nostra epoca, discutiamo della ragionevolezza della fede, discutiamo proprio del fatto che la ragione non finisce dove finiscono le scoperte sperimentali, essa non finisce nel positivismo; la teoria dell’evoluzione vede la verità, ma ne vede soltanto metà: non vede che dietro c’è lo Spirito della creazione. Noi stiamo lottando per l’allargamento della ragione e quindi per una ragione che, appunto, sia aperta anche al bello … Questo, penso, è in qualche modo la prova della verità del cristianesimo: cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano. E quanto più noi stessi riusciamo a vivere nella bellezza della verità, tanto più la fede potrà tornare ad essere creativa anche nel nostro tempo”.

Un parroco gli fa una domanda sulla diminuzione dei preti e sulla possibilità di affidare ai laici alcune funzioni del sacerdote. Ecco la risposta del Papa:

“Ich würde zwei wesentliche Teile in meiner Antwort gerne sehen wollen: ...

Nella mia risposta vorrei considerare due aspetti fondamentali. Da un lato, l’insostituibilità del sacerdote, il significato e il modo del ministero sacerdotale oggi; dall’altro lato – e questo oggi risalta più di prima – la molteplicità dei carismi e il fatto che tutti insieme sono Chiesa, edificano la Chiesa e per questo dobbiamo impegnarci nel risvegliare i carismi, dobbiamo curare questo vivo insieme che poi sostiene anche il sacerdote. Egli sostiene gli altri, gli altri sostengono lui, e soltanto in questo insieme complesso e variegato la Chiesa può crescere oggi e verso il futuro”.

Il Papa parla delle difficoltà dei sacerdoti oggi, oberati dalle tante cose da fare. E indica una priorità:

“Eine grundlegende Priorität der priesterlichen Existenz ist, das Sein mit...

Una priorità fondamentale dell’esistenza sacerdotale è lo stare con il Signore e quindi l’avere tempo per la preghiera. San Carlo Borromeo diceva sempre: “Non potrai curare l’anima degli altri se lasci che la tua deperisca. Alla fine, non farai più niente nemmeno per gli altri. Devi avere tempo anche per il tuo essere con Dio”… E a partire da ciò ordinare poi le priorità: devo imparare a vedere cosa sia veramente essenziale, dove sia assolutamente richiesta la mia presenza di sacerdote e non posso delegare nessuno. E allo stesso tempo devo accettare umilmente quando molte cose che avrei da fare e dove sarebbe richiesta la mia presenza non posso realizzare perché riconosco i miei limiti. Io credo che una tale umiltà sarà compresa dalla gente”.

Benedetto XVI sottolinea di nuovo il valore del celibato, segno che il sacerdote appartiene totalmente a Dio e agli altri. E termina con una preghiera di fronte alle tante fatiche dell’essere prete:

“Bitten wir den Herrn, daß er uns immer wieder tröstet, wenn wir meinen, ...

Preghiamo il Signore che ci consoli sempre quando pensiamo di non farcela più; sosteniamoci gli uni gli altri, e allora il Signore ci aiuterà a trovare insieme le strade giuste”.

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