6 agosto 2008
Oies: Il Papa torna a pregare per la Cina
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Il Papa torna a pregare per la Cina
BOLZANO
Dalle montagne dell'Alto Adige, Papa Benedetto XVI lancia il suo messaggio più forte alla Cina.
«Occorre - ha esortato - che questo grande continente si apra al Vangelo». «La fede - ha ammonito - non è un'alienazione per nessuna cultura e nessun popolo». Anzi, in Cristo, «le civiltà giungono alla loro maturità».
Non è un luogo qualunque quello scelto da Ratzinger per rivolgere il suo nuovo appello alle autorità di Pechino, proprio alla vigilia di Olimpiadi che si preannunciano importanti e delicate, non solo e non tanto per il loro aspetto sportivo.
Ad Oies, una manciata di case abbarbicate sulle montagne della Val Badia, nacque, nell'Ottocento, Giuseppe Freinademetz, un giovane prete verbita (ordine religioso tedesco), che nel 1879 lasciò per sempre la sua famiglia e la sua terra per approdare ad Hong Kong e vivere «da cinese tra i cinesi». Fu un missionario controcorrente, in un'epoca in cui l'evangelizzazione si coniugava spesso con il colonialismo. Prima di morire di tifo, nel 1908, scrisse ai suoi amici: «Anche in paradiso voglio rimanere cinese». Proprio Oies, culla di san Giuseppe Freinademetz, è stata scelta da Benedetto XVI per la sua prima visita ufficiale. Il momento centrale nella chiesa dedicata alla memoria del sacerdote.
«Ringraziamo il Signore - ha detto il Papa, nella chiesa stipata all'inverosimile - che ci ha dato questo grande santo. San Giuseppe Freinademetz ci mostra la strada della vita ed è anche un segno per il futuro della Chiesa. È un santo di grandissima attualità».
«Sappiamo - ha proseguito - che la Cina diventa sempre più importante nella vita politica, economica ed anche nella vita delle idee». «È importante - ha scandito il Pontefice esplicitando un pensiero che ha poi ripreso nella dedica che ha scritto nel registro dei visitatori - che questo grande continente si apra al Vangelo. La fede non è un'alienazione per nessuna cultura e nessun popolo, perché tutte le culture aspettano Cristo. Nel Signore raggiungono la loro maturità».
Rivolgendo lo sguardo verso l'immagine del missionario, il Papa ha ricordato come «San Giuseppe voleva non solo vivere e morire come un cinese, ma anche nel cielo rimanere un cinese». «Così - ha concluso - si era veramente identificato con questo popolo e con la certezza che questo popolo si aprirà alla fede in Gesù Cristo».
© Copyright Eco di Bergamo, 6 agosto 2008
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