26 agosto 2008

Le vie laiche (e laiciste) per zittire la Chiesa: D'Agostino risponde per le rime a Melloni (Avvenire)


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LE VIE LAICHE PER ZITTIRE

QUELL’IMPEDIRE LE CONDIZIONI DEL VERO DIALOGO

FRANCESCO D’AGOSTINO

Secondo Alberto Melloni non si vede oggi in giro nessuno che voglia chiudere la Chiesa nelle sagrestie o nel privato: non solo, quindi, a­vrebbe sbagliato il cardinale Bagnasco ad insi­stere su questo tasto, aprendo a Rimini i lavori del meeting di Comunione e Liberazione, ma a­vrebbe in tal modo dato un’ulteriore prova del­l’indebita persistenza di quelle paure «antimo­derne » che caratterizzerebbero la Chiesa da due secoli a questa parte.

Ha ragione Melloni? No. È evidente infatti che la denuncia del presidente della Cei non inten­deva avere per oggetto la situazione istituzio­nale del nostro Paese; ad onta di tutti coloro che continuano con monotonia a insistere sul ri­schio dell’affermarsi di nuove «derive autorita­rie », le libertà pubbliche e private sono in Italia più che adeguatamente garantite.

Si tratta in­vece di percepire lo specifico delle dinamiche culturali tipiche di questi ultimi anni.

È su que­sto piano che il tentativo di 'chiudere la Chiesa nelle sagrestie o nel privato' è ramificato, sub­dolo e incessante.

Mi spiace che Melloni non riesca a vederlo: cercherò, con un esempio so­lo, ma molto vistoso, di aprirgli gli occhi.

Consideriamo le più rilevanti questioni bioeti­che che lacerano da molti e molti anni l’opi­nione pubblica mondiale: l’aborto, la procrea­zione assistita, l’eutanasia, la sperimentazione sugli embrioni (potremmo andare avanti a lun­go con l’esemplificazione, aggiungendo ad e­sempio i temi della famiglia e della scuola). Si tratta di tematiche che non hanno carattere con­fessionale, che non concernono la comunità cristiana in senso stretto, ma il bene umano in generale, anzi il destino stesso dell’umanità nel nuovo millennio. La Chiesa non esita a prende­re posizione al riguardo, non per difendere i suoi dogmi o gli interessi materiali delle sue comu­nità, ma perché è 'esperta in umanità' e sa che è suo dovere proteggere la dignità umana (o­vunque sia minacciata) usando gli strumenti che sono tipicamente i suoi: quelli della ragio­ne morale universale o, come potremmo dire usando un linguaggio solo lievemente più tec­nico, della 'legge morale naturale' (che vinco­la tutti, cristiani e non cristiani, credenti e non credenti).

A fronte di questo impegno, che può essere ri­tenuto più o meno convincente, ma che è ed è sempre stato generoso, leale e soprattutto non dogmatico, ma argomentativo, assistiamo a un costante, sistematico e ottuso rifiuto da parte della cultura laicista oggi dominante di aprire con i cristiani un dialogo autentico.

I laicisti han­no messo a punto uno strumento teoretica­mente rudimentale, ma obiettivamente effica­ce: bollano come 'cattolici' (senza analizzarne le argomentazioni) tutti coloro che non condi­vidono le loro pretese libertarie e li esortano a difendere i loro valori esclusivamente all’inter­no delle loro comunità confessionali (li esorta­no cioè a rinchiudersi 'nelle sagrestie o nel pri­vato'!). In altre parole: proprio perché nulla im­pedirebbe ai cattolici di vivere privatamente la loro fede e quindi di non abortire, di non ri­chiedere l’eutanasia, di non ricorrere alla fe­condazione artificiale, essi non sarebbero abi­litati a chiedere un riconoscimento pubblico per tali comportamenti.

In questo modo, ogni tentativo da parte dei cat­tolici di individuare nel no all’aborto, all’euta­nasia o alla procreazione assistita un bene u­mano oggettivo viene interpretato come una pretesa arbitraria e intollerante.

È evidente che non tutti i laici condividono gli slogan radicali del tipo 'no taliban, no vatican' o le pressioni per impedire al Papa di accettare un invito a parlare alla 'Sapienza', ma credo purtroppo che tranne alcune luminose eccezioni questo para­digma sia molto diffuso e sia ben giustificata la fermezza con cui il cardinale Bagnasco ne ha stigmatizzato gli esiti.

© Copyright Avvenire, 26 agosto 2008

Amen Amen ed Amen!
A proposito: che cosa pensa Melloni della cacciata del Papa dalla Sapienza? Non risulta che, da professore quale e', si sia mai espresso...
Beh, poco male.
Complimenti a D'Agostino che ha colto nel segno.
Mi consola il fatto che tutti i tentativi laicisti (e "talebani") di zittire il Papa ed alla Chiesa si siano, finora, rivelati giganteschi boomerang.
Vedi il vergognoso "caso Sapienza" di cui l'Italia porta ancora la macchia
.
R.

2 commenti:

Scenron ha detto...

Cara Raffaella, il 'caso Sapienza' non è una macchia, è un marchio indelebile della nostra nazione...

euge ha detto...

Hai ragione Raffaella. Sappiamo ormai che da Melloni non possiamo aspettarci che analisi che seguono una deriva ideologica per tutto ciò che riguarda la chiesa. Del resto, ormai l'aggettivo " cristiano" o " cattolico" è sinonimo di qualcosa di odioso che intralcia con i suoi divieti la libertà ( ma, mi domando quale ) del singolo individuo. L'analisi fatta da D'Agostino non fa una piega .............. Il Papa, il cristiano, il cattolico fanno comodo solo quando si possono manipèolare discorsi che facilmente tornano utili a certe manovre politiche e di questo ne abbiamo esempi eclatanti; ma, quando si tratta di confronti seri come doveva essere l'intervento del Papa alla Sapienza, allora esce fuori la vera natura di certi signori dall'ideologia intollerante che fuggono un confronto serio in nome di una laicità falsa che copre l'incapacità di sostenerlo. Non importa sapere l'idea di Melloni sul fatto vergognoso della Sapienza...... si può comunque immaginare!